
Anche se discutibile, la risposta è Sì!
Il primo vino arrivato in tavola è stato uno champagne di un piccolo produttore, Bernard Brémont, di Ambonnay, comune situato nel dipartimento della Marna in provincia di Reims; un grand cru di rara eleganza, agrumato e persistente, dal colore oro pallido; ha sorpreso per la lunga persistenza e per la lenta ma ineluttabile evoluzione che ha subito nel bicchiere: dopo circa un'ora, quel fondo rimasto sprigionava frutta matura e lieviti delicati, scorza di cedro e note fresche balsamiche.
Poi è stata la volta di un vino italiano dei Colli Orientali del Friuli: Sacrisassi 1997 dell'Azienda Le Due Terre; ottenuto dall'uvaggio di refosco e schiopettino, ha convinto, ed

Provocati da una cena inferiore alle aspettative, ci siamo voluti, per così dire, rifare con l'ultimo vino, che era un po' di tempo che non assaggiavamo: Vin de Paille Hermitage Aoc, prodotto da Gambert De Loche, annata 1996, da uve marsanne e roussanne della Coteaux de l'Hermitage, nella regione del Rodano.
I "vini della paglia", i corrispondenti vini passiti nostrani, sono tendenzialmente sottili ed eleganti e questo non ha fatto eccezioni; discreto nei profumi al primo approccio, si è aperto successivamente, manifestando tutta la sua ricchezza e raffinatezza.
Non stucchevole, pieno di ricordi balsamici e di frutta candita, fresco, quasi mentolato; un sottile sentore di fumo incrementava il numero delle sensazioni piacevoli; la leggera nota amaricante in chiusura foderava la bocca e faceva rimpiangere di aver terminato la bottiglia.
A conclusione della serata, che dire, se non che se è difficile trovare una cucina di alta qualità, ci si può sempre consolare con i vini!
La collina dell'Hermitage vista dalla sponda opposta del Rodano.

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