venerdì 12 ottobre 2012

CHAMPAGNE AL CASTELLO

Domenica 7 ottobre ho avuto l'opportunità di partecipare a Fontanellato, Parma, alla manifestazione "TerraBolleRocca" all'interno del magnifico castello posto al centro del paese, la Rocca San Vitale.
L'evento è stato organizzato da Maurizio Cavalli Distribuzione.


Un tripudio di bollicine francesi, quasi tutte della Champagne, ha messo a dura prova la resistenza e la capacità di rimanere sufficientemente oggettivo nei giudizi, poiché s'è trattato di passare da un gioiello ad un altro. Le maison erano per la maggior parte di piccole-medie dimensioni, ma grandi per la qualità.


La mappa ufficiale del CIVC delle zone della Champagne

Per ogni produttore indico la zona, la sottozona ed il comune secondo la più recente catalogazione approvata da CIVC.

Vallée de la Marne Ouest

Alain Mercier
Vallée de la Marne Ouest - Boucles de la Marne - Passy-sur-Marne
Cuvée Emile Brut s/a - vini del 2008 + riserve - dosaggio 7 g/l
Pinot Meunier 100%
Sono pochi i produttori che vinificano in purezza il Pinot Meunier, uva dalle spiccate doti speziate e vegetali che necessita di sapienza per essere valorizzata e, mi si permetta, addomesticata. In questo caso i caratteri del Meunier esplodono con toni aggressivi non disgiunti da note di rara eleganza; è verde, speziato e balsamico, ricco di rimandi al cioccolato fondente ed alla ciliegia sotto spirito, al punto che ti sembra di stare assaporando un boero! La bocca è piena, pastosa, il gas è equilibrato, le note acide fanno da sfondo ad un vino di rara fattura.
Voto: 90/100
Vallée de la Marne Est

Jacky Charpentier
Vallée de la Marne Est - Vallée Moyenne de la Marne - Villers-sus-Chatillon
Réserve Brut s/a - dosaggio 9,5 g/l
Pinot Meunier 80% - Pinot Noir 20%
Vino fine, elegante, citrino, equilibrato, normalmente buono!
Voto: 86/100
Cuvèe Pierre-Henry Brut s/a - dosaggio 9 g/l
Identico assemblaggio del precedente, emoziona per le doti speziate e la ricchezza avvolgente: A tratti sottile, dispiega da subito la propria potenza discreta, il giusto equilibrio acido ed il corpo di tutto rispetto. Uno Champagne che si potrebbe definire tipico della Vallée de la Marne quando è utilizzato a maggioranza il Meunier smorzato dal Pinot Noir.
Voto: 90/100

Alexandre Filaine
Vallée de la Marne Est - Vallée Moyenne de la Marne - Damery
Cuvée Speciale Brut s/a - dosaggio 4,5 g/l
Pinot Noir 40% - Pinot Meunier 25% - Chardonnay 35%
Prodotto onesto e convincente, grasso in bocca, saporoso, abbastanza agrumato con lievi accenni di tannicità in un corpo medio; l'anidride carbonica, un po' troppo esuberante, disturba l'assaggio.
Voto: 83/100
Cuvée Confidence Brut s/a - dosaggio 2,5 g/l
Pinot Noir 40% - Pinot Meunier 25% - Chardonnay 35%
Secco, abbastanza equilibrato e complesso, propone una bella acidità che a lungo persiste per poi stemperarsi in note che ricordano i prodotti di pasticceria, come la torta al limone.
Voto: 86/100
Lamiable
Vallée de la Marne Est - Boucles de la Marne - Tours-sur-Marne
Grand Cru Extra Brut s/a - dosaggio 4,5 g/l
Pinot Noir 60% - Chardonnay 40%
Ottimo assemblaggio, con i due vini in equilibrio che riescono ad essere riconosciuti con piacere. Buona la complessità e l'insieme, soprattutto le doti di freschezza e di leggera citazione dei lieviti; un poco stonata la presenza dell'anidride carbonica, si direbbe non perfettamente amalgamata. Un buon classico prodotto.
Voto: 85/100 
Gatinois
 Vallée de la Marne Est - Entrée de la Vallée de la MarneAÿ
Grand Cru Millésime Brut 2006Pinot Noir 85% - Chardonnay 15%
Secco in modo quasi imbarazzante, tagliente come una katana giapponese, pulito, netto, cristallino nel suo essere essenziale. La dose dei tannini è consistente e non disturba, anzi; la componente citrina fodera le mucose, che in successione sono poi rivestite dalla seta del Pinot. Un grande Champagne da tutto pasto e da bersi da solo, per il piacere di vivere un'esperienza difficilmente dimenticabile.
Voto: 90/100
Vazart-Coquart
 Vallée de la Marne Est - Entrée de la Vallée de la Marne - Chouilly
Le uve provengono principalmente dalla Côte des Blancs.
Grand Cru Blanc des Blancs Réserve Brut s/a - dosaggio 8 g/l
Chardonnay 100%
Invadente la nota acida del pompelmo che tende a sopraffare il tutto, ma dopo pochi secondi si riescono ad apprezzare le caratteristiche fruttate e morbide del vitigno; ottimo vino, ma con limitata personalità.
Voto: 86/100
Grand Cru Blanc des Blancs Spécial Club Brut 2005 - dosaggio 8 g/l
Come è noto, sono solo 26 i produttori, tutti rigorosamente Récoltant-Manipulants, che possono far parte dello "Special Club", che ha regole assai severe riguardo la qualità e la rappresentanza del terroir.
Questo Champagne è di grande classe, esaustivo e senza sbavature, lo Chardonnay sviluppa tutte le proprie potenzialità con eleganza, in perfetta fusione: cremoso, complesso, elegante, avvolgente, fruttato e speziato; noti la creme brulee, il cacao, appena il te ed il caffè; agrumi deliziosamente amarognoli t'accompagnano nella scoperta di note fresche rassicuranti, come è rassicurante la sensazione di sazietà finale.
Voto: 91/100
Laherte Freres
Vallée de la Marne Est - Les Vallées du Cubry et du Darcy - Chavot
Blanc de Blancs Brut Nature s/a - vini del 2007 e 2008
Chardonnay 100%
Notevole la pastosità e l'equilibrio generale, soprattutto tra le componenti fruttate e l'acidità da arancia matura. La frutta tropicale stramatura ed una certa dose di sapidità sono assai gradevoli, sottolineate dalla secchezza tagliente e dalla mancanza della liqueur d'expédition.
Voto: 87/100
Millésime Prestige Brut 2005 - dosaggio 3 g/l - sboccatura gennaio 2012
Chardonnay 85% - Pinot Meunier 15%
Ampio e maturo, cremoso, pastoso e quasi grasso, la presenza del Meunier bilancia e limita l'eccesso di fruttato dello Chardonnay, conferendo note di secchezza di tutto rispetto. Una certa dose di spezie vanno a braccetto con il gradevole agrume e con la crema pasticcera caramellata. I vini base non hanno subito la malolattica.
Voto: 90/100

Josè Michel
Vallée de la Marne Est - Les Vallées du Cubry et du Darcy - Moussy
Special Club Brut 2005Pinot Meunier 50% - Chardonnay 50%
Uno Special Club che appare non molto elegante, privo di quelle note superiori che caratterizzano questi vini d'eccellenza: forse la presenza massiccia del Meunier ha giocato un ruolo per così dire limitante, se non negativo. È comunque ottimo e strutturato, speziato e vegetale come si conviene, ma ...
Voto: 84/100 

Montagne de Reims

Sadi Malot
Montagne de Reims -Grande Montagne - Villers-Marmery
Premier Cru Blanc de Blancs Vieille Reserve Brut s/a - vini del 2007 + riserve - dosaggio 8 g/l
Chardonnay 100%
Stupisce la limitata espressione dello Chardonnay in questo vino abbastanza secco, citrino, sorbevole ma avaro d'emozioni e di ricordi.
Voto: 82/100
Premier Cru Blanc de Blancs Brut 2007 - dosaggio 7 g/l
Decisamente magro, sia al naso sia in bocca, si fa bere ma lascia tracce con difficoltà.
Voto: 81/100
Marie-Noëlle Ledru
Montagne de Reims - Grande Montagne - Ambonnay
Grand Cru Extra Brut s/a
Pinot Noir 85% - Chardonnay 15%
Vino di rara eleganza ed equilibrio, di lunga persistenza, ricco e diffusamente citrino con fondo amarognolo di pompelmo; il corpo possiede buona consistenza, anche se sembraessere in bilico tra il medio ed il magro; in bocca si stratifica, lasciando cogliere le differenti componenti.
Voto: 88/100
Gran Cru Blanc de Noirs Cuvée du Goulté Brut 2007
Pinot Noir 100%
Uno Champagne praticamente perfetto: entusiasma per la finezza unita ad un corpo quasi possente, per l'impressionante sequenza di spezie che sfumano nel cacao e nel caffè; la freschezza si sposa all'effervescenza misurata e stupiscono i lievi tannini, che puliscono la bocca e permettono di soffermarsi sulle tracce saporose che a lungo permangono.
Voto: 93/100
Jean Vesselle
Montagne de Reims - Grande Montagne - Bouzy
Oeil de Pedrix Brut s/a - dosaggio 6 g/l
Pinot Noir 100%
Affascinante il vago colore rosa antico di questo Champagne! Leggere sfumature guizzano nel bicchiere e ipnotizzano, spiazzano.... Ma poi lo si assaggia e si rimane senza parole, completamente rapiti dal succedersi delle sensazioni che si trasformano in emozioni olfattive e gustative. Superbo ed austero, potente e discreto nel raccontarsi, si percepiscono le multiformi sfumature del Pinot Noir; l'acidità diventa morbida, la secchezza s'evolve in velluto setoso, un che di vinoso fa capolino ed apre la porta all'ingresso delle componenti speziate e balsamiche...
Voto: 92/100
Côte des Blancs
Lancelot-Pienne
Côte des Blancs - Cramant
Grand Cru Blanc des Blancs Cuvée Table Ronde s/a - dosaggio 7 g/l
Chardonnay 100%
Esuberante, gradevole, citrino, abbastanza tipico della zona, ben fatto ma povero d'emozioni.
Voto: 82/100
Grand Cru Blanc des Blancs Cuvée Marie Lancelot Brut 2006 - dosaggio 7 g/l
Un buon Chardonnay con gradevole evoluzione ed apprezzabili note di lievito, rassicurante nel suo essere per così dire standard.
Voto: 84/100
Bonnet-Gilmert
Côte des Blancs - Oger
Grand Cru Blanc des Blancs Cuvée de Reserve s/a - vini del 2006 e 2007 - dosaggio 5 g/l
Chardonnay 100%
Pienamente riconoscibile l'uva, che dona sentori di frutta matura e tropicale uniti al cacao, caffè, crema pasticcera; assai gradevole l'agrumato che caratterizza l'acidità discreta, quasi sommessa; il vino entra in bocca con irruenza, poi s'allarga e diventa quasi morbido e vellutato. Un tipico rappresentante dei sapori tipici della Côte des Blancs.
Voto: 84/100
Grand Cru Blanc des Blancs Cuvée de Réserve 2006 - dosaggio 6 g/l
Chardonnay 100%
Tutte le caratteristiche della Cuvée non millesimata si ritrovano qui amplificate, con l'aggiunta di note amarognole che danno un tono di austerità, quasi di severità, ad un vino secco e tagliente. È uno Champagne classico, che lascia la bocca asciutta e netta, abbastanza soddisfatta.
Voto: 88/100
J.L. Vergnon
Côte des Blancs - Le-Mesnil-sur-Oger
Grand Cru Blanc des Blancs Eloquence Extra Brut s/a - vini del 2007 più 25% vini di riserva - dosaggio 3 g/l
Chardonnay 100%
Secco, austero, crudele, tagliente come una lama di rasoio, è uno Champagne non facile, poiché richiede attenzione, concentrazione ed una buona esperienza degustativa. Un vino maschile, duro ed esasperato nel suo andare dritto allo scopo di colpire e sorprendere; unica manchevolezza, l'esiguità dei profumi, ma è un peccato veniale, a fronte del'immagine possente che rappresenta.
Voto: 90/100
Grand Cru Blanc des Blancs Résonance Brut 2006Chardonnay 100%
Un altro vino austero e severo, che tuttavia non ha ancora sviluppato tutte le potenzialità: è probabile che necessiti di ulteriore tempo in bottiglia.
Voto: sospeso
Sézannais et Vallée du Petit Morin
Jaques Copinet
Côte de Sézanne - Montgenost
Blanc des Blancs Cuvée Marie Etienne Brut 2004 - dosaggio 7 g/l
Chardonnay 100%
Il finale è caratterizzato da un amaro erbaceo, mentre permane gradevolmente la buona acidità, essenzialmente d'agrume; poco cremoso, abbastanza timido nell'elargire profumi, a tratti scorrevole.
Voto: 81/100
Côte de Champagne

Jean Velut
Côte de Champagne - Montgueux
Millésime Brut 2005Chardonnay 100%
Secco e fruttato, fresco, assai gradevole con apprezzabili note vegetali, rappresenta degnamente il terroir dei dintorni di Troyes. Ottimo prodotto, versatile e rassicurante nella sua apparente semplicità, che richiede un poco d'attenzione per trasformarsi in buona complessità.
Voto: 86/100

Côte des Bar
Vincent Couche
Côte des bar - Trois Vallées - Buxeuil
Zero Dosage s/a - vini degli anni 2000-2001-2003
Pinot Noir 70% - Chardonnay 30%
L'ingresso in bocca è un po' problematico per la notevole acidità, che in seguito si stempera e diventa meno aggressiva. Presenta buona persistenza, il corpo è medio, quasi magro, i profumi sono abbastanza limitati. È comunque gradevole e beverino, non impegnativo.
Voto: 84/100

giovedì 4 ottobre 2012

BRUNO PAILLARD - NEC PLUS ULTRA 1999

Avevamo già scritto del capolavoro di Bruno Paillard qui, colpiti dalla cascata di sensazioni.

Ieri ci è stata offerta l'opportunità, ed il privilegio, di assaggiare la nuova annata posta in commercio, quella del 1999.
Innanzitutto, s'è verificata la conferma dei giudizi espressi a suo tempo, ma poiché la nevrosi della ricerca della perfezione è sempre in agguato e non si riesce, o non si vuole, tacitarla, ci armiamo di una potente lente d'ingrandimento per poter scovare non diciamo un pelo nell'uovo, ma una molecola del suddetto crine.
Morbido e potente, acidulo e raffinato, complesso e progressivo, vinoso e soave, eccetera eccetera.
La vendemmia del 1992 è stata eccezionale, quella del 1996 meno, a detta di Bruno Paillard, presente alla degustazione. "...e si sente!..." qualcuno dei presenti ha affermato, sicuro del fatto suo, dopo aver bevuto, non assaggiato!, in fretta in mezzo a tanta gente stipata in poco spazio e immerso in una certa confusione: converrete che erano le condizioni ideali per apprezzare le più minuscole sottigliezze.

Noi ci limitiamo a dire che è ancora troppo giovane, che necessita di qualche anno in più di riposo in bottiglia, ma che nonostante ciò rimane uno Champagne emozionante.

Ha evocato l'immagine di una molla compressa, pronta ad espandersi con misurata ma ineluttabile violenza.
Speriamo di tornare ad incontrarlo tra qualche anno per assaporarne l'evoluzione.

venerdì 28 settembre 2012

ITINERARIO LIGURE

Si tratta, purtroppo, d'un viaggio virtuale, solo sensoriale, guidato con passione da Andrea Briano, Delegato Onav per la provincia di Savona.
Dopo un'approfondita descrizione delle caratteristiche geologiche e climatiche delle diverse zone, sono state aperte ben 14 bottiglie: Andrea ne aveva portate 21!
Non era da molto che avevo incontrato questi vini, ma quello che è stato molto interessante, ed istruttivo, è aver potuto verificare lo stato dell'arte della produzione enoica ligure.
Di seguito riporto alcune note di degustazione.

Vigna Sorì 2011Poggio dei Gorleri, Vermentino Doc Riviera Ligure di Ponente 
Lavorato interamente in acciaio, si presenta fine, elegante, non molto ricco, fruttato ed appena speziato, con spiccate note minerali. Ricorda fiori di campo, erba appena tagliata e subito la memoria ti presenta il riesling, al quale è scorretto paragonarlo, ma, si sa, la mente ogni tanto gioca con noi.
Gradevole è la corrispondenza naso-bocca, così come la piena sensazione di grassezza e, di nuovo, la mineralità assai evidente. M'è piaciuto molto l'alcol, rotondo e morbido, da raffinato distillato.
Voto: 84/100

Colla Micheri 2010, Cascina Praié, Vermentino Doc Riviera Ligure di Ponente
Le viti di circa 35 anni insistono su terreni misti, limosi e calcarei, coltivate nei comuni di Andora e Testico. Le uve subiscono macerazione pellicolare in pressa per 12 ore ed i mosti fermentano e sono mantenuti, con batonnage, in acciaio. Successivamente, il vino è travasato in botti con l'aggiunta di lievito di birra: Massimo Viglietti sostiene che i lieviti formino una sorta di pellicola sulle pareti delle botti ed evitino l'eccesso di sentori di legno nel vino finito, pur aggiungendo complessità ed eleganza. Prima dell'imbottigliamento, il vino è microfiltrato e accetta l'aggiunta d'una piccola quantità di vino mosto proveniente dalla stessa partita, come liqueur per dare 2 gr/lt di zuccheri.
All'assaggio, il vino risulta morbido, rotondo, complesso, con vaghi sentori di legno. Entra in bocca e sembra che la voglia abbandonare in fretta, ma poi s'apre e la pervade tutta, regalando ottime sensazioni tipiche del vitigno, compresa quella punta di minerale che distingue il Vermentino.
Voto: 82/100

Acini rari 2008, Rocche del Gatto, Vermentino Doc Riviera Ligure di Ponente 
Colore giallo oro affascinante fanno da cornice a profumi eleganti e compositi, che ricordano la frutta tropicale, la crema caramellata, un non so che di fumé, accompagnati dalla presenza discreta ma determinante delle note minerali. L'assaggi e la bocca è letteralmente invasa, occupata con un'irruenza che sorprende; è fresco, correttamente acidulo, beverino, perennemente in bilico tra il secco ed il morbido. Si tratta d'un vino che lentamente sìè evoluto e che continuerà a farlo per altri anni.
Una volta di più Fausto De Andreis ha saputo far convivere la perfetta pulizia alla pura tipicità.
Voto: 88/100

Il Canneto 2011, Cascina Praié, Pigato Doc Riviera Ligure di Ponente 
Provengono da Testico le uve che subiscono, per il 50%, macerazione fermentativa per circa 3 giorni, come se fossero rosse; terminata la macerazione la massa, dopo pressatura, è trasferita in tonneaux austriaci di legno di acacia non tostati; al termine della fermentazione, batonnage settimanale per circa 4 mesi e successivo trasferimento in acciaio; tutte le fasi di questa vinificazione sono condotte senza l’uso della solforosa. Si esegue l'unione delle 2 vinificazioni.
Non deve trarre in inganno il colore chiarissimo, che contrasta con la dichiarata macerazione sulle bucce; è un Pigato aromatico con sentori netti di salvia, rosmarino, erbe oficinali, tiglio e fiori carnosi; gli aromi evocano sensazioni gustative dolci, che puntualmente si presentano in modo discreto. Grasso e pastoso, è apprezzabile la nota amarognola che unita alla giusta acidità conferisce eleganza; lo bevi e la bocca rimane asciutta e netta, e ti viene desiderio di riempirla di nuovo.
Voto: 89/100


Pigato 2011 Doc, Tenuta Maffone, Riviera Ligure di Ponente
Da vigne poste a 700 metri arrampicate sui ripidi pendii terrazzati, questo vino ha sorpreso ed affascinato, soprattutto per la sua mineralità, che lo rende austero e crudele nell'affermarsi, non permettendo di divagare. Ha profumi dolci e delicati di mela e di erbe aromatiche, che sfumano in quelli dell'uva. La bell'acidità lascia momentaneamente il posto all'alcol rotondo, per poi riappropriarsi della bocca e lasciarla ampiamente soddisfatta.
Voto: 87/100

Torre Pernice 2008, Sartori, Pigato Doc, Riviera Ligure di Ponente
Il colore oro ha messo in allarme, così carico e denso: ed infatti, il naso riconosce note ossidative con una certa presenza di volatile. Purtroppo, è un vino sul viale del tramonto, se non già tramontato.
Voto: NC

Vermentino 2011 Doc, Lunae, Colli di Luni
Là dove la Lunigiana incontra il mare si trovano i Colli di Luni, emozionante spettacolo di stretti terrazzamenti che moltiplicano la superficie delle colline, a prezzo di secolari sacrifici e sudori. Questo Vermentino è pressoché perfetto, riesce a riunire tutte le migliori, e tipiche, caratteristiche dell'uva, sapientemente preservate e valorizzate dall'Azienda Lunae. Tripudio di fiori e di frutta intimamente legati alle note minerali; lo assaggi e ti sorprende per la sequenza delle sensazioni, così ricche e composite; a titolo d'esempio ricordo la noce, la mandorla, un che di crema pasticcera ed un finale amaricante; affascinante la qualità dell'alcol, degno di un grande distillato.
Voto: 90/100

Ormeasco di Pornasco Doc 2009, Durin, Riviera Ligure di Ponente
Sembra che l'uva Ormeasco sia stata importata intorno al Mille in Liguria dagli Arabi in un borgo chiamato Ormea e sembra che sia imparentato con il Dolcetto, col quale condivide parte del codice genetico. La bottiglia che è stata degustata non ha particolarmente entusiasmato, nonostante i profumi vinosi e fruttati, per altro conditi da note di medicinale non gradevoli. In bocca s'è subito smontato nelle sue componenti, lasciando mediocri ricordi.
Voto: 78/100

Cervorosso 2010, Cascina Praié, Colline Savonesi Igt
Frutto dell'unione di Sangiovese, 80%, e Syrah, 20%, è un vino delicatamente speziato che ricorda il pepe ed il chiodo di garofano, contornati da fiori rossi e frutta ben matura. Fondamentalmente corretto con bella chiusura amarognola, è gradevole ed onesto, fatto per piacere senza impegnare più di tanto il bevitore.
Voto: 83/100

Sciurbì 2009, Cascina Praié, Colline Savonesi Igt
Granaccia in purezza, sfrutta in buona misura i caratteri del vitigno. Si presenta austero, appena scostante al naso per certe note aggressive e confuse. In bocca è abbastanza morbido con gradevoli note vegetali: lo si potrebbe definire ruffiano o, se la definizione appare troppo forte, piacione.
Voto: 84/100

Rossese di Dolceacqua Doc 2011, Poggi dell'Elmo
Appena accosti il naso al bicchiere sei colpito dal profumo inconfondibile del melograno, seguito da spezie che ti rimandano ai tropici; poi, cogli i fiori di campo e l'erba bagnata dal temporale. Lo assaggi e lo trovi onesto, immediato, assai gradevole nella sua disarmante semplicità, che ti coinvolge.
Voto: 82/100










lunedì 23 luglio 2012

INCONTRO DEL TERZO TIPO CON IL BRAMATERRA


So per certo che mi saranno perdonati il ritardo col quale ne parlo ed il titolo holliwoodiano, ma ......
Tempo fa ho partecipato ad una serata dedicata solo al Bramaterra; ero convinto di aver perduto gli appunti, ma, ritrovatili, non posso passare sotto silenzio emozioni e sorprese così interessanti.
Per ogni vino indico anche la zona di produzione, poiché permette d'apprezzare, ancora una volta, le differenze generate dai suoli differenti.
Casa del Bosco di Mattia Antoniotti, Bramaterra 2008 - Sostegno
Nebbiolo 70%. La macerazione, 18 giorni, e la successiva fermentazione avvengono in vasche scavate nella roccia viva, poi il vino riposa per circa tre anni in botti di media grandezza. Gioiosamente giovane, minerale, con tannini molto promettenti accompagnati da una buona acidità, tipica del vitigno. Voto 86/100
Baldin, Bramaterra 2008 - Lozzolo
Vino scorrevole, quasi acquoso, dai profumi limitati e tannini non invadenti, tende ad abbamdonarti presto. Voto 80/100
Colombera, Bramaterra 2007 - Masserano
Nebbiolo 70%, da agricoltura biodinamica: 15 giorni di macerazione in vasche d'acciaio e successivi 20 mesi in legno.Profumi di frutta matura e fresca lasciano il posto a spezie delicate, è un vino minerale dai tannini morbidi, con una leggera nota dolce nel finale ed un principio d'evoluzione; ottimo futuro. Voto 88/100
Tenute Sella, Bramaterra 2007 - Villa del Bosco
Un poco chiuso, poi s'apre con discrezione, proponendo ricchezza di sentori ed accentuata morbidezza; anch'esso presenta buona mineralità, speziatura contenuta e frutta matura, quasi in confettura; la tannicità è gradevole e misurata. Voto 88/100
Mussa, Bramaterra 2007 - Lozzolo
Decisamente ferroso, molto interessante, vinoso, complesso, fruttato, assai unico nelle sue differenti componenti, a tratti sorprendente. Voto 89/100
Vampari, Bramaterra 2007 - Masserano
Stupiscono, ed affascinano, i profumi di fiori appassiti, la varietà delle spezie, l'eleganza, la completezza generale; un tipico rappresentante di questa tipologia. Voto 87/100
La Ronda di Barboni, Bramaterra 2006 - Roasio
Il vino presenta un buon inizio di terziarizzazione, è morbido e sapido con sentori di cuoio e di cioccolato fondente, giustamente fruttato e con palesi note di gioventù. Voto 85/100
Diana, Bramaterra 2004 - Brusnengo
Tendenzialmente semplice, beverino, meno minerale degli altri vini, con buoni tannini, poco profumato e fruttato, abbastanza speziato, forse un poco molle. Voto 81/100
Sartor, Bramaterra 2002 - Brusanengo
Vino decisamente evoluto con più che buona terziarizzazione accompagnato da note fresche; spezie ed alcol elegante e morbido. Voto 84/100
La Palazzina di Leonardo Montà, Bramaterra 2001 - Roasio
Vino dall'equilibrio perfetto, propone tutte le migliori caratteristiche dell'uva Nebbiolo; senti il cacao, le spezie, i canditi, le spezie, la frutta secca e quella matura, il cuoio, la liquirizia, eccetera; morbido e suadente, a tratti austero, evoluto con amore, accattivante, è beverino pur saziando. Voto 91/100
Tenuta Monolo, Bramaterra 1985 - Roasio
Ottimo vino, si potrebbe dire perfetto! Stupiscono le note evolutive che lasciano ancora spazio alla fresca gioventù; All'inizio sembra semplice e ti fa pensare che abbia fatto il suo tempo, poi, come per incanto, s'apre e si manifesta in tutta la sua misurata eleganza ed opulenza; noti allora ricordi di pasticceria da forno, di ciliege sotto spirito, cacao, caffé, legni nobili; poi, di colpo, fuorisce inaspettato e violento il tamarindo! L'alcol di gran qualità avvolge ed ammorbidisce un vino che ti rimane nella memoria. Voto 94/100

In conclusione, una bellissima rassegna di ottimi vini, purtroppo non molto conosciuti fuori dall'ambito locale, che testimoniano e confermano le grandi potenzialità di uno dei vitigni più nobili, il Nebbiolo.

sabato 21 luglio 2012

BOLLICINE DAL MONDO

Riunire in una sola serata nove esempi di vini rifermentati in bottiglia non è facile, ma è entusiasmante ed istruttivo.

Le sorprese si sono sprecate, dimostrando ancora una volta come il mondo del vino sia in fermento, mi si perdoni il gioco di parole, e come non ci si possa adagiare su posizioni, e convinzioni, più o meno consolidate.
S'è iniziato con il Crémant de Bourgogne Blanc de Blanc di Domaine Vitteaut-Alberti.
Un vino sottile e delicato, gradevolmente frizzante, che riesce a coniugare la dolcezza dello Chardonnay, qui all'80%,  con l'acidità e la leggera aromaticità dell'Aligoté, che con il suo 20% contribuisce all'eleganza; le uve provengono da due delle zone più vocate della Borgogna, la Côte Chalonnaise e la Côte de Beaune; dopo l'assemblaggio, passano circa sedici mesi prima di essere sboccato e ricolmato; sono davvero interessanti le note citrine, che aumentano la sensazione di asciutto e di soddisfazione all'assaggio.

A seguire il Crémant d'Alsace Trilogy Zero Dosage 2007 di Domaine Fernand Engel.
Da agricoltura biologica certificata, propone Chardonnay 80%, Pinot Noit 10% e Pinot Gris 10%, uve provenienti da terreni principalmente argillosi con presenze di calcare; tre anni di tempo sono necessari per sviluppare una certa ricchezza e pastosità cremosa, che rimandano ai classici vini alsaziani; qui il dosaggio zero esalta le doti di mineralità e di acidità, che permangono abbastanza a lungo, lasciando le mucose asciutte; interessante la sapidità, che invoglia a bere un vino che rimanda alle uve d'origine.


Restando in Europa centrale, è stato assaggiato un vino austriaco, Brut Bründlmayer 2007, risultato dell'assemblaggio di Pinot Nero, Zweigelt e St. Laurent.
A circa 70 km a nord-ovest di Vienna, nella Bassa Valle del Kamp, i vigneti terrazzati sono protetti dalle foreste circostanti e sfruttano il calore trasmesso dal terreno roccioso. 
Il vino è decisamente sapido e profumato, abbastanza tagliente all'inizio, per poi stemperarsi in un insieme di sensazioni morbide con finale appena abboccato; fresco ed agrumato, di medio corpo, con buona evoluzione, degno rappresentante della via austriaca al metodo classico.


Con una certa difficoltà sono stati fatti arrivare due vini dalla Georgia: Schuchmann Chardonnay Blanc de Blancs 2009
Ottenuto da uve Chardonnay, si fregia della denominazione Napareuli, che individua un'area sul lato sinistro del fiume Alazani; dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia sui lieviti, s'ottiene un metodo classico molto gradevole,abbastanza elegante con un corpicino niente male; gli agrumi sfumano nella frutta matura, le caratteristiche dello Chardonnay sono messe in giusto risalto, è decisamente beverino; unica nota "stonata" è la quantità di zucchero, che, seppur in linea con i gusti dei consumatori dell'Est, limita la finezza.

Lievemente differente il Bagrationi 1882 Finest Brut 2007, anch'esso Chardonnay in purezza; è più elegante e profumato, le note fruttate sono apprezzabili e gradevolmente discrete, avvolte da sentori di pompelmo e da una lievissima ossidazione, che contribuisce a dare carattere ad un vino fatto bene, certamente rappresentativo dell'enologia di qualità della Georgia. Il nome dell'Azienda rimanda al principe georgiano Ivane Bagrationi-Mukhraneli, che iniziò a produrre vino spumante nel 1882; Bagrationi è una storica dinastia che governò il regno della Georgia fino all'annessione russa nel 19 ° secolo.
Piccola curiosità: si crede che la parola moderna "vino" derivi dal georgiano "gvhino".


La storia vitivinicola del Sud Africa è abbastanza recente, soprattutto se ci si riferisce alla qualità, perciò non può che sorprendere l'assaggio del Pongrácz Méthodo Cap Classique Brut.
Prodotto nella valle di Devon, vicino alla storica Stellenbosch, da uve Pinot Noir 60% e Chardonnay 40%, da uno dei migliori produttori sudafricani, The House of JC Le Roux.
Il nome è un grazioso omaggio a Desiderius Pongrácz, un conte Ungherese rifugiatosi in Sudafrica negli anni cinquanta del secolo scorso, brillante enologo che ebbe un ruolo importante nella viticoltura moderna del Paese.
I vigneti sono situati tra i 150 ed i 300 metri d'altitudine, hanno età media di 16 anni, subiscono notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, crescono su terreni misti a prevalenza argillo-ferrosa.
Dopo l'assemblaggio, le bottiglie attendono almeno due anni sui lieviti ed alcuni mesi in cantina dopo la sboccatura.
In dialetto sudafricano, questo vino è chiamato "vonkelwijn", vale a dire "vino che scintilla": definizione oltremodo azzeccata, perché è proprio così che si presenta ai sensi. Accosti al naso e sei subito colpito dalla balsamicità, seguito dalle frutta mature e profumate; una leggera nota di fragole di bosco s'affaccia timida, sopravanzata poi dall'irruenza della crema pasticcera e dal pompelmo rosa.
La rispondenza naso-bocca è assoluta, con l'aggiunta di una freschezza ragguardevole e di un'eleganza che raramente si trova nel panorama sudafricano. Il corpo è quasi possente e l'alcol è di squisita fattura, morbido e avvolgente.


La sorpresa maggiore è venuta dal Neozelandese Saint Clair Vicar's Choice Sauvignon Blanc Bubbles di Sain Clair Family Estate.
Situata nella zona di Marlborough, alla punta settentrionale dell'isola meridionale della Nuova Zelanda, l'Azienda è stata fondata nel 1978 e si è subito fatta apprezzare per la pulizia e la qualità dei suoi vini. 
Il clima risente della presenza dell'Oceano Pacifico, sia per i venti impetuosi, a stento ostacolati dalle montagne incombenti, sia per le temperature, che s'abbassano drasticamente di notte, mitigando il sole cocente del giorno: condizioni ideali per sviluppare sufficienti zuccheri ed acidità, oltre ad aromi unici.
Questo vino non fa eccezione, perché regala una ricchezza encomiabile unita alla gamma degli aromi tipici del vitigno; stupisce cogliere prepotente il frutto della passione, così acidulo e dolciastro al tempo stesso, che s'accompagna al pompelmo ed al melone maturo. Che dire della vena balsamica quasi mentolata, dell'impercettibile sentore di lieviti? Elegantissimo, teso, affilato come una katama giapponese, entra in bocca e non l'abbandona per lungo tempo, facendo rimpiangere il momento in cui la bottiglia, ahimé, si svuota.
Ritengo si possa affermare che sia un vino perfetto.


Il mondo anglosassone ha riservato un'altra emozione inattesa.
Gusborne Estate Blanc de Blancs 2007, prodotto in 5.000 bottiglie nella parte sud-orientale della Gran Bretagna, nell'antica scarpata di Kentish.
I cambiamenti climatici hanno riportato il sud dell'isola alle condizioni che conobbe Giulio Cesare e gl'investitori non si sono fatti scappare l'occasione di sfruttare questa nuova possibilità.
Nei venti ettari di vigneto, che presto arriveranno a trenta, si coltivano le uve tipiche della Champagne, su terreni argillosi misti a sabbia, a solo sei miglia dalla Manica, con risultati che ora lasciano quasi senza parole, come in questo caso.
Elegante quasi in modo imbarazzante, teso, fine, equilibrato, citrino e profumato, lo Chardonnay esprime tutta la propria eleganza discreta, quando è correttamente interpretato per essere spumantizzato. Il corpo è presente in un contesto di freschezza e frutta matura, alle quali alcune sensazioni di lieviti e di legno donano un che di sofisticato.

In chiusura della serata, è stato proposto il Cava Recaredo Brut Nature 2006.
In Spagna si producono milioni di Cava, spesso di media, se non bassa, qualità, ma, come sempre accade in questi casi, c'è chi eccelle.
Qui si è in presenza  del classico uvaggio, Xarel-lo 46% Macabeu 36% Parellada 18%; composto, fruttato con sfumature di confettura, abbastanza secco, decisamente balsamico, composto nell'effervescenza, equilibrato; nonostante sia un nature, presenta leggere note dolci, che non guastano ed arrotondano l'acidità dell'uva preponderante.


SEMPRE BOLLICINE ......

Quale miglior bottiglia per festeggiare, si fa per dire, la fine di un lungo periodo di assopimento di Aepicurus se non un Nec Plus Ultra 1996 di Bruno Paillard ?
Negli anni si sono logorati gli aggettivi che si usano per descrivere un vino, ma in attesa che la lingua italiana generi nuovi vocaboli mi vedo costretto a riproporre antiche parole.

Bisogna riconoscere che il nome "Nec Plus Ultra" può dare un po' fastidio, poiché adombra una certa supponenza, che purtroppo è una malattia diffusa che colpisce chi fa vino.
Ma in questo caso si deve ammettere che la citazione latina calza a pennello.

Raramente ho assaggiato uno Champagne così complesso ed esaustivo, talmente perfetto da lasciare senza parole, sia per i motivi sopra riportati sia perché le sensazioni s'accavallano con tale velocità ed irruenza che risulta arduo fissarle ad una ad una.

Solo i Grand Cru di Bouzy, Verzenay, Oger e Le Mesnil sur Oger concorrono alla costruzione di questo NPU 1996, prodotto, come è ovvio, solo in certe annate: la prima volta toccò a quella del 1990, poi a quelle  del 1995 e 1996.
La fermentazione dei mosti avviene in barriques per nove mesi, durante i quali il vino s'arricchisce di profumi leggeri di legno e raggiunge complessità esaltanti ma discrete; nel luglio 1997 è stato compiuto l'assemblaggio, scegliendo le migliori ventidue botti, unendo Chardonnay e Pinot Noir in parti uguali, riempiendo solo 6523 bottiglie, che hanno riposato sui lieviti per dodici anni.
Dopo la sboccatura, con un'idea di liqueur, avvenuta nel gennaio 2009, le bottiglie sono state fatte di nuovo riposare per altri due anni in cantina prima di essere messe in vendita.

Lo versi, a temperatura di cantina fresca, in un calice adatto e ti colpisce il colore oro; poi, accosti, con un certo timore reverenziale, il naso ed inizi un viaggio, che ti porta lontano.
Sottile,quasi evanescente all'apparenza, etereo e perciò sorprendente; poi, all'improvviso, arrivano ondate di citazioni eleganti di fine pasticceria, frutte esotiche giustamente mature, legni tropicali suadenti; cerchi di selezionare i profumi e t'accorgi che fanno capolino i frutti rossi del sottobosco, che fanno da guarnizione ad una créme brulée di squisita fattura.

Potresti continuare affascinato, ma il desiderio, quasi necessità, dell'assaggio ha il sopravvento: secco, tagliente all'inizio, s'ammorbidisce man mano che la bocca si riempie e scopri l'altra faccia della Luna; morbido, cremoso, di raro equilibrio, fresco e a lungo persistente: i ricordi citrini si stemperano nelle note vellutate del legno delicato, che qui contribuisce al corpo senza quasi farsi percepire.
La soavità di un grande Chardonnay si fonde con la severa presenza di un Pinot Noir grandioso, che sottolinea la vinosità.

Sì, ti rendi conto che stai godendo di un vino, che, mi si perdoni, casualmente possiede delle bollicine, talmente l'anidride carbonica è fusa e discreta.
E tutto ciò, ed altro ancora, in un vino giovane, un adolescente di 15 anni!
Esprimere un voto è quasi un'offesa, ma difficilmente può valere meno di 98/100.

lunedì 7 maggio 2012

BOLLICINE BOLLICINE BOLLICINE

Il mondo dei blog che trattano di vino è da qualche giorno attraversato da un dubbio amletico: usare o non usare la parola "BOLLICINE"; a seguire, quando, e se, usare la parola "SPUMANTE".
Tutto ha origine da una dichiarazione di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta, che ha stigmatizzato quelle parola, giudicandole inadeguate, financo offensive, soprattutto riguardo il Franciacorta.
La polemica imperversa tra coloro che condividono, a vario titolo, le opinioni di Zanella e chi no; si assiste a dotte disquisizioni filologiche, a citazioni delle norme dei disciplinari, a considerazioni argute e talvolta piene di buon senso.
Non desideriamo partecipare all'orgia intellettuale, ma desideriamo sottolineare che un vino contenente anidride carbonica generata dalla seconda fermentazione, sia in bottiglia sia in autoclave, si può definire SPUMANTE e che questo termine non è affatto offensivo, è solo una constatazione.
In fondo, è sufficiente consultare un vocabolario della lingua italiana, come quello della Treccani, per scoprire che:
"spumante agg. e s. m. [part. pres. di spumare].– Che fa spuma, che spumeggia; raro con valore verbale, in usi letter. o poet.: tre calici spumanti Di latte inghirlandato (Foscolo). Nell’uso com., riferito quasi esclusivam. al vino spumante, cioè al vino ottenuto naturalmente dalla prima o seconda fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto d’uve, o di vini, caratterizzato, alla stappatura del recipiente, da abbondante sviluppo di anidride carbonica, proveniente dalla fermentazione. I vini spumanti si distinguono......"
 Usare il termine BOLLICINE per indicare un vino spumante riteniamo sia grazioso, sottolinea un rapporto d'amicizia e complicità, è una tipica sineddoche (chiediamo venia per la dotta definizione): l'aspetto più immediato di questa tipologia di vino sono o non sono le bollicine?
Si tratta anche di una sorta di soprannome, indice di familiarità e benevolenza.
Non risulta che mai un produttore della Champagne si sia adombrato per l'uso d'entrambe le definizioni.
Perché capita in Franciacorta?
Coda di paglia? Forse, ma spumeggiante.

lunedì 19 marzo 2012

SORGENTE DEL VINO 2012


Appuntamento annuale tra i più graditi quello alla Rocca dei Gonzaga, ad Agazzano, dal 3 al 5 marzo.

Il contesto è sempre affascinante, ma quello che colpisce di più è l'atmosfera che domina la manifestazione. Ti senti tra amici, tutti sono rilassati, i produttori disponibili a farti partecipe del loro lavoro, delle aspirazioni, pronti ad accogliere le osservazioni, in ultima analisi a confrontarsi con chi assaggia.
E di assaggi ne abbiamo fatti, talvolta per ottenere conferme, più spesso per scoprire nuove, o perfezionate, realtà.
Di seguito, gli incontri più significativi.


Esiste una certa ritrosia ad affermare che un'azienda sia espressione del territorio, poiché spesso s'abusa di questo concetto, ma questa volta non esistono differenti modi per definire Campi di Fonterenza, Siena, della quale abbiamo assaggiato:
- Rosa di Fonterenza 2011. 
Gradevolissima prova di botte: ha dato note di estrema pulizia abbinata a disarmante semplicità, è fruttato con buona acidità; sorprendente il sentore di uva.
- Pettirosso 2011.
Solo da uve Sangiovese, giovanissimo epperciò fruttato, con tannini già soavi, fresco e beverino, fa intravedere un grande futuro; brillante interpretazione della tipicità del Sangiovese.
- Rosso di Montalcino 2009.
Molto tipico, beverino nonostante la giovane età.
- Brunello di Montalcino 2007.
Imbottigliato a gennaio di quest'anno, è schietto e tipico, già avvolgente e con gradevole accenno di seta, che certamente s'evolverà nel tempo.

Càpita talvolta d'innamorarsi d'un produttore, perché i suoi vini suscitano emozioni sopite o perché interpretano con maestria ed amore un vitigno: è il caso di Porta del Vento di Camporeale, in provincia di Palermo, azienda condotta secondo i principi dell'agricoltura biologica e l'uso di prodotti biodinamici. Vigne di trent'anni e più distribuite su pendii scoscesi battuti dal vento - vicino sono state non a caso installati generatori eolici - forniscono uve lavorate con pazienza e cura maniacale.
- Porta del Vento 2010, Catarratto in purezza.
Delicatamente amarognolo, acido, esuberante, ancora un poco slegato, ma con le carte in regola per durare a lungo.
Interessante osservare la sua evoluzione, assaggiando l'annata 2007: è tagliente, complesso, balsamico, equilibrato e di grande soddisfazione.
- Sharay 2008.
Le uve Catarratto sono fatte macerare per trenta giorni in tini aperti senza controllo di temperatura, senza solforosa e lieviti estranei; sono poi spremute con torchio manuale ed il vino è affinato in botti di rovere da 25 hl per un anno. Elegantemente tannico, complesso in modo spiazzante, equilibrato, quasi suntuoso; s'apre con calma e pervade il naso e la bocca con sensazzioni che s'inseguono di continuo; il colore oro antico, quasi ambrato conclude il piacere dell'assaggio.
- Maqué 2010 Rosé.
Dalle trascurate, altrove, uve Perricone s'ottiene questo vino delicato e vinoso, dal caratteristico sapore di lampone e di fragola, un poco speziato, di facile beva nonostante la buona complessità generale, acuita dalla discreta tannicità.
- Mira 2009, Catarratto Metodo Classico.
Diciannove mesi sui lieviti per delle bollicine semplici, gradevoli, amarognole ed agrumate: da seguire nel suo migliorarsi man mano che l'Azienda s'impraticherà del metodo.

Molto interessante è stato l'incontro con Carbone Vini, giovane azienda della Basilicata.

- Fiano della Basilicata 2010
Fine, schietto, varietale, decisamente suntuoso; secco e quasi crudele nell'essere asciutto, con sorprendente finale morbido; i tannini sono lievi e contribuiscono all'immagine di estrema pulizia.
- Aglianico del Vulture Doc Terra dei Fuochi 2009
Sorprendente per la tipicità e per i riferimenti varietali, è un vino caldo come la lava del vulcano, morbido e ricco, vellutato ed insinuante.
- Aglianico del Vulture Doc Stupor Mundi 2007
Ottenuto da vigne vecchie coltivate sulle pendici del Monte Vulture, su terreni vulcanici. Le uve sono sottoposte a macerazione per due/tre settimane e vinificate in acciaio; il vino riposa in botti  e s'affina in bottiglia lentamente. Ricco, morbido vellutato, fruttato, sapido, speziato.


La Franciacorta riserva sempre delle sorprese, sia quando si constata il decadimento qualitativo sia quando si scoprono realtà per così dire nascoste. Questa volta è il caso di Aurelio Del Bono, titolare di Casa Caterina, a Monticello Brusati. Aurelio è uscito, o non ne ha mai fatto parte?, del Consorzio, perché desidera andare per conto suo, sperimentare senza sentirsi legato ad alcun vincolo.
I vini sono talvolta discutibili, ma hanno in comune il fascino della ricerca, anche se lascia un poco perplessi l'esiguo numero di bottiglie ed è naturale domandarsi: a chi sono destinati?
Abbiamo assaggiato un Cuvée 60, brut Nature 2006 solo da uve Chardonnay provenienti da tre differenti vigneti. Sessanta mesi di permanenza sui lieviti hanno generato un vino complesso, corposo, elegante, pulito, varietale, dai sentori di crosta di pane appena accennati.
- Brut Cremant 2004.
Sette anni sui lieviti per sole 3.000 bottiglie; la tostatura della barrique trae in inganno, poiché sembra che si sia esagerato con la liqueur; non ha entusiasmato.
- Brut Reserve Nature 2003.
96% di Pinot Nero e 4% di Chardonnay, 8 anni sui lieviti, sboccatura luglio 2010: con queste premesse ci si aspetta un vino potente, tannico, varietale, ricco e sapido, agrumato, dal fondo amarognolo, complesso, con la caratteristica acidità del Pinot Nero; ed è stato così!
- L'Estro 2006.
Taglio da uve Marsanne, Sauvignon Blanc e Viogner, si presenta amarognolo, alcolico, rotondo, fresco, acido; il Viogner ha dato il vegetale e l'acido, il Marsanne il corpo e la rotondità, il Sauvignon Blanc ha fatto da legante. Si tratta di un vino molto interessante, che fa il verso ai blasonati francesi.
-L'Estro 2002.
Un vino letteralmente smontato, le caratteristiche di ogni componente si sono separate ed il piacere in bocca è di molto diminuito.
- Vita Grama 2000
Classico taglio bordolese, 60 % Merlot, 35 % Cabernet Franc, 5 % Cabernet Sauvignon; ancora giovane, assai secco, molto pulito con gradevoli sentori di legno vecchio. Un vino completo, con ancora anni davanti a sé.




domenica 19 febbraio 2012

UNA PIACEVOLE SCOPERTA

Maremma toscana
Probabilmente arrivo tardi, chissà quanti altri ne hanno già parlato e scritto, ma io ho assaggiato solo ieri un vino che mi ha colpito.
Si tratta del Rosso dei Poderi, Maremma Toscana Igt 2009, Poderi di Ghiaccioforte, Barone Pizzini,  assemblaggio di Sangiovese 90%, Alicante 5%, Merlot 5%, ottenuto da uve biologiche, come ormai tutta la produzione di Barone Pizzini.
Rosso vivace e profondo, morbido, vellutato, fruttato, accattivante, beverino, quasi suntuoso.
Mi sento di affermare che sia un ottimo rappresentatnte delle ultime tendenze enologiche ispirate alla valorizzazione dei terreni coniugate all'applicazione dei principi dell'agricoltura "naturale".
Controllando la scheda dell'Azienda, si scopre che sono impiegate tecniche abbastanza sofisticate, tra le quali l'uso del rotomaceratore.
Ritengo sia interessante riportare alcune note che lo riguardano.
Il Vinificatore Maceratore statico o Rotomaceratore è formato da un serbatoiocilindrico orizzontale che può ruotare lentamente, in entrambi i sensi, intorno al suo asse longitudinale. La movimentazione del mosto, con la conseguente rottura del cappello di vinaccia, viene effettuata da particolari pale snodate. Durante la fermentazione è possibile dosare dell’ossigeno nella quantità desiderata tramite dei dispositivo di macro ossigenazione posti sui fondi. L'alimentazione del pigiato e lo scarico delle vinacce (per gravità) avvengono mediante un portello a tenuta ermetica mentre la fermentazione è, a volte, accelerata da un inoculo di mosto e vino. E' considerato un metodo di fermentazione "violento"

Mi ha colpito l'ultima frase: metodo violento; in un contesto di rispetto totale, quasi maniacale, per la natura, usare un accorgimento di questo genere stride, sembra quasi un controsenso o una negazione degli assunti di partenza.
Di fronte al risultato finale, però, devo ammettere che queste considerazioni passano in secondo piano, poiché la paicevolezza del vino ha il totale sopravvento.  Voto:  88/100





giovedì 16 febbraio 2012

IL VIALE DEL TRAMONTO

Quella bottiglia sarà aperta quando ....
Quante volte abbiamo detto questa frase, aspettando l'OCCASIONE! Che poi non è mai giunta. E così lei, la bottiglia, se ne sta nascosta nel fondo dello scaffale, sorniona, ad aspettare, paziente. Ma non se ne sta con le mani in mano, lavora, s'evolve, matura, si modifica, mentre noi ASPETTIAMO L'EVENTO.
Poi, un bel giorno, decidiamo: oggi ti apro!
TROPPO TARDI!
M'è capitato con una preziosa bottiglia di Gaston Chiquet Millésime Special Club Premier Cru 1997, sboccata il 18 luglio 2005, Chardonnay 70% e Pinot Noir 30%.
Ho perso l'attimo fuggente, l'ho aperta quando ormai l'evoluzione s'era ampiamente conclusa.
Un buon vino bianco, con sentori di cacao, caffé, te, accompagnati da lontani ricordi di frutta matura, forse tropicale. Gradevole la leggera ossidazione, il tappo era perfetto, unita alla delicata trasformazione delle note di lievito in sensazioni di tostato.
Il corpo s'era pressoché dissolto, così come l'effervescenza. Il colore s'era mantenuto sui toni dell'oro pallido.

Un'occasione perduta!
Qui si può leggere più o meno tutto sullo Special Club.

martedì 14 febbraio 2012

DELLA SERIE L'ALCOL FA MALE...

Pensavo di aver visto più o meno tutto. Ero preparato a non stupirmi più di nulla. Mi sentivo come il cyborg di Blade Runner:"voi umani...."
Poi, prepotente m'arriva la notifica di una cosa che ha dell'incredibile, sia per i contenuti sia per il perfetto pessimo gusto: "Possession, unholy wine collection".
Incuriosito, risalgo al sito che riprende la notizia ed ecco le immagini, che si commentano da sole.



“Evil Demon – Bloody Shiraz”, “Haunting Ghost – Spoory Cabernet”, “Old Witch – Cursed Pinot Noir” sono i nomi che sono stati attribuite a queste bottiglie da collezione [ma chi la fà?] da un genio del marketing.

Per fortuna, il vino ha le spalle talmente grosse che può arrivare a sopportare anche quest'operazione.
Viene, però, spontaneo considerare che talvolta si assaggiano dei vini che sono, quelli sì, morti.
Questi come saranno? Già in decomposizione? Da riesumare? Da seppellire?
MAH!

domenica 12 febbraio 2012

C'È ANFORA E ANFORA ….

Ricerche storiche affermano che il vino sia nato a sud del Caucaso, taluni affermano 6000 anni fa, altri 5000; tutti concordano sui recipienti utilizzati, giare di terracotta più o meno grandi.
In Georgia, che vanta l'impressionante numero di più di 500 varietà differenti di vite, si continua ad usarle, perpetuando antichi saperi, se non addirittura antichi sapori.
Una quindicina d'anni fa uno dei personaggi più controversi del mondo vinicolo, Josco Gravner, iniziò a sperimentare l'uso delle anfore interrate, con risultati spiazzanti ed entusiasmanti, ben presto seguito da altri produttori.
Poco tempo fa ho avuto l'opportunità di confrontare questa procedura applicata a qualche vino georgiano con altrettanti italiani: di seguito le degustazioni.


Prince Makashvili Cellar
Rkatsiteli 2006, Grand Cru Tsarapi
Rkatsiteli 2007, Clos des Figuiers
Questa varietà d'uva bianca dal nome impronunciabile è tra le più diffuse, qui vinificata secondo l'uso della Kakhetia, la zona più orientale: nelle anfore è fatto fermentare il mosto in presenza delle vinacce, per periodi che possono arrivare ai 6 mesi. I vini assaggiati denunciavano quest'uso, così ricchi di tannini, per altro non particolarmente aggressivi; l'acidità era mediamente alta, accompagnata da corpi medi, in parte riscattati dal grado alcolico un poco fastidioso. I profumi erano non del tutto puliti, definirei grezzi e grevi, con accenni a frutta mediamente matura, appena speziati.

Dello stesso produttore, è stato degustato il Saperavi 2006, Grand Cru Akhoebi; uva rossa da agricoltura biologica, fatta macerare a lungo sulle bucce; il vino si propone con un colore rosso intenso fitto, decisamente gradevole; i tannini corposi abbastanza persistenti non erano particolarmente aggressivi e si sposavano abbastanza bene con la discreta acidità. Anche in questo caso i profumi rimandavano a ricordi di terra e di fieno appena umido, di frutta matura, di spezie piccanti.

La rassegna è stata chiusa da un altro vino prodotto con uve biologiche, il Chardakhi 2008 di Iago Bitarishvili; le piante, di altre cinquant'anni, sono della rossa varietà Chinuri, pigiata con i piedi (così asserisce il bugiardino) e lasciata a lungo fermentare in anfora con le bucce. Imbottigliato nel settembre 2010, il vino non ha avuto il tempo d'ammorbidirsi, mantenendo aggressività e disarmonie ragguardevoli, al limite della potabilità; Nei fuggevoli momenti durante i quali si riusciva a dimenticare gli effetti devastanti, si potevano apprezzare le spezie mentolate ed il sapore dell'uva.

S'è trattato di un'esperienza interessante, che ha fatto andare indietro nel tempo, perché forse erano questi i vini che bevevano i nostri antenati, nel bene e nel male.

Il confronto con tre prodotti italiani è stato impietoso, forse perché siamo abituati ad altri sapori e profumi, a qualità frutto di continue sperimentazioni ed affinamenti.

L'Anphora Bianco 2007 del Castello di Lispida è ottenuto dalla fermentazione con lieviti propri dell’uva Tocai, in anfore di terracotta sepolte, con follature giornaliere, senza alcun controllo della temperatura; la macerazione sulle bucce prosegue per più di sei mesi, seguita dall'affinamento per 14 mesi in dolia di terracotta. Le caratteristiche tipiche del Tocai escono potenziate e prepotenti, in raro equilibrio; stupisce, nel panorama ricco e variegato, la finezza di fondo, l'estrema pulizia. Un vino naturale di valore.


Dal tormentato Carso proveniva il Vitovska 2006 Anfora di Vodopivec. Una vecchia conoscenza che ha confermato le potenzialità di quest'uva e la maestria nell'interpretarle. Il colore pieno e profondo introduce ai profumi intensi e modulati, che si susseguono senza fine; acidità perfetta, alcol equilibrato, componenti fruttate e floreali fuse con evidenti note balsamiche; il corpo si manifesta lento, poi si fa notare e sazia. Affascinante riconoscere le note varietali di un'uva che esprime appieno il proprio terrori.


Non poteva mancare l'indiscusso maestro nell'uso dell'anfora, Josko Gravner, con il suo Breg 2004, sapiente unione di Sauvignon, Chardonnay, Pinot Gris, Riesling Italico. Frutto della fermentazione e macerazione con le bucce per 7 mesi in anfore di terracotta interrate e del successivo affinamento per 4 mesi in anfore interrate, 36 mesi in botti grandi, 12 mesi in bottiglia. Raramente si sente la mancanza di aggettivi adatti, sia per numero sia per significato, a descrivere un vino: Breg riesce ogni volta a stupire ed affascinare, a farti intravedere cosa sarà in futuro, a farti maledire perché l'hai stappato troppo presto. Entra in bocca possente ma elegante, penetra nei ricordi di un mondo lontano, dimenticato ma non ancora perduto; coinvolgente, si fa fatica a separare le sensazioni, perché si vorrebbe gustarle ad una ad una.

Una sessione d'assaggi che ha sorpreso e rassicurato, che ha dimostrato come non sia tanto lo strumento che fa la differenza, ma la mano che l'utilizza.