VINOVINOVINO, VINITALY E MARCHETTE
Non a caso il manifesto dell'edizione 2011 di VinoVinoVino riporta un bellissimo disegno, quasi naif, che rappresenta l'Arca di Noé.
Perché l'opera di salvaguardia dei sapori che la natura regala al vino, caparbiamente e con successo perseguita da sempre più vignaioli, rimanda al mito del salvataggio di ciò che valeva la pena di preservare, prima che il Diluvio si compisse.
Rimandi biblici a parte, quest'edizione, l'ottava, s'è confermata come la reale vetrina del vino italiano, perché non solo mette in mostra vini di pregio, ma testimonia la vivacità ed il desiderio di superarsi dei produttori e, soprattutto, la loro umiltà unita a profonda umanità.
Esci dalla manifestazione rincuorato, perché hai toccato con mano l'etica del produrre vino.
Gli aspetti economici non sono estranei, ma non hanno il sopravvento; non siamo così ingenui da ritenere che tutti producano vino per fare poesia, ma riteniamo che il loro approccio sia sano, equilibrato, profondamente morale.
VinoVinoVino 2011 si confronta con Vinitaly, bolgia dantesca del marketing più sfrenato, ove Regioni e Consorzi hanno fatto sfoggio di gigantismo espositivo; torrido percorso di guerra punteggiato da imbottigliatori senza scrupoli percorso da torme di appassionati del bicchiere pieno, soprattutto sabato e domenica.
Mescolati, e talvolta difficili da trovare, i buoni e grandi produttori, che riescono a tenere alto il tono della manifestazione e fanno dimenticare, per un poco, il mercimonio del succo d'uva fermentato.
Il "mercato" accetta tutto e decreta successi e fallimenti, è vero; ma il senso del decoro e del ridicolo dovrebbe essere il primo comandamento, unito all'onestà, soprattutto intelletuale, di chi partecipa.
Questa situazione genera mostri che si pensava non potessero esistere.
Mi riferisco alla notizia riportata dalle agenzie: il 28 marzo, a New York, il presidente di Verona Fiere ha consegnato, orgoglioso e felice, al Presidente Giorgio Napolitano i risultati di un'azione di marketing, che non esito definire di marchetta; si tratta di due bottiglie magnum, una di vino bianco ed una di vino rosso, risultato dell'unione di venti diversi vini, uno per regione, in onore del 150° anniversario dell'unità d'Italia.
Prodotte in quantità limitata, le magnum saranno donate a capi di stato e simili!
Autogol clamoroso!
Sono anni che faticosamente lottiamo, ognuno con i propri strumenti, per affermare l'importanza dell'unicità del terroir, rivalutare antichi vitigni, perseguire la qualità, valorizzare i movitigno, liberarci dall'uso scriteriato della barrique, combattere mode passeggere, eccetera eccetera.
Ed ora tutto questo faticoso lavoro è posto in soffitta, di fronte alla platea mondiale, che probabilmente è scoppiata in una risata colossale, che purtroppo non ha seppellito gli ideatori dell'idea peregrina, e non li seppellirà.
Già nel novembre dell'anno scorso era stata proposta un'idea simile ( vedi ) e ne avevamo scritto; speravamo che fosse una trovata pubblicitaria, anche se censurabile; è stata riproposta, con enfasi e impudenza.
Spiace constatare che entrambe le operazioni non abbiano trovato adeguati riscontri nel mondo degli addetti ai lavori, che non siano state mosse critiche, che qualche ente abbia in un certo modo applaudito: che sia un segno ulteriore dell'ineluttabile decadenza che ci pervade?
Non resta che sperare, per rispetto ai palati ed agli stomaci dei potenziali destinatari, che queste magnum non siano mai aperte.
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