martedì 3 maggio 2011

ALSAZIA A MILANO

L’appuntamento annuale con l’Alsazia s’è tenuto lunedì 2 maggio a Milano, presenti 13 produttori.
Una degustazione guidata dei principali vitigni della regione ha preceduto l’apertura della manifestazione. Peccato che la scelta dei vini abbia poco rappresentato le uve, ma piuttosto abbia messo in mostra la tendenza dei vinificatori ad esaltare le componenti zuccherine a scapito della tipicità; non s’è trattato di un autogol, ma quasi.
Passando alle degustazioni, si possono rimarcare le seguenti presenze.
I Crémant d’Alsace, sia nelle versioni brut sia in quelle rosé, hanno messo in evidenza la sottigliezza e la sostanziale magrezza dei vini, seppur accompagnate da buona acidità e sapidità; la mineralità equilibrata rendeva beverini i prodotti, che devono essere valutati per quello che sono e che devono essere, senza pretendere nulla di più.

Cave Vinicole de Hunawihr, Hunawihr
Si tratta di una cantina cooperativa che s’avvale d’un giovane e promettente enologo, molto attento alla valorizzazione, se non all’esaltazione, dei vitigni e del terroir.
La tipicità è il filo conduttore della produzione, che si discosta alquanto da quella degli altri vignaioli presenti, soprattutto per l’equilibrata presenza degli zuccheri residui.
Pinot Blanc 2009 Réserve Aoc Alsace
Elegante, pulito, appena grasso, sapido, con finale amarognolo in equilibrio con la componente abbocata.
Riesling 2008 Réserve Aoc Alsace
Citrino con netta citazione di pompelmo, è tagliente, minerale, tipico.
Riesling Grand Cru Rosacker 2008 Aoc Alsace Grand Cru
Di qualità superiore, affilato, ridondante, molto varietale, da seguire nella sua evoluzione.
Gewurztraminer Réserve 2010 Aoc Alsace
Decisamente varietale, opulento senza eccedere, non stucchevole, con acidità equilibrata e gradevole.
Gewurztraminer Grand Cru Schoenenbourg 2007 Aoc Alsace Grand Cru
L’affinamento ha accresciuto, migliorandole, tutte le caratteristiche del Traminer, producendo un vino dal raro equilibrio e di grande soddisfazione.
Klein Aux Vieux Remparts, Saint-Hippolyte
Crémant d’Alsace 2005 Aoc Crémant d’Alsace
Molto tipico nella sua semplicità e gradevolezza, con note citrine soavi ed accattivanti.
Rosé de Pinot Noir 2008 Aoc Alsace, Rosé de saignée
Appena tannico, abbastanza vinoso, magro e sfuggente, lascia la bocca asciutta, quasi sabbiosa ; interessante anche se non entusiasmante.
Sarl Kuentz-Bas Alsace, Husseren Les Chateaux
Gewurztraminer Tradition 2008 Aoc Alsace
Vino evoluto in modo pressocché perfetto: all’opulenza si sono sostituite completezza ed eleganza, sia al naso sia  in bocca; le note varietali spiccano e s’accavallano in continuazione; le sensazioni agrumate, riconducibili agli agrumi canditi, si sciolgono nell’insieme delle note fresche, equilibrate; il residuo zuccherino non è invadente e rende soave l’acidità; il finale, dalla lunga persistenza, si colora di cenni amarognoli. Un vino che riempie la bocca e ricorda una dolce sinfonia.  

Earl Jean-Luis Mann, Eguisheim
Auxerrois 2007 Letzenberg, Aoc Alsace
Lavorato solo in acciaio inox, sviluppa i caratteri tipici del vitigno alsaziano. La nota dolce non è stucchevole perché accostata all’amarognolo da radice, quasi di tabacco; sapido, minerale, appena tannico, di buon corpo per essere un auxerrois.
Riesling 2009 Vielles Vignes, Aoc Alsace
Riesling 2009 Grand Cru Pfersigberg, Aoc Alsace Grand Cru
Secchi, taglienti ed inesorabili, ricchi, tipici fino all’eccesso, soavi nonostante tutta la potenza espressa.
Gewurztraminer 2007 Vielles Vignes-Cuvée Fabienne et Jean-Louis, Aoc Alsace
Di media acidità con note amarognole non particolarmente legate  


Domaine Zind-Humbrecht, Turckheim
Gewurztraminer 2006 Grand Cru Goldert Vendanges Tardives, Aoc Alsace Mentions Vendanges Tardives et Selections de Grains Nobles

Complessità totale e stupefacente.

giovedì 28 aprile 2011

ADOTTA UN VITIGNO? MAH!

Mi hanno segnalato un'iniziativa di difficile catalogazione, indeciso se definirla furba, meritoria, modaiola, commerciale, pubblicitaria, buon esempio di marketing innovativo.
Un'Azienda vinicola del piacentino propone di "adottare un vitigno" per salvaguardare un uva rara, la Malvasia Rosa.
Compiendo una semplice e rapida ricerca in rete, grazie Google!, si scopre che non è un vitigno autoctono o storico della zona, bensì il prodotto dell'opera del Prof. Mario Fregoni, che ha isolato una mutazione genetica naturale della Malvasia di Candia Aromatica e l'ha nominata malvasia rosa; è inoltre riuscito a farla approvare dalla Comunità Europea come vitigno raccomandato in provincia di Piacenza.
Il tutto s'è verificato nei primi anni di questo secolo.
Da allora, alcuni vignaioli hanno messo a dimora la Malvasia Rosa, ottenendone vini fermi, frizzanti, passiti, con risultati apprezzabili.

Da tutto ciò si evince che "adottare un vigneto" di quest'uva non è un'operazione simile a quelle in atto dedicate ai bimbi di paesi disastrati: e mi si perdoni la bestemmia costituita dal paragonare le due cose.
Non si tratta di salvare una varietà destinata all'estinzione, visto che ha un decennio di vita da quando è stata selezionata!
Torniamo all'assunto di partenza ed eliminiamo alcune definizioni, mantenendo quelle più appropriate...

Curiosando nel sito, poi, si scopre che è stato predisposto il contratto di "adozione", che prevede il versamento almeno 100 euro l'anno a filare, a fronte del diritto di ritirare, a proprie spese, n°12 bottiglie ottenute dal medesimo filare, con la possibilità di acquistarne altre, a prezzo di favore (quale?) nel caso di produzione superiore.
Insomma, 8,33 euro (100 euro per 12 bottiglie), minimo,  per una bottiglia di Malvasia Rosa - non si sa se ferma, frizzante o passita - acquistata in cantina mi sembra un prezzo opinabile, poiché è venduta in enoteca sui 8,50-10,00 euro.

Che dire?    MAH!

mercoledì 20 aprile 2011

SUMMA 11 E I VINI MITTELEUROPEI


Di contorno al Vinitaly si tengono altre manifestazioni interessanti che allargano a dismisura l’offerta di degustazioni. Una di queste è Summa 11, organizzata da Alois Lageder, a Magrè, in Alto Adige, nella stupenda cornice del Casòn Hirschprunn, un complesso del 17° secolo restaurato ad arte.
Quest’anno la manifestazione presentava i migliori vinificatori tedeschi oltre a prodotti austriaci e italiani, tutti accumunati dall’approccio “verde” alla vitivinicoltura.
Un doveroso plauso va a Lageder, che come sempre offre un ambiente molto gradevole e rilassato, ove l’assaggio può fruire della giusta concentrazione e del contatto amabile con i vignaioli, la presenza di soli operatori evita confusione.
Di seguito gli assaggi degni di nota.

- Fattoria San Lorenzo, Marche
Vigneto delle Oche 2007, Verdicchio Castelli di Jesi, Classico Riserva
Giovanissimo vino ma con tutte le carte in regola. Ha certamente un grande futuro
Il San Lorenzo 1998, Verdicchio Igt Marche
La potenza del Verdicchio trova qui una definitiva affermazione. Nonostante l’età, è appena terziarizzato e grasso; l’alcol elegante e di qualità superiore accompagna sensazioni di cacao, caffè, spezie, frutta tropicale, sottobosco; persistente ed elegante, è in grado d’affinarsi ulteriormente; quasi impressionante la citazione dell’uva d’origine.
Vigneto del Solleone 2005, Montepulciano Igt Marche
Elegante, genuino, pulito, netto e schietto, accattivante, giustamente ricco, suadente, sazia senza esagerare. 

- Champagne de Souza et Fils
I vigneti, posti nella Côte de Blancs e nella Montaigne de Reims, hanno età media 45 anni ed in alcuni casi più di 70; circa il 60% della coltivazione è attuata senza intervento di prodotti di sintesi.
Brut RéserveUn blanc de blanc, solo chardonnay, equilibrato, pulito, gradevole ed invitante, forse con un po’ troppo residuo zuccherino.
Cuvée 3AChardonnay e Pinot noir in parti uguali. Le tre A stanno ad indicare l’origine delle uve: provengono infatti da Avize, Aÿ e Ambonnay; equilibrato, di buon corpo, citrino, un poco sapido.
Brut RoséPinot noir massimo 8%; secco, abbastanza vinoso nonostante la bassa percentuale di Pinot; lascia la bocca pulita con finale amarognolo; di raro equilibrio, sorprende per i sentori di frutta di bosco conservata sotto spirito.

 - Alois Lageder
Haberle 2009, Alto Adige Pinot Bianco Doc
Profumi notevoli, eleganti, fruttati; in bocca delude un poco, anche se possiede buona complessità; gradevole presenza amarognola della noce unita un che di legnoso; è vegetale, possiede un buon alcol, puro e limpido; presenta buona persistenza con leggera tannicità.
Lehen 2009, Sauvignon Blanc Doc
Molto tipico, sottile, insinuante e delicato, elegante e profumato; il corpo esile può deludere,

- Tenute Lageder
Sono vini prodotti secondo i principi della biodinamica nei 50 ettari della proprietà.
Porer 2009, Alto Adige Pinot Grigio Doc
È il risultato dell’assemblaggio del 90% lavorato in acciaio inox con il 10% in barrique. La presenza dell’uva esce prepotente insieme alle caratteristiche tipiche di questo vino, che presenta un’ottima tensione gustativa.
Löwengang 2008, Alto Adice Chardonnay Doc
È l’anteprima, poiché sarà commercializzato l’anno prossimo. Pur notandosi il piccolo legno, questi non è invasivo e riesce a dare buona eleganza; ottima la persistenza.
Krafuss 2007, Alto Adige Pinot Nero Doc
Il colore può trarre in inganno, talmente è tenue e delicato: sembra un rosé. I profumi sono tipici ed inconfondibili; perfetto nella sua complessità ed eleganza, propone sentori di fumo, frutta, spezie e quant’altro; si può affermare che abbia un’eleganza spinta.
Lindenburg 2007, Alto Adige Lagrein DocHa notevole concentrazione, la frutta stramatura finisce in note amarognole, forse eccessive.


La classificazione dei vini tedeschi è tutto sommato cervellotica, basata su criteri estranei alle metodologie universalmente applicate.
Tiene conto infatti dei contenuti zuccherini del vino, dando molto meno peso alle differenze di terreno; non solo: gli einzellage, (cioè le singole vigne), i grosslage (le aggregazioni di molte vigne), i bereich (distretti ancora più ampi) generano confusione; il consumatore si trova disorientato nel leggere l’etichetta.
Inoltre, da poco è stato introdotto il QmP (Qualitätswein mit Prädikat) che individua i vini migliori senza zuccheraggio, Trocken, lasciando intatta la classificazione dei vini dolci, che tiene conto del potenziale alcolico dell’uva; si hanno perciò Kabinett, Spätlese (vendemmia tardiva), Auslese (vendemmia selezionata, già con una parte di acini attaccati da botrytis cinerea), Beerenauslese (acini selezionati, spesso completamente botrytizzati), Trockenbeerenauslese (acini selezionati totalmente appassiti, cioè del tutto attaccati dalla muffa nobile); categoria a parte gli Eiswein (vini di ghiaccio) derivanti da uve vendemmiate con acini ghiacciati naturalmente e sottoposte ad un ulteriore processo di concentrazione naturale.
Convivono altre classificazioni dovute a norme locali e/o a criteri commerciali, quali Grosses Gewächs (vini provenienti dai siti migliori) per i vini secchi e Erste Lage per i dolci, goldkapsel (capsula d’oro, che indica una selezione particolare dei grappoli).
Per ancora qualche anno, prima che entri in vigore un sistema unico per tutte le regioni, sopravviverà la definizione Erste Gewächs applicata nel Rheingau, che indica i vigneti superiori, una sorta di crû.

- Künstler, Rheingau, Germania
Hochheimer Hölle 2010, Riesling Kabinett troken, RheingauMolto secco, affilato e tagliente, con nettissime sensazioni di pompelmo; è sapido, profumato, decimente superiore.
Kostheim Weiss Erd 2009, Riesling Erstes Gewächs, RheingauPiù grasso e complesso del precedente, con potente mineralità unita al pompelmo, quasi sciroppato.
Hochheimer Kirchenstück 2007, Riesling TrockenOttenuto da vigne di 50 e più anni d’età, è un riesling meno secco degli altri; l’alcol è più morbido, la mineralità è limitata; è un vino che non convince del tutto.

 - Karthäuserhof, Mosel, Germania
Schieferkristall 2009, Riesling Kabinet TrockenSecco, pulito con percepibile residuo dolce, abbastanza minerale, di ottimo livello
Alte Reben 2009, Riesling Spätlese TrockenVino decisamente equilibrato, corposo, dal gusto citrino molto gradevole
Grosses Gewächs 2009, Riesling, GG Qualitätswein TrockenScorrevole, di poco corpo e con acidità ridotta; un vino mediamente equilibrato nonostante provenga da vitigni selezionati.

- Dr. Losen, Mosel, Germania
Wehlener Sonnenhur 2010, Riesling KabinettProfonda mineralità con spiccato sentore di limone dolce; vino sorprendente e sottile, accattivante anche se di accostamento non facile.
Erdener Treppchen 2010, Riesling SpätlesePiù fine e sottile del precedente, con minori note dolci; di sicuro più beverino e di soddisfazione.
Ürziger Würzgarten 2009, Riesling Grosses Gewächs “Alter Reben“Un riesling con pochissima acidità anche se dotato di buon equilibrio, minerale e sapido.

- Gunderloch, Rheinhessen, Germania
è questa una zona che produce vini più strutturati e complessi
Fritz’s 2009, Riesling QualitätsweinOttima struttura, raro equilibrio, minerale, sapido, secco con finale amarognolo, giustamente citrino.
Nackenheim 2009, Riesling Orts wein (equivalente a vino da tavola)
Secco, corposo, minerale, citrino, equilibrato, molto tipico

Jean Baptiste 2009, Riesling Kabinett Feinherb  (equivalente a secco)Nonostante il nome, possiede poca acidità ed una nota dolce un poco stonata.
Nackenheim Rothenberg 2009, Riesling Auslese
Decisamente dolce ma non stucchevole, dal corpo medio; propone numerosi sentori fruttati accompagnati dalla presenza degli agrumi; equilibrato e abbastanza elegante.

Magré

mercoledì 13 aprile 2011

VINO VINO VINO 2011

Nell'accogliente ex fabbrica di Cerea, l'ottava edizione di  VinoVinoVino ha riservato, come sempre, conferme e sorprese.
Vini già noti hanno testimoniato il costante impegno di chi li  produce, prove di botte hanno risvegliato ricordi sopiti, vini già  maturi regalato emozioni.
Tra i tanti assaggi, riporto quelli che mi hanno maggiormente colpito;  per ogni produttore, se il caso, riporto il movimento nel quale si  riconosce.

- Zidarich, Friuli-Venezia Giulia, Vini Veri

Vitovska 2006, collezione
Come sempre complessa, equilibrata, ricca di profumi varietali,  inesorabile nella sua tipicità.
- Denis Montanar "Borc Dodon", Friuli-Venezia Giulia, La Renaissance e  Triple"A"
Bors Sandrigo 2009, Tocai Friulano DocVino semplice, fondamentalmente onesto, frutto di breve macerazione  sulle bucce, decisamente tipico.
Uis Blancis 2006Uve Tocai, Sauvignon, Pinot Blanc, Verduzzo concorrono all'uvaggio; il  risultato è di tutto spessore, le differenti qualità si sono fuse  grazie alla permanenza in bottiglia. Secco e profumato, ha ancora anni  davanti a sé.
Scodovacca 2003, Verduzzo
Secco, austero, ineluttabile, non lascia alcun dubbio sulla propria  tipicità; opulento nel proporre tutte le caratteristiche dei vini  passiti; lascia senza parole.
- Aquila del Torre, Friuli
Ronc di Miez 2009, Tocai Friulano
Lavorato solo in acciaio inox, è tagliente e fruttato, decisamente tipico ed esaustivo. La versione passata in legno è certamente più morbida, ma perde di tipicità e di passione.
Oasi Picolit
Un esperimento: produrre secco il Picolit; si può affermare che la prova sia riuscita già bene, anche se deve essere messa ulteriormente a punto; è interessante notare come si sia riusciti a mantenere intatti i riferimenti all'uva d'origine.

- Tenute Loacker, Alto Adige, La Renaisance
L'Azienda segue i principi dell'omeopatia in agricoltura fin dal  1979
Sono state assaggiate due prove di botte
Tasnim 2010, Sauvignon Blanc Doc
Le note del Sauvignon Blanc escono appieno, è delicatamente profumato,  morbido, fresco e fruttato; si sta facendo e promette bene.
Atagis 2010, Gewurztraminer Doc
Meno profumato di quanto ci si aspetti, molto tipico nei sapori,  grasso; ripropone con piacere l'uva d'origine.
- Porta del Vento, Sicilia, La Renaissance
Asaggiare a distanza di un anno i loro vini ha confermato i progressi continui di questa giovane Azienda, che infonde nelle bottiglie l'entusiasmo che anima i titolari.

Catarratto, Igp Sicilia
La degustazione delle annate 2010,2008 e 2007 ha evidenziato l'alta  qualità raggiunta ed ha permesso di seguire l'evoluzione d'un vino che  non può lasciare indifferenti; la delicata tannicità permane,  conferisce sensazioni sabbiose e diventa via via più soave;  stupefacenti la mineralità, l'asssoluta pulizia, i profumi contenuti  ma netti, la prolungata persistenza. Uno dei migliori catarratto mai  degustati, se non il migliore.
Saharay 2009, Catarratto
Opulento e tagliente al tempo stesso, con sentori di frutta tropicale,  minerale ed elegante; frutto di maniacali attenzioni, macera per  trenta giorni sulle bucce, poi riposa un anno in botti, senza  interventi, lasciando che la natura segua il suo corso.
Mira, metodo classico con uve Catarratto
Un esperimento interessante che dimostra le potenzialità del vitigno;  è un pas dosé molto secco, interessante.
Maquè Rosé 2009, Perricone Rosso Igp Sicilia
Uva autoctona siciliana recentemente rivalutata e reimpiantata, dopo  la crisi dovuta alla ridotta produzione del Marsala Ruby. Le uve non sottoposte a macerazione donano un colore quasi ambrato, i  profumi sono intensi, quasi aromatici; è speziato e salmastro,  austero, un poco tostato con ricordi di tabacco; la nota dolciastra  finale si sposa perfettamente con l'amarognolo; un vino spiazzante ed  affascinante.

- Nikolaihof Wachau, Austria, La Renaissance
Interessantissima, oltre che istruttiva, carellata sul Riesling ed il  Veltliner austriaci, prodotti da una delle cantine simbolo.
Sono stati assaggiati Riesling del 2010, 2009, 2007: un crescendo di  mineralità, pulizia, finezza, profumi sottili; la leggera tannicità  netta la bocca, l'accenno di note citrine rafforza la sensazione di  freschezza; grandi vini, perfetti ed austeri.
A seguire i Veltliner delle annate 2010, 2009, 1999, 1993: vini  finisimi, austeri, taglienti, sapidi, freschi e leggermente citrini;  interessante l'annata 1999, colpita dalla botritys: entra in bocca  dolce, ricco e quasi grasso, poi la saliva lava il cavo orale per  evidenziare la nota secca e pulita; un vino davvero unico.

- Chateau Musar, Valle della Bekaa, Libano, Triple "A"
Musar Blanc 2003
Tendenzialmente magro, un poco abboccato, fresco con lieve vena  amarognola; è abbastanza elegante con presenza appena invasiva  dell'alcol.
- Domanine de L'ecu, Loira, Francia, Triple "A"
Muscadet Cuveé Classique 2009Ottenuto da viti vecchie di trenta anni, si può affermare che sia un  vino da manuale: tutte le caratteristiche che ci si aspetta da  quest'uva qui sono rappresentate, dall'eleganza alla misurata  freschezza.
- Audry et Christian Binner, Alsazia, Francia, Triple "A"
Cremant d'Alsace 2007
Sottilissimo, speziato, elegante con delicata e molto piacevole nota  dolce-amara; giustamente tannico, suadente, dall'alcol equilibrato.

martedì 12 aprile 2011

VINOVINOVINO, VINITALY E MARCHETTE


Non a caso il manifesto dell'edizione 2011 di VinoVinoVino riporta un  bellissimo disegno, quasi naif, che rappresenta l'Arca di Noé.
Perché l'opera di salvaguardia dei sapori che la natura regala al  vino, caparbiamente e con successo perseguita da sempre più vignaioli, rimanda al mito del salvataggio di ciò che valeva la pena di  preservare, prima che il Diluvio si compisse.
Rimandi biblici a parte, quest'edizione, l'ottava, s'è confermata come  la reale vetrina del vino italiano, perché non solo mette in mostra  vini di pregio, ma testimonia la vivacità ed il desiderio di superarsi  dei produttori e, soprattutto, la loro umiltà unita a profonda umanità.
Esci dalla manifestazione rincuorato, perché hai toccato con mano  l'etica del produrre vino.
Gli aspetti economici non sono estranei, ma non hanno il sopravvento;  non siamo così ingenui da ritenere che tutti producano vino per fare  poesia, ma riteniamo che il loro approccio sia sano, equilibrato,  profondamente morale.

VinoVinoVino 2011 si confronta con Vinitaly, bolgia dantesca del  marketing più sfrenato, ove Regioni e Consorzi hanno fatto sfoggio di  gigantismo espositivo; torrido percorso di guerra punteggiato da  imbottigliatori senza scrupoli percorso da torme di appassionati del  bicchiere pieno, soprattutto sabato e domenica.
Mescolati, e talvolta difficili da trovare, i buoni e grandi  produttori, che riescono a tenere alto il tono della manifestazione e  fanno dimenticare, per un poco, il mercimonio del succo d'uva  fermentato.

Il "mercato" accetta tutto e decreta successi e fallimenti, è vero; ma  il senso del decoro e del ridicolo dovrebbe essere il primo  comandamento, unito all'onestà, soprattutto intelletuale, di chi  partecipa.

Questa situazione genera mostri che si pensava non potessero esistere.
Mi riferisco alla notizia riportata dalle agenzie: il 28 marzo, a New  York, il presidente di Verona Fiere ha consegnato, orgoglioso e  felice, al Presidente Giorgio Napolitano i risultati di un'azione di  marketing, che non esito definire di marchetta; si tratta di due  bottiglie magnum, una di vino bianco ed una di vino rosso, risultato  dell'unione di venti diversi vini, uno per regione, in onore del 150°  anniversario dell'unità d'Italia.
Prodotte in quantità limitata, le magnum saranno donate a capi di  stato e simili!


Autogol clamoroso!

Sono anni che faticosamente lottiamo, ognuno con i propri strumenti,  per affermare l'importanza dell'unicità del terroir, rivalutare  antichi vitigni, perseguire la qualità, valorizzare i movitigno,  liberarci dall'uso scriteriato della barrique, combattere mode  passeggere, eccetera eccetera.
Ed ora tutto questo faticoso lavoro è posto in soffitta, di fronte  alla platea mondiale, che probabilmente è scoppiata in una risata  colossale, che purtroppo non ha seppellito gli ideatori dell'idea  peregrina, e non li seppellirà.
Già nel novembre dell'anno scorso era stata proposta un'idea simile ( vedi ) e ne avevamo scritto; speravamo che fosse una trovata pubblicitaria, anche se censurabile; è stata riproposta, con enfasi e  impudenza.
Spiace constatare che entrambe le operazioni non abbiano trovato  adeguati riscontri nel mondo degli addetti ai lavori, che non siano state mosse critiche, che qualche ente abbia in un certo modo applaudito: che sia un segno  ulteriore dell'ineluttabile decadenza che ci pervade?

Non resta che sperare, per rispetto ai palati ed agli stomaci dei  potenziali destinatari, che queste magnum non siano mai aperte.

lunedì 28 marzo 2011

SORPRESE PORTOGHESI

Ho avuto contrastanti esperienze con i vini del Portogallo, compresi i Porto.
Spesso mi hanno deluso ed hanno confermato l'opinione che la strada per i produttori portoghesi sia ancora in salita; forse è il risultato di molteplici fattori, non ultima una tradizione gustativa che si potrebbe definire "rustica".
Sempre pronto a ricredermi, ho guidato una serata dedicata a questi vini: quelli rossi hanno mostrato musculature "anabolizzate", quelli bianchi hanno offerto gamme di profumi e sensazioni fini e decisamente interessanti, anche se tendenzialmente semplici; di sicuro sono espressioni del terroir.

Ma ci sono stati due vini che mi hanno entusiasmato ed affascinato.
Moscatel de Setubal 2004 Bacaloha
Da uve moscato frutto di incroci o mutazioni spontanee in terra portoghese, un vino fortificato di altissima qualità. La breve fermentazione è interrotta dall'aggiunta di alcol di vino e seguita da alcuni mesi di macerazione con le bucce; indi, riposa per quattro anni in barriques prima di essere imbottigliato.
Colore oro ambrato, brillante e cristallino; profumi intensi ed eleganti che s'espandono lentamente e senza sosta; sono così numerosi che diventa quasi stucchevole elencarli, poiché può sembrare di copiare un elenco da una delle solite guide prezzolate; in bocca dispiega tutta la sua finezza e l'equilibrio tra tutte le componenti. Lascia appagati e sorpresi per la secchezza, che s'ammorbidisce nelle composte noti dolci. Voto:  98/100

Madeira Malmsey 15 anni Blandy's
Sui vini di Madeira si possono scrivere pagine e pagine di lodi e critiche, talmente sono numerose le interpretazioni di questo vino; ne ho assaggiati di terribili e di buoni, di inconsistenti e con personalità, ma mai mi era occorso fino ad ora di trovarne uno pressoché perfetto.
Il fatto che sia ottenuto solo da uve Malavasia (malmsey in portoghese) costituisce già un titolo di merito; il fatto poi che riesca a conciliare l'aggiunta di alcol con l'ossidazione finissima affascina definitivamente.
I profumi s'accavallano e s'esaltano l'un l'altro, sempre ben individuabili e disponibili ad essere individuati ed apprezzati. Cacao, dattero, caffé, spezie di ogni genere e tipo, frutta tropicale, eccetera eccetera...
Soave ed avvolgente, secco ed elegante, è difficile non portare di continuo il bicchiere al naso ed alla bocca.
Forse affermare che sia la quintessenza del Maseira, l'idea platonica di questa tipologia di vino può sembrare eccessivo, ma la carne è debole e non si può frenare l'entusiasmo quando ci si trova al cospetto di un vino eccezionale.  Voto:  98/100

giovedì 24 marzo 2011

CIAO MARCO

Sabato 19 marzo è morto Marco De Bartoli.
Ho avuto la fortuna ed il privilegio di averlo incontrato più volte, anche a casa sua, nella sua cantina odorosa di Marsala in affinamento.
Lascia un vuoto che difficilmente sarà colmato e l'affettuoso ricordo di una persona schietta e determinata, alla quale la Sicilia ed il mondo del vino di qualità devono molto.
Spiace che la stampa non abbia dato adeguata notizia, forse perché occupata da eventi macroscopici di diversa natura e portata.
Ma rimango sempre dell'idea che siano i piccoli granelli che, accumulandosi, formano i monti, che cambiano il corso dei fiumi.
Ciao Marco.

lunedì 7 marzo 2011

SCOPERTE E CONFERME

Ritornare sul luogo del delitto, come un consumato, o ingenuo, assassino: così ci si sente, quando si partecipa ad una manifestazione che annualmente si ripropone.
Questa volta si tratta della “Sorgente del vino”, giunta alla terza edizione; il contesto è sempre affascinante e bellissimo, la rocca Anguissola Scotti-Gonzaga, ad Agazzano, Piacenza; del 1200, restaurata e resa accogliente, quasi leziosa grazie al loggiato che ha sostituito la medioevale merlatura.
Più di cento produttori di “vini naturali, di territorio e tradizione” si sono accalcati nelle sale dei due piani, offrendo i propri prodotti, anche in vendita, al pubblico, formato per la maggior parte da non addetti ai lavori.
E ciò è bene.
E ciò è male, perché intorno all’aggettivo naturale esiste grande confusione, che di sicuro non giova la vino in generale; lungi da me avere atteggiamenti estremisti, ma quando ti porgono un bicchiere di vino caratterizzato da odori inconsueti, ma ben identificabili, e te li giustificano, magari con orgoglio, come naturali, la reazione/conclusione è una sola: non è un buon vino.
Non si possono far passare errori di vinificazione come manifestazioni apprezzabili di madre natura, che in questi casi assume le vesti di matrigna.
Impariamo a dire basta a questi pallidi emuli di Joly o Radikon, solo per citarne due a titolo d’esempio; si abbia il coraggio di dire le cose come stanno; iniziamo questa controrivoluzione a favore dell’onestà intellettuale; imponiamo una sana e rigorosa etica del vino e del vignaiolo!
Concluso lo sfogo da assaggiatore moderatamente in…, passo a raccontare gli assaggi, tralasciando quelli che hanno causato le parole di cui sopra.

Le Rocche del Gatto, Albenga Fraz. Bastia (SV)
Piccola azienda a conduzione familiare situata nell’entroterra, vinifica solo in acciaio, non è biologica o biodinamica; Fausto De Andreis, il deus ex machina, ha proposto i tre vini tipici della Riviera Ligure di Ponente Doc, secondo un’entusiasmante verticale.

Vermentino Doc 2009
Sapido, ampio e progressivo, minerale, ovviamente giovane.
Vermentino Doc 2008
Abbastanza evoluto, impegnativo, alcol gradevolmente rotondo.
Vermentino Doc 2006
Fine, ottima evoluzione, si stratifica in bocca nelle sue componenti, ricorda con piacere l’uva d’origine.
Vermentino Doc 2005
Speziato con note terziarie, le note amarognole, presenti in tutti i vini, sono equilibrate, esaltate dall’alcol ammorbiditosi.

Pigato Doc 2009
Non molto elegante per i ricordi di straccio bagnato che rimangono a lungo in bocca.
Pigato Doc 2008
Decisi sentori di frutta matura, è sabbioso  ed amarognolo, un poco rozzo.
Pigato Doc 2006
Certamente più fine dei precedenti, in via di completamento; rispetto al Vermentino è meno elegante e ricco.

Spigau Crociata 2007 – selezione di uve Pigato
Profumi intensi e variegati in parte sovrastati dalla componente amara.
Spigau Crociata 2006
Decisamente fine ed evoluto, abbastanza ricco di sottili profumi.
Spigau Crociata 2005
La frutta matura esce violenta, ma anche in questo caso l’amarognolo è in disequilibrio.
A conclusione di queste tre verticali, si può affermare che questi vini rappresentino molto bene il territorio e ne mettano in risalto i pregi ed i difetti; l’acidità è sempre gradevole ed equilibrata, le uve originali sono presenti; le note amarognole, per altro tipiche insieme alla sapidità, talvolta hanno il sopravvento, limitando la gradevolezza dei vini.

Elisabetta Foradori, Mezzolombardo (TN)
Il Teroldego è il vino più conosciuto tra quelli prodotti da Elisabetta, ma questa volta ho voluto soffermarmi su un prodotto che, sono sicuro, avrà un grande avvenire:
Fontanasanta 2009 da uve Nosiola.
I grappoli sono vinificati in anfore spagnole dallo spessore di 4 centimetri, non interrate, chiuse ermeticamente, per evitare ossidazioni significative, lasciando che la lenta traspirazione della terracotta apporti la giusta quantità di ossigeno, senza avere il sopravvento; per sei mesi le bucce riposano insieme al vino, che poi passa per un anno in barriques:
Il risultato entusiasma ed appaga; il vino è ricco, sapido, elegante, ripropone l’uva nosiola; trasmette naturalezza ed è al contempo austero ed impegnativo; nonostante la giovane età, è equilibrato; fa presagire grande evoluzione.
Mi sento d’affermare, come altre volte m’è occorso, che l’approccio biodinamico può dare risultati imponenti e risvegliare ricordi sopiti, a patto che sia applicata in modo intelligente e non talebano.

Carussin, San Marzano Oliveto (AT)
Azienda a vocazione biologica da più di 18 anni, dedicata al Barbera ed al Moscato
Carica l’Asino 2009
Vitigno originario probabilmente dalla Liguria in epoca post fillossera, deve il suo nome all’uso degli asini per lavorare i terreni impervi, piuttosto che alla sua buona redditività.
Taluni ritengono sia un incrocio spontaneo con il Cortese.
Vino semplice ed immediato, sapido con ricordi quasi marini; l’equilibrio tra il gradevole amaro ed il dolce ricorda molto il Cortese. Complesso e beverino, vede l’impiego del solo acciaio; le uve hanno un’età media di 60 anni.
Nota: anche le cantine Marenco di Strevi producono un Carica l’Asino.

I Clivi, Corno di Rosazzo (PN)
Patria di grandi vini e grandi personaggi, il Collio. Qui sono anticipati modi e mode del vino, qui la caparbietà dei vignaiuoli è leggendaria, qui riesci sempre a sorprenderti, spesso ad innamorarti di come l’uva sia stata trasformata in vino.
Dopo RBL, un metodo Martinotti secchissimo da uve Ribolla, minerale ed un poco magro, ho degustato un Ribolla Collio Doc 2010.
Citrino, elegante, secco, sorprendente per la nota amarognola che racchiude una sensazione sfumata di crema pasticcera; la Ribolla riserva sempre sorprese.
Friulano Doc Colli Orientali del Friuli 2009, San Pietro
Tocai friulano corretto, secco, equilibrato, molto tipico
Friulano Doc Collio 2009, San Lorenzo
Più corposo di quello dei Colli Orientali, è però meno fine e ricco
Malvasia Doc Collio 2009
Molto tipica, appena aromatica, equilibrata, con chiusura amaricante.
Brazan 2007
Un Tocai che lascia senza parole, talmente ha tutte le carte in regola. Appagante e rassicurante.

La Castellada, Oslavia (GO)
Un’altra Azienda che s’è dedicata alla tutela degli equilibri naturali.
Sauvignon Collio Orientali del Friuli Doc 2006
Da uve Sauvignon Blanc, un vino sottile, fine, non molto aromatico.
Friulano Colli Orientali del Friuli Doc 2006
Tipico, ma ancora troppo immaturo per sviluppare tutte le proprie potenziolità.
Ribolla Gialla Colli Orientali del Friuli 2006
Sapida, elegante, non invasiva, abbastanza caratteristica, con lieve presenza di tannini ed alcol equilibrato. Il mosto-vino riposa per due mesi sulle bucce in tini tronco-conici, nei quali avvengono le fermentazioni alcolica e malolattica spontaneamente. I risultati sono notevoli, sia per quanto riguarda l’acidità sia la lieve ossidazione che arricchisce il panorama organolettico.
Pinot Grigio Colli Orientali del Friuli 2006
L’eccezionale colore ramato affascina e fa sembrare questo vino un rosato! In bocca è ricco, morbido, leggermente tannico, vinoso, fruttato, elegante, soave e suadente; ricordi di lampone completano un quadro di altissimo livello.

sabato 12 febbraio 2011

(RI)SCOPIRE UN'AZIENDA STORICA

Dopo alcuni mesi che definirei "sabbatici", riprendo il colloquio con chi segue questo blog.
In questo periodo ho assaggiato, discusso, viaggiato un poco, meditato, preparato iniziativhe che stanno realizzandosi e delle quali scriverò.
Inizio questo nuovo anno, anche se purtroppo siamo già a febbraio, raccontando di una visita fatta qualche giorno fa all'Azienda Bertani.
Si è trattato di una riscoperta, poiché erano anni che per pigrizia - so benissimo che è un alibi debolissimo - non mi accostavo ai suoi vini. Ammettiamolo, siamo un poco snob, trascuriamo i grandi produttori, grandi almeno per il numero di bottiglie, convinti, chissà perché, che non valga la pena di perdere tempo con loro.
Ho dovuto, con piacere, ricredermi e qui faccio pubblica ammenda.
Quest'anno ricorre il 154esimo anno dalla fondazione dell'Azienda, qualcuno di più dell'unità d'Italia.
E Bertani ha deciso di festeggiare l'anniversario aprendo le porte e offrendo la possibilità di degustare i propri vini.
Appena superi il cancello, sei colpito dalla vastità del luogo, che tuttavia trasmette calma e rassicura, così arioso e con una vista che spazia sulle colline prospicenti.
Poi, t'immergi nel dedalo - e non è solo un modo di dire - delle cantine e degli spazi di lavoro: ordine e pulizia esemplari, personale affabile pronto a soddisfare ogni curiosità, ovunque un profumo di vino e di legni di qualità.
Sei obbligato a passare per un corridoio che definire impressionante è poco: sono qui conservate migliaia di bottiglie di Amarone da prima della Seconda Guerra!

Poi, in angolo appartato e guardato a vista, circa 7.000 (settemila!) bottiglie di Acinatico 1928,  nato da un appassimento di uve della Valpantena! Dicono che s'è straordinariamente conservato; sono aperte solo in occasioni particolari.....: un vino che viene da lontano, in tutti i sensi.
Ho potuto degustare:

Sereole Soave Doc 2009Il colore lievemente dorato testimonia la raccolta di uve ben mature, che hanno sviluppato notevole quantità di carotenoidi; al naso colpiscono i fiori gialli e la pesca matura; il corpo è notevole, accompagnato da una buona mineralità e da una freschezza esemplare; la chiusura marognola lascia buoni ricordi. Voto:  82/100

Sereole Soave Doc 2006
Oro nel bicchiere; la fruta tropicale esce prepotente, soprattutto l'ananas; complesso alla bocca, avvolgente, grasso, freschissimo, appena tannico e minerale; beverino grazie all'alcol evoluto ed alla finezza generale. Voto:  90/100

Amarone della Valpolicella Classico Doc 2003
Il colore sta leggermente cedendo; i profumi sono delicati e limitati, soprattutto fiori e frutta freschi; all'assaggio si presenta un poco disequilibrato a causa dell'alcol e dei tannini non ancora evoluti; la bottiglia non ha dato particolari emozioni. Voto:  79/100

Amarone della Valpolicella Classico Doc 1981
Alle sfumature aranciate dell'unghi si contrappone il centro del bicchiere inaspettatamente fitto e concentrato; profumi sottili ed eleganti, quasi austeri, con note di cacao e frutta matura al punto giusto; stupiscono la freschezza e la morbidezza, così come sorprende la poca terziarizzazione; le ottime caratteristiche di gioventù in un vino di 30 anni lasciano sconcertati, ed affascinati. Voto:  92/100

Recioto Secco Amarone Doc 1967
E' questa la vecchia definizione, prima del disciplinare.
Il colore manifesta ancora momenti di vivacità, che sfumano nel'unghi aranciata; al naso ricorda un distillato con tracce di frutta; ma è in bocca che le sensazioni ti sopraffanno; è fresco, sottilmente elegante; ha subito una completa evoluzione ma senza note spinte, senza accenni d'idrocarburo e d'animale; stupisce l'alcol, così evoluto e rotondo, degno di un grande distillato; frutta sotto spirito frammista a quella fresca sottolineano note di gioventù, in un vino di  43 anni! il corpo s'è mantenuto egregiamente. Vino raro, emozionante, unico, forse inimitabile. Voto:  96/100

A conclusione di quest'incontro con l'amarone, non si può che apprezzare il fatto che Bertani sia rimasta ligia alla tradizione, che non si sia fatta coinvolgere nella pessima usanza di produrre amaroni ingrassati e concentrati, corposi ma sgraziati, alcolici per mascherare difetti o insipienza, forse realizzati per accontentare un mercato drogato da scribacchini sempre affamati di novità e proni alle richieste di consumatori di bocca buona.