Gli argomenti trattati sono stati vari, a testimonianza che i grandi vini necessitano della profonda cultura unita ad altrettanta umanità.
Degno erede e continuatore del grande Teobaldo, Augusto ci ha fatto da guida nel suo, e grazie al cielo anche nostro per poco , mondo di botti che stanno facendo maturare grandi vini.
Entri e t'immergi in un'atmosfera profumata, un misto di legno finissimo, lieviti, fiori secchi, fieno cotto dal sole; ci si muove tra le botti come in balletto leggero, soffermandosi ed accarezzandole, con rispetto ed amore; ci si illude che parlino e ci raccontino quello che stanno facendo, per renderci partecipi del miracolo che si sta compiendo.
Dalla botte sono stati sottratti:
Nebbiolo 2006
Barolo Rupestris 2005, 2006, 2007
Barolo Otin Fiorin, Piè franco-Michet 2005, 2006, 2007
Tutti presentano colore rosso rubino entusiasmante e vivo, brillante; i profumi vinosi hanno già note di morbidezza, talvolta di confettura di frutta unite ai sottili accennati sentori di viola; i tannini, ovviamente ancora giovani, sono sorprendentemente eleganti e non agressivi, promettono evoluzioni degne di nota; stupisce, e convince, la freschezza, dovuta ad un'acidità equilibrata e vinosa; la botte grande è deliziosamente percepibile, contribuisce a trasmettere idee di velluto setoso e di soavità.
Poter percepire l'appena accennata austerità e riconoscere l'inizio di una lunga ineluttabile evoluzione è stata un'esperienza unica e molto istruttiva, che ci ha fatto comprendere ancora meglio la filosofia di Cappellano.
Poi, Augusto ci ha aperto una bottiglia di Barbera 1999 imbottigliata ai primi di settembre 2009; si chiamerà, quando messa in commercio, Taffetà: che dire, se non maledire tutti quei vignaioli che bistrattano per ignoranza e bieco tornaconto un'uva dalle enormi potenzialità?
L'unghia aranciata s'infittisce nel rubino profondo, che testimonia quanta vita il vino abbia ancora davanti a sé; i profumi terziari sono netti, uniti a note giovanili di vinosità e di frutta matura; le spezie s'offrono in una gamma ampia e variegata; in bocca questo vino sorprende ancor di più: è beverino, quasi morbido, fresco, con i tannini in perfetto equilibrio con le componenti acide e quelle fruttate; di corpo medio, è un ottimo esempio di affinamento e non d'invecchiamento; nel finale, in bocca rimane l'acidità varietale dell'uva d'origine. Voto: 92/100
Non pote

L'inventore del barolo chinato non si smentisce, sia per la scelta accurata del vino sia per la sapiente mistura delle erbe officinali, lavorate rigidamente a mano, secondo una ricetta, ovviamente, segreta, della quale è depositario Augusto; le note di barolo evoluto e profondo mettono in risalto l'agrumato e la morbidezza, ricordano i migliori vini di Xerez, a nostro parere superandoli. Voto: 99/100
L'incontro s'è concluso con una goccia di tristezza in fondo all'animo, perché Teobaldo ci ha lasciati e perché gioielli di questo genere non si possono avere tutti i giorni; ma la melanconia ha lasciato il posto alla profonda riconoscenza ed alla convinzione, rafforzata, che il futuro del vino è rappresentato dall'antico rispetto per la natura e le sue leggi.
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