giovedì 22 maggio 2008

VINO E WWF

Alcune immagini dell'Azienda


Con piacere ricordo che un piccolo ma grande produttore, il Forteto della Luja, parteciperà domenica 25 maggio alla tradizionale “Giornata delle Oasi”, organizzata dal WWF.


L'Azienda di Loazzolo, della quale avevo già scritto qui, riesce ad ottenere e valorizzare una viticoltura di qualità nel rispetto delle tradizioni rurali, del patrimonio culturale e naturalistico del vecchio Piemonte.
I tradizionali vigneti scoscesi di Loazzolo e della Langa Astigiana, circondati dai tipici muretti in pietra a secco e da boschi maestosi, in un paesaggio rurale unico ricco di biodiversità, costituiscono un bene prezioso e un’attrattiva turistica importante, che deve essere custodita per noi e per le prossime generazioni.

Il programma della giornata prevede dalle ore 10,00 alle ore 18,00 :
· Inaugurazione del Sentiero didattico con le “ bacheche della natura” tra i boschi e i prati che circondano l’Oasi .
· Visite guidate ai vigneti in conversione biologica, del rinomato Loazzolo d.o.c. moscato passito, al frutteto con antiche varietà di meli e peri, al giardino delle farfalle e alla cantina storica del Forteto della Luja .
· Visite guidate al Bosco della Luja già oggetto di richiesta alla Regione Piemonte per l’istituzione di una Riserva Naturale.
· Intrattenimento per i bambini con giochi didattici e spiegazioni sull’importanza della “piccola biodiversità”: fiori, insetti ecc. a cura degli operatori del Centro di Educazione Ambientale WWF “Villa Paolina”.
· Mostra di funghi a cura del Gruppo Micologico “G.Camisola” di Asti.
· Mostra fotografica di razze zootecniche a rischio di estinzione curata da Riccardo Fortina della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.
· Mostra fotografica d’insetti curiosi e bellissimi della Langa Astigiana e delle orchidee spontanee dei boschi di Loazzolo, curata da Elio Cazzuli.
· Dimostrazione pratica e lezione di disegno naturalistico sul campo, curata dalla pittrice Cristina Girard.
· Mostra di acquerelli naturalistici curata dall’artista Claudio Giordano.
· Esposizione dei nidi di Valentino Ferrero e di oggetti in avorio vegetale dalla Riserva di Otonga (Equador) per la raccolta fondi destinata ad ampliarne la superficie.
· Dimostrazione funzionamento e informazioni per l’installazione di pannelli fotovoltaici .

Dalle ore 14,00 alle ore 18,00 :
· 2 ° Edizione della disfida delle torte: una fetta di torta ed un bicchiere di moscato per raccogliere fondi a favore della conservazione della biodiversità.
· Mercatino di prodotti naturali e biologici, presso l’Oasi .
· Degustazione dei vini della Cantina Forteto della Luja .

Info: 0141831596 info@fortetodellaluja.it - Silvia e Giovanni Scaglione


I boschi dell'oasi

mercoledì 21 maggio 2008

" IL " SAUVIGNON

Il 19 maggio presso la Sede di Milano dell'ONAV, nell'ambito di una rassegna dei vini del Collio Sloveno, ho fatto un incontro entusiasmante: ho assaggiato un Sauvignon che mi ha sbalordito e fatto tornare indietro con la memoria, quando tanto tempo fa scoprii quest'uva e ne rimasi affascinato.


Una varietà aromatica che traccia un solco tra coloro che l'amano e quelli che non la sopportano; i primi diventano automaticamente soci di un club diffuso in tutto il mondo che, quasi come cospiratori, si scambiano sottobanco indirizzi e nomi di etichette, arrivando a regalare sguardi di commiserazione a chi non l'apprezza! Lo confesso: sono uno di questi, però sono tollerante verso chi non la pensa come me!

La bottiglia che mi colpito è Sauvignon Blanc 2006 di Kocijančič Zanut, produttore a Dobrovo v Brdih, in Slovenia. Borut Kocijančič è un tipo simpatico, che ti spiega come fa a produrre i suoi gioielli e che confessa "il mio ufficio è il trattore": questa frase felice ti fa capire tutto!



Apprezzi il colore giallo paglierino-oro con riflessi verdolini e porti il bicchiere al naso: già da parecchi centimetri percepisci la fragranza dirompente del vino; ne sei affascinato e ti soffermi per assaporare tutto quello che in rapida sequenza fuoriesce.

Il fiore di sambuco accompagnato dalle foglie del bosso t'aggredisce e rende immediatamente riconoscibile l'uva d'origine; poi percepisci una quantità impressionante di spezie, che comprendono pepe nero e rosso, noce moscata, peperoncino essicato, curry; le note balsamiche sono avvolgenti e ben identificate: basilico, rosmarino, foglie di pomodoro e di peperone, salvia; poi è la volta dei frutti, tra i quali spiccano l'albicocca, l'ananas, la pesca.

Tutte queste sensazioni si ripropongono in bocca, alle quali si aggiungono la nota dolce del miele ed una sottile vena amarognola, che, unita alla deliziosa acidità agrumata, aumenta, se non corona, l'aspetto elegante del tutto, nonostante l'impressionante potenza.

I fuochi d'artificio che ti sono esplosi in bocca si spengono lentamente, grazie ad una lunga e gradevolissima persistenza; alla fine, t'accorgi delle lievi note tanniche, che hanno lasciato il cavo orale netto e setoso.

Terminata la degustazione, rimani rapito ed estasiato, totalmente coinvolto da un vino che da tempo, troppo, aspettavi.

Valutazione: 92/100

Alcune note tecniche:

  • uva Sauvignon Blanc 100%, vendemmia settembrina di grappoli ben maturi,
  • macerazione a freddo per 24 ore, pressatura e fermentazione in acciaio inox per 30-35 giorni a 18°C,
  • maturazione per 11 mesi in inox e successivo imbottigliamento,
  • 13,5 % alcol.

La cantina propone altri vini, tra i quali ho apprezzato:

  • Rebula 2006, da uve Ribolla, setoso, verde, fresco e secco, non molto profumato. 80/100
  • Jama 2006, ottenuto con uva Tocai, qui nella versione semisecca, dalle note tipiche del vitigno. 82/100
  • Merlot Berjač 2003, vivo, ancora giovane, molto tipico e beverino, con una buona previsione di durata nel tempo. 85/100

venerdì 9 maggio 2008

CHATEAU COUTET 1967

Ho avuto il privilegio e la fortuna di assaggiare un Sauternes di grande pregio con un po' d'anni sulle spalle: Chateau Coutet 1967.
Oro liquido, scende nel bicchiere con una certa indolenza, pur non essendo particolarmente viscoso.
Poi, portando il bicchiere al naso, comincia il viaggio attraverso l'universo dei profumi dei grandissimi vini del Sauternes.
La prima sensazione è di trovarsi di fronte ad un Sauternes atipico, ma la memoria olfattiva viene prontamente in aiuto, per ricordare che i vini di Barsac sono da sempre più fini e meno "grassi"; tranquillizzato, procedo con una certa trepidazione, dovuta sia al rispetto per un premier cru sia perché man mano che passa il tempo il vino s'apre, riservando sempre nuove sorprese.
Impressionante è la rispondenza naso-bocca, poiché tutto ciò che percepisco all'olfatto è ripetuto, ed ampliato, in bocca.
Innanzitutto sorprende la freschezza -in un vino di 41 anni!- che rimanda al pompelmo, che si trasforma in scorza candita; tabacco dolce, cacao appena accennato, caffé, té, spezie delicate e sottili, albicocca disidratata, pesca, banana matura, fiori bianchi carnosi tra i quali spicca la calla.
Poi, lentamente, quasi esasperante se non sofferto, fa capolino il gusto del miele di castagno, appena caramellato, reso soave dalla componente alcolica misurata.
Quando la bocca, ed il cervello, s'è abituata a questa gradevole invasione di sensazioni, t'accorgi che, inaspettata, è presente un lieve accenno di tannicità, che aggiunge velluto di seta e permea le mucose.
Dopo qualche ora, il bicchiere ormai vuoto continua a produrre profumi, che diventano più grevi e pregnanti: con dolore riconosci che l'incontro è terminato, ma la bocca continua a ricordarti, a lungo, che hai incontrato un grandissimo vino.
Arduo esprimere un punteggio, ma tento: 98/100

sabato 26 aprile 2008

ALCUNI VINI DOLCI AUSTRIACI


Ogni volta che assaggio vini dolci austriaci rimango colpito dalla loro eleganza: mi ricordano corde di violino tese, pronte a vibrare e ad mettere suoni melodiosi; in questo caso, sensazioni sottili ed appaganti.


Il Beerenauslese 2002 di Tinhof è ottenuto da uve colpite dalla botrytis di weissburgunder, welshriesling e neuburger; l'acidità è in equilibrio esemplare con la componente dolce, la presenza della glicerina rende il vino pastoso e morbido; la leggera presenza degli aromi della muffa nobile si sposano al miele che avvolge la frutta matura, tra la quale si colgono la pesca e l'albicocca. Il finale è deliziosamente ricco ed aromatico, con una punta amarognola appena percettibile. Colpisce la minima quantità d'iposolfito presente, che giunge a dare ulteriori gradevoli sensazioni. 86/100


Eiswein 2004 Heiss da uve welshriesling e veltliner. I vini del ghiaccio austriaci contendono a quelli canadesi il primato della qualità e della complessità. In questo caso, ho apprezzato l'eleganza e la scorrevolezza di questo vino, dal raro equilibrio e dalle note balsamiche unite a quelle speziate.
Stupisce la nota acida, che si stempera in un lento scorrere di miele di castagno, che accompagna a lungo.
La sensazione d'untuosità è qui leggera, a differenza dei suoi omologhi canadesi, e riesce a trasformarsi in velluto, foderando il cavo orale con delicatezza e soddisfazione.
La presenza della frutta stramatura, anche d'origine tropicale, è assai presente, unita all'alcolicità equilibrata e gradevole.
I profumi sono sottili e lenti a concedersi, ma una volta liberatisi diventano avvolgenti ed intriganti. 91/100

giovedì 10 aprile 2008

IL MITO DEGLI ARCHETTI DEL VINO

L'altra sera, durante una lezione che ho tenuto nell'ambito di un corso ONAV, ho avuto un principio d'infarto: ho scoperto che è tuttora diffusa la convinzione che gli archetti che si formano sulla parete del bicchiere bagnandola col vino siano dovuti alla presenza della glicerina!
Ripreso il fiato, ho spiegato la vera, unica origine del fenomeno, demolendo, speriamo per sempre, una delle tante leggende metropolitane che infestano il mondo del vino.
Ho deciso, perciò, di pubblicare di seguito un breve testo che ho predisposto sull'argomento, nella speranza che possa essere illuminante e d'aiuto, sottolineando il fatto che è almeno dal 1987 che è nota la spiegazione scientifica del fenomeno.
Mi sembra che venti anni siano più che sufficienti perché docenti del vino si siano aggiornati!
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Muovendo il vino lungo le pareti del bicchiere, si può apprezzare la fluidità del vino: più è viscoso, più si ha presenza di alcol etilico. Riportando in posizione verticale il bicchiere, si formano degli archetti e delle lacrime, il liquido scende con maggiore o minore velocità, secondo la percentuale di alcol presente.
È opportuno riportare la seguente nota scritta da Jean-Claude Buffin nel 1987 nel libro "Educvin® Votre Talent de la dégustation", che spiega il fenomeno.

« Gli archetti che appaiono sulla parete di un bicchiere, non hanno niente a che fare con il contenuto di glicerina che è presente nel vino. Questo fenomeno è osservabile anche in un bicchiere che contiene alcol buon gusto, grappa o brandy, che non contengono glicerina.
I dati tecnici
· La composizione media del vino è: 80 % di acqua, 10 -14 % etanolo (alcol etilico), fino al 3 % di glicerina, 3 % d’estratto secco.
· Il punto d’ebollizione (al livello del mare) è: glicerina 290 °C, acqua 100 °C, etanolo (alcol etilico) 78,3 °C.
· Densità: acqua 1,000; alcol puro 0,780; vino 0,990

L'interpretazione di questi tre punti d'ebollizione è molto semplice: l'alcol evapora (passa allo stato di vapore) più facilmente dell'acqua e molto più facilmente della glicerina.
Facendo ruotare il vino sulla parete del bicchiere, la tensione superficiale del liquido fa aderire alla parete un film invisibile di liquido alcolizzato, su tutta la superficie che è stata bagnata. L'alcol, il cui punto d'ebollizione è molto basso, evapora da questo film, tanto più la temperatura della parete del vetro è elevata.
È questo flusso d’evaporazione che trasporta gli aromi. Il massimo dell'evaporazione dell'alcol si produce al limite superiore del film liquido, quello che si chiama menisco, dove le tre fasi coesistono: la fase solida (il bicchiere), la fase liquida (il film), la fase aeriforme (l’aria e l'evaporato di alcol).
A livello di questo menisco di densità 0,990, la frazione più leggera del vino evapora (0,780) e la densità della miscela aumenta (da 0,991 a 0,995) e s'avvicina a quella dell’acqua pura (1,000). Questa miscela si accumula in un anello a livello superiore, sempre più pesante, che forma una corona all'interno del bicchiere. La tensione superficiale non sostiene più quest’anello troppo pesante. La miscela scende sulla parete del bicchiere in certi punti, dando l'impressione di lacrime che scendono lentamente. La natura ha orrore del vuoto, la parte di alcol che è evaporata è sostituita dall’alcol che sale in mezzo alle lacrime, formando dei pilastri, alimentando il sistema, come se fosse una “pompa ad alcol”.
Questo fenomeno è conosciuto da più di cento anni ed è stato spiegato dal fisico britannico James Thomson; è anche conosciuto sotto il nome di effetto Marangoni, un italiano che ha inventato una pompa ad acqua che utilizza lo stesso principio.
Non esiste quindi nessuna relazione, né indicazione, tra l’intensità del fenomeno e il tenore in glicerina contenuta nel vino. La temperatura dell'ambiente e il tenore in alcol del vino influenzano l'intensità della “pompa ad alcol”. Si ottiene il massimo risultato con un vino di grado elevato ed in una sala molto calda.
La tensione superficiale che ritiene il film di vino dipende dallo stato della superficie della parete del bicchiere (il suo stato cristallografico); inoltre, il modo in cui il bicchiere è stato lavato, risciacquato ed asciugato interferisce nell’osservazione del fenomeno: il detersivo, il brillantante, l'anticalcare producono dei depositi sulla superficie che modificano le reazioni del film sulla parete. »