martedì 20 aprile 2010

DISERBANTE


Ho trovato alcune immagini di filari lungo i quali è stato sparso il diserbante.
Sul blog di Andrea Pagliantini è riportata una breve ma pertinente nota, che mi piace riportare:"Mai visto nessun deplian o sito aziendale che mostri vigne bruciate in terra dopo uno o più passaggi con diserbanti chimici, eppure li si danno, ma non lo si dice ai consumatori ai quali non mancano sovesci di discorsi sul bicchiere adatto o con che cosa debbano abbinare il nettare di Bacco affinato nei più preziosi legni rari. Ma non se ne potrebbe fare a meno di questa roba sparsa al piede delle viti?"

Andrea ha messo il classico dito sulla piaga, ben sapendo che la sua domanda cadrà nel vuoto assoluto.

Da sempre vige la regola "occhio che non vede cuore che non duole", perché si è troppo attratti da ciò che appare piuttosto che da ciò che è o come lo si è ottenuto.
Poi, ci si preoccupa di molti altri modi con i quali si violenta, se non distrugge, la natura, perché fanno notizia, sono più "mediatici"; e si perdono di vista alcuni comportamenti che potrebbero essere modificati a favore di tutti con impegni più modesti, talvolta quotidiani.

Certo, impiegare diserbanti semplifica il lavoro in vigna, perché è più facile spruzzare che falciare e zappare; ma il terreno muore, avvelenato da prodotti a lui estranei, la vita animale e vegetale che è in simbiosi con la vite non esiste più e non la aiuta nel suo vivere; è necessario allora integrare la mancanza di nutrimento spontaneo con altri prodotti di sintesi e combattere parassiti con altrettanti veleni a largo spettro, che colpiscono tutti e tutto: è un circolo vizioso che porta alla sterilizzazione del terreno.
Non a caso si fanno esperimenti di colture che prescindono dalla presenza della terra: così sporca, piena di parassiti ed incontrollabile, oltre che tragicamente in basso!

Se l'impiego di sostanze di sintesi ha contribuito, in buona misura, a soddisfare la fame dell'umanità - vedasi il vasto mondo delle graminacee selezionate e/o modificate - ci si domanda perché questo andazzo sia applicato anche alla viticoltura, che regala un prodotto, il vino, che in fondo non è essenziale alla sopravvivenza, ma che la rende sicuramente più accettabile.

Un'altra battaglia contro i mulini a vento? E' probabile, ma noi Don Chisciotte siamo fatti così!