mercoledì 10 novembre 2010

RECORD


Ad Hong Kong s'è tenuta un'asta di Sotheby,s nel corso della quale sono state battute 3 bottiglie di Lafite 1869, provenienti dalla cantina privata dello Chateau.
Il costo? alla portata di tutti, solo 5,4 milioni di dollari di Hong Kong, pari a circa 500.000 euro!

Nulla da eccepire circa la follia umana, però non posso fare a meno di chiedermi perché Lafite si sia privata di tali tesori: per fare cassa? non credo; per far lievitare le quotazioni dei propri vini? è probabile.
Non so perché, ma questa notizia, con le sue implicazioni, m'intristisce e lascia un po' d'amaro in bocca; forse anche una vena tannica sgradevole, per stare in tema.

venerdì 5 novembre 2010

6 CHAMPAGNE A CONFRONTO

Sono stato partecipe di una serata interessante durante la quale sono stati degustati e confrontati sei differenti Champagne; si doveve valutare la piacevolezza non disgiunta dalla qualità; s'è discusso e sono giunto alla conclusione che si ha a che fare con un vino che in ogni caso divide. Intendo dire che s'assiste alla separazione delle due anime del degustatore ed alla formazione di due gruppi differenti.
L'assaggiatore esamina dal punto di vista tecnico il prodotto, esprime giudizi il più possibile oggettivi e stila una sorta di classifica; ma quest'ultima poi tende ad essere rivista quando entrano in gioco le sensibilità personali.
Non si tratta di preferenze, bensì di fare riferimento ad un'idea platonica, ad un prodotto ideale che racchiude tutte le caratteristiche di questo vino-mito.E ciò comporta, inevitabilmente, che si formino due gruppi più o meno contrapposti, che dialogano e si confrontano, che però sono poco propensi a cambiare posizione.
Forse lo Champagne è l'unico vino che riesce a combinare questi guai.

Per ogni vino riporto la valutazione "tecnica" e la "classifica" finale; ne discendono interessanti considerazioni che confermano quanto affermato sopra.

Philipponnat Royale Reserve, Cuvée 242
Speziato, fruttato, poco floreale con sentori di pasticceria; Fresco, gradevole, lievemente dolce, citrino, di medio corpo, mediamente persistente.

André Clouet Brut Nature
Non particolarmente fine, gustoso con sentori di pasticceria; citrino, appena tannico, frutta matura con prevalenza dell'albicocca, grasso; la plqueur d'expetion è invadente.

Veuve Forurny et Fils, Brut Nature, Blanc de blancs
Pallido con odori non proprio puliti con sentori di solvente; magro, sapori di gomma e di medicinale.

Jaques Lassalle Premier Crû
Poco franco al naso; in bocca è dolciastro e la impasta; non ha carattere e presenta odori d'origine chimica

Marc Hebrart Premier Crû
Sentori di legno e di sottobosco, leggermente ossidato, minerale, con molta personalità, quasi fuori dal coro; è pastoso, citrino, fruttato, appagante, di medio corpo, persistente.

Gaston Quichet Tradition
Speziato, affumicato, ricco; presenta poca rispondenza naso-bocca; entra grasso e poi si sgonfia; è comunque gradevole per la sua complessità, le sensazioni minerali e di leggera affumicatura.



Classificazione "tecnica"
Marc Hebrart Premier Crû
Philipponnat Royale Reserve, Cuvée 242
André Clouet Brut Nature
Gaston Quichet Tradition
Veuve Forurny et Fils, Brut Nature, Blanc des blancs
Jaques Lassalle Premier Crû

Classificazione per "piacevolezza"
Philipponnat Royale Reserve, Cuvée 242
André Clouet Brut Nature
Marc Hebrart Premier Crû
Veuve Forurny et Fils, Brut Nature, Blanc des blancs
Gaston Quichet Tradition
Jaques Lassalle Premier Crû

giovedì 4 novembre 2010

150 ANNI SPRECATI?

Forse in realtà sono meno, ma non c'è motivo di sottilizzare, dopo tutto.
Mi riferisco alla notizia riportata dall'Agenzia ASCA: al prossimo Winefestival di Merano saranno presentate 150 magnum di un vino realizzato per il centocinquantenario dell'unità d'Italia.
Riporto la notizia:

I 150 anni d'Italia in un vino: arriva il ''rosso tricolore'' dell'Unita' del Paese che racchiude in un'unica bottiglia l'Italia del vino, una selezione dei vini da vitigni autoctoni piu' rappresentativi - dal Sangiovese al Sagrantino, dalla Barbera al Nebbiolo, dalla Corvina al Montepulciano, passando per Aglianico, Primitivo e Nero d'Avola fino al Cannonau - dei territori di tutte le regioni italiane, dalla Val d'Aosta alla Sicilia. Roberto Cipresso, winemaker italiano di fama internazionale, lo ha creato per le Citta' del Vino, che presenteranno la bottiglia n. 0 de ''Il Taglio per l'Unita''' il 5 novembre al ''Merano International Wine Festival''. ''La speciale cuve'e sara' realizzata in 150 magnum, tante quanti gli anni della storica ricorrenza, che - sottolinea il presidente delle Citta' del Vino Giampaolo Pioli - saranno donate al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come omaggio negli incontri ufficiali con i ''grandi'' della terra''.

E' inoltre il risultato di un raffinato assemblaggio eseguito personalmente da Roberto Cipresso che ha unito i vini prodotti esclusivamente con piu' di 20 vitigni autoctoni italiani messi a disposizione da oltre 30 aziende selezionate da lui stesso in rappresentanza di tutte le regioni italiane.

''Il risultato - aggiunge il presidente delle Citta' del Vino Giampaolo Pioli - e' un vino che esprime il concetto di unita' del Paese, intensamente desiderata nel momento in cui fu conseguita nonostante la condizione di frammentazione e la presenza di realta' complesse, differenti, che comunque riuscirono a sentirsi una cosa sola, forse proprio in virtu' di quelle differenze. Oggi c'e' bisogno di riscoprire quell'entusiasmo, e non esiste altro prodotto che sia il simbolo di tutta l'Italia come il vino''. Le diverse regioni d'Italia sono presenti all'iniziativa.

La Val d'Aosta con Les Cretes, Fumin Vigna la Tour Les Granges, Valle'e d'Aoste Fumin. Il Piemonte con il Barbera del Monferrato Superiore Conterno Fantino, Barolo. La Liguria con Bisson, Bracco Rosso Cascina delle Terre Rosse, Solitario Lombardia Nino Negri, Sfurzat Valtellina Cinque Stelle. Il Trentino con Barone de Cles, Teroldego Maso Scari. Il Veneto con Corte Sant'Alda, Mithias Allegrini, La Poja Alessandro Piovene Porto Godi, Thovara. Ma partecipa anche il Friuli Venezia Giulia con Le Due Terre, Cof Rosso Sacrisassi Ronchi di Cialla, Cof Cialla Refosco del Peduncolo Rosso. L'Emilia Romagna e' presente con Giovanna Madonia, Ombroso. La Toscana vanta la produzione di Argiano, Brunello di Montalcino Baricci, Rosso di Montalcino Forte, Orcia Rosso Petrucci Isole e Olena, Cepparello. Le Marche presentano Fattoria Le Terrazze, Rosso Conero Sassi Neri Oasi degli Angeli, Kurni. E poi l' Umbria con Arnaldo Caprai, Sagrantino Montefalco Sagrantino 25 anni. Il Lazio partecipa con Casale Cento Corvi, Giacche'. L'Abruzzo con Masciarelli, Montepulciano d'Abruzzo Villa Gemma. Il Molise con Cantine Cipressi, Macchiarossa. Andando piu' a sud nelle regioni italiane, la Campania e' presente con i vini Ocone, Aglianico del Taburno Diomede. La Puglia con Accademia dei Racemi, Primitivo di Mandria Dunico Tenute Rubino, Visellio Le Fabriche, Le Fabriche Rosso. La Basilicata con i vini D'Angelo, Canneto Paternoster, Don Anselmo Cantine del Notaio, Repertorio.

Infine, la Calabria mette in mostra Roberto Cerando e Petraro. La Sicilia Morgante, Don Antonio Di Giovanna, Nerello Mascalese Curto, Eloro Fontanelle Salvo Foti, Vinupetra. In ultimo la Sardegna Argiolas, Turrita Cantina Josto Puddu, Terras.
Mi permetto di osservare che la faticosa rincorsa alla qualità da parte del vino italiano trova di continuo ostacoli e prodotti che certo non aiutano; passi che siano dettati da bieche ragioni economiche (quale Paese ne è immune?), accettiamo pure che l'ignoranza e la miopia di certi produttori abbiano spazio, ma che uno stimato "winemaker" 8sgradevole definizione anglosasssone che in questo caso calza a pennello) s'inventi una "cosa" come questa è il massimo del minimo.
Soprattutto se confrontata con la "mission" del gruppo che Cipresso ha fondato: contiene affermazioni in stridente contrasto con quest'ultimo prodotto.
Alla faccia del terroir.....
Speriamo che il nostro Presidente della Repubblica, o chi per lui, abbia il buon gusto di non offrire questo "vino" agli ospiti stranieri come esempio del made in Italy.

venerdì 29 ottobre 2010

IN CANTINA DA BORGOGNO

Passare alcune ore a Barolo, presso la sede di Borgogno, è entusiasmante, oltre che istruttivo, perché permette di percepire l'evolversi dei vini e di essere partecipi delle manifestazioni della natura.
Di seguito le bottiglie degustate, se del caso con le relative valutazioni.

Dolcetto 2009
Vinificato solo in acciaio, presenta colori e profumi tipici; è vinoso, equilibrato,di medio corpo, vivace, accattivante.

Barbera d'Alba 2008
Speziato, vinoso, un poco evanescente e senza un grande corpo; la componente acida tende ad avere il sopravvento e penalizzan la parte fruttata; i sei mesi di riposo in botte grande non sembra abbiano dato i risultati sperati.

Barbera Superiore d'Alba 2008
In questo caso la permanenza in botte è di 12 mesi ed il risultato si fa sentire; i profumi sono abbastanza complessi ed evoluti, armoniosamente suddivisi tra le sensazioni di legno e di frutta. Anche in questo caso l'acidità è prevalente sulle componenti fruttate.

Barolo 2003
Giovanissimo ma già gradevole, quasi beverino; la frutta appena cotta è gradevole. Attendiamo la sua evoluzione. Voto: 87/100
 
Barolo 1998 Riserva
Speziato, netto, austero, fine, etereo, complesso, lento ad aprirsi ma poi si concede con piacere; molto gradevole la presenza del legno nobile e non invasivo.
In bocca sorprende per il corpo non all'altezza, per l'acidità appena sopra le righe; non lascia sensazioni vellutate ed i tannini non sono particolarmente entusiasmanti.
Non presenta corrispondenza tra naso e bocca e alla fine delude anche al naso, poiché tende a smontarsi, come se fosse evaporato in poco tempo; molto probabilmente non ha un grande futuro davanti a sé: Voto: 83/100
 
Barolo 1990 Liste
Ancora inespresso ed adolescente, stupisce comunque per la sua complessità ed assicura un grandissimo futuro. Voto: 94/100
 
Barolo 1989 Riserva
Ricco, assai tipico, presenta tutte le caratteristiche proprie del Barolo.
Austero, pulito, complesso, con acidità equilibrata; interessante presenza di frutta un poco dolce unita a tannini setosi, che lasciano la bocca vellutata; lento nell'esprimersi, è progressivo nel proporre le proprie virtù di equilibrio, anche se il corpo non è imponente; decisamente beverini. Voto: 94/100

Barolo 1985 Riserva
Siamo in presenza di una grande annata per tutta la zona; ricchissimo, speziato, giustamente terziarizzato, ha tutte le carte in regola per essere incluso nel numero delle grandi bottiglie.
D'altissima qualità, appagante e rassicurante, è un campionario di raffinati tessutivellutati di seta. Voto: 96/100
 
Barolo 1982 Riserva
Lento a manifestarsi, ma ineluttabile: è questa una dei meravigliosi regali del Barolo!
Possiede ancora tratti sorprendenti di gioventù, che fanno prevedere un futuro radioso. Voto: 97/100

giovedì 28 ottobre 2010

BOLLICINE ABISSALI

Spesso si usa l'aggettivo abissale con intendi dispregiativi, ma quando si riferisce ad un vino fatto maturare in fondo al mare si deve fare attenzione.
Già avevo riportato la notizia di casse di Champagne di qualche secolo fa ritrovate nel Mare del Nord, e detto per inciso delle quali non si sa più nulla, avanzando dubbi sulla potabilità del contenuto.
Scopro oggi, ammetto con colpevole ritardo, che nel 2009 un produttore ligure ha posto a 60 metri di profondità, di fronte a Portofino, delle bottiglie, affinché avvenga la presa di spuma; saranno recuperate dopo 18 mesi, sboccate e messe in commercio per il Natale 2010.
Si tratta di un assemblaggio  "variabile secondo le annate" che prevede Bianchetta Genovese, Vermentino, Pigato; la vendemmia è precoce e si prepara il vino base spumante con tecnica con l'alzata del cappello della vinaccia (?!), fermentazione a temperatura controllata" .
Qui e qui alcuni interessati riferimenti, che illustrano il progetto.
Italiani, un popolo di navigatori, pittori, artisti, inventori e ..... fantasiosi markettari, nel senso di esperti di marketing.....
PS: sembra che le 6500 bottiglie siano già state tutte vendute.

"METODO TOSCANO"? NO, GRAZIE

Dopo un paio di mesi oserei definire "blog-sabbatici", ritorniamo a proporre gli appunti di viaggio nel mondo dei sensi e del vino.
Il materiale accumulato necessita d'un po' di tempo per essere convenientemente smaltito, ma ce la faremo.
Per iniziare, riporto una notizia casualmente trovata in internet.
Sul periodico on-line "La Ghigliottina" Elena Pravato comunica un nuovo "metodo toscano" per produrre vino con le bollicine; per coloro che non desiderano collegarsi con l'originale, riporto qui il testo.

Il nuovo metodo “Spark” o “Toscano” per ottenere lo spumante verrà presentato il 25 giugno presso la Fattoria di Poggio Capponi, la prima azienda italiana ad averlo sperimentato.
In seguito alla pubblicazione di un bando della Regione Toscana per la salvaguardia delle uve a bacca bianca, a rischio di sostituzione con vitigni d’uve a bacche rosse che hanno reso celebre la terra etrusca, Osvaldo Cavalzani, contitolare dell’omonima azienda di Cadenzano, e l'enologo Fabrizio Cardini, specializzato nell’arte spumantistica hanno dato vita a quest’innovativo processo di spumantizzazione.
Si è voluto coniugare il metodo classico o champenoise, dove la rifermentazione (necessaria alla formazione delle bollicine) avviene in bottiglia, e il metodo charmat, dove la rifermentazione del vino avviene in grandi contenitori d’acciaio e successivamente imbottigliato. Protagonista del metodo “Spark” è la piccola botte in acciaio inox (di capienza 30-35 litri) denominata “champagnotta”dotata di una valvola per eseguire le due operazioni tipiche del metodo classico, ossia la sboccatura (l’eliminazione delle fecce dei lieviti esausti, in parole povere “ i residui della rifermentazione”depositatosi sul tappo )e l’immissione del “liqueur d'expedition”(o sciroppo di dosaggio, distillato di vino e zucchero che va a ricolmare la bottiglia e a stabilire la dolcezza dello spumante Brut ed Extra-brut, Dry ed Extra-dry, Abboccato o Dolce).
La champagnotta è stata realizzata dall’azienda Cavalzani Inox ......I pregi di questo metodo sono la possibilità di poter usufruire anche di zone luminose per la maturazione del prodotto grazie all’acciaio della champagnotta, la maneggevolezza della medesima, la possibilità di utilizzare direttamente il contenitore per la distribuzione alla spina, l’ottima qualità del prodotto finale anche utilizzando vitigni poco nobili.
Inoltre, secondo quanto annunciato al quotidiano la Nazione dal titolare dell’azienda fiorentina, il dott. Osvaldo Cavalzani, potrà esserci la possibilità di noleggiare le attrezzature necessarie per le aziende che vogliano intraprendere la produzione di spumante con metodo”Toscano”.
Sorvolo sul taglio parapubblicitario del pezzo (ma si sa che gli articoli cosiddetti "redazionali" hanno quella funzione) e non entro nel merito della validità tecnologica dello strumento.
Ma non posso non notare le inesattezze (la liqueur d'expedition da anni non contiene più distillati di vino, almeno per le case serie che producono bollicine), l'infelice nome (champagnotta) ed il preoccupante principio che sottende il "sistema".
Il vino italiano sta faticosamente rincorrendo gli standard dell'alta qualità, si cerca di valorizzare al massimo le espressioni del terroir, di recuperare antichi e trascurati vitigni; ci si sforza di valorizzare i millenni di cultura che il vino si porta sulle spalle rivalutando l'opera dei vignaiuoli, riconoscendo per altro alle aziende consolidate e di antica origine il ruolo svolto nel mantenere alta la qualità.
Talvolta si è dubbiosi di qualche nuovo vino, magari ottenuto con tagli od uvaggi opinabili, pronti a giudicarlo tuttavia con serenità, perché è il risultato di studi e sforzi degni di rispetto.
Ma quando ci si trova al cospetto di questi mezzucci senz'anima e gratuiti, mi sento d'affermare con veemenza: no, io non ci sto!
Meditate gente, meditate.

martedì 24 agosto 2010

UN TUFFO NEL PASSATO

Da Berto
Via Roma 17
Monchio delle Corti - Parma
              tel. 0521.896126

Nel cuore dell'Appennino parmense, a pochi chilometri dal Passo del Lagastrello, un paese immerso nei boschi incontaminati: è qui che ci si deve fermare se si vuole gustare i sapori e il calore umano di un tempo.

Leopoldina, in cucina, ed il figlio Vittorio in sala accolgono il buongustaio in un ambiente volutamente semplice e accogliente, dal fascino delle vecchie osterie di montagna; antiche ricette sono riproposte con amore e confezionate con cura quasi maniacale; sapori forse dimenticati ritornano a farsi apprezzare, accompagnati dai vini di una cantina sorprendentemente ricca, frutto di ricerca paziente e competente.

Tra le piacevoli sorprese, una per tutte: Leopoldina prepara personalmente del meraviglioso lardo nella vasca di marmo, secondo il procedimento reso famoso a Colonnata, che per altro è poco distante.

Tra l'altro, la cucina propone:
- salumi artigianali
- minestre e minestroni con verdure dell'orto
- tagliata di pecora
- castrata in casseruola
- preparazioni a base di castagne
- tartufi e funghi, in stagione
- gelati e dolci fatti in casa

Una curiosità: Monchio delle Corti è lungo la cosiddetta Via del Sale, così chiamata perché fino agli anni Quaranta era il percorso seguito dalle carovane di commercianti che scambiavano i prodotti del Val Parma, essenzialmente cibi, con quelli della Lunigiana, principalmente sale.

lunedì 2 agosto 2010

UN'OASI TOSCANA

Esistono nel mondo del vino delle oasi d'eccellenza, magari un poco nascoste, che riservano sorprese quando per caso le s'incontra.
Una di queste è Montenidoli, in provincia di Siena. Si tratta di una realtà al di fuori del tempo, là ove già gli Etruschi coltivavano la vite per produrre vino. Già il nome è tutto un programma: "il monte dei piccoli nidi"; circondata dai boschi, deliziosamente isolata, creata nel 1965 da Elisabetta Fagiuoli, una Veneta trapiantata a due passi da San Gimignano.
La tenuta, che comprende anche un agriturismo, è condotta senza uso di prodotti chimici, nel pieno rispetto della natura e dei suoi tempi. Ed i vini ne risentono, sia per i colori sia per le sensazioni che procurano quando si portano al naso ed alla bocca. Macerazioni oculate e lunghi riposi riescono a costruire insiemi di profumi e sapori affascinanti.


Ho assaggiato un Vernaccia di San Gimignano Doc "Fiore" 2007
Al naso è abbastanza ricco, balsamico con citazioni di pasticceria ed anice.
In bocca si siede, ha poco corpo, la chiusura è amarognola; manca di sapidità e mineralità. Forse è in un momento di riflessione; da riassaggiare tra un anno. Voto: sospeso

Canaiuolo Rosato Igt Toscana 2007
Al rosa pallido un poco spento s'accompagna un naso ricco e variegato; profumi di rosa, frutta rossa fresca; è balsamico ed a tratti austero. Di medio corpo, in bocca è impegnativo, ricco, sapido, fruttato, speziato, minerale, equilibrato, giustamente tannico, lascia la bocca netta ed appena setosa. Sorprendente e controcorrente. Voto: 89/100





Sono Montenidoli Igt Toscana 2001, Sangiovese 100%
Colore entusiasmante, senza alcun cedimento dovuto all'età.
Ricco al naso, raffinato, balsamico, fruttato, fine ed elegante, terziarizzato con nette e gradevoli sensazioni d'animale (pelo).
In bocca si presenta strordinariamente ricco, con tannini eleganti e pervasivi; vellutato, fruttato, soave, austero ma disposto a concedersi, persistente, a tratti pastoso, appena vegetale, di misurata ed equilibrata acidità che dona note imprevedibili di freschezza, vista l'età; vino di classe superiore. Voto: 92/100

martedì 27 luglio 2010

BUFALA ESTIVA?

Qualche giorno fa ho riportato una notizia, diffusa dalle principali agenzie giornalistiche, riguardante il ritrovamento di bottiglie di Champagne in fondo al mare.
Stranamente, non se ne sa più nulla. Inoltre,  fatto singolare, non circolano fotografie relative all'evento.
Il dubbio si fa strada: s'è trattato di una ben congeniata "bufala", complice il caldo e la dabbenaggine dei media?
Vedremo.

domenica 25 luglio 2010

NO CAVATAPPI, NO VINO? NIENTE PANICO!

Quante volte è capitato di non avere a disposizione un cavatappi per aprire una bottiglia?
Niente paura, un Francese ha escogitato un sistema efficace, forse non particolarmente elegante, soprattutto se si hanno ospiti di riguardo!
Si sconsiglia il sistema per bottiglie di pregio ed a lungo affinate!


Video tratto dal sito http://video.bon-savoir.commentkonfait.com

lunedì 19 luglio 2010

CHAMPAGNE SUBMARINE

La notizia è ghiotta, per noi amanti delle bollicine: sono state ritrovate in fondo al mare, delle bottiglie di Champagne risalenti alla fine del 1700.
Riporto la notizia, così come è stata diffusa da AFP:

Helsinki, 18 lug. (Apcom) – Più di 30 bottiglie perfettamente conservate molto probabilmente di champagne Veuve Clicquot del 1780 circa sono state rinvenute da una squadra di sub al largodella Finlandia. Dopo più di due secoli nel mar Baltico, in condizioni di conservazione ideali – basse temperature e assenzadi luce – il prezioso nettare , “favoloso” secondo una enologa che lo ha assaggiato, in caso di conferma, diventerebbe il più vecchio champagne ancora bevibile nel mondo.
”Siamo in contatto con la Moet & Chandon e sono certi al 98% che si tratta di Veuve Clicquot”, ha dichiarato all’Afp Christian Ekstroem, capo della squadra che ha fatto la scoperta al largo delle isole Aaland, situate nel mar Baltico, a metà strada fra le coste svedesi e finlandesi. “C’è un’ancora sul tappo e mi dicono che sono i soli ad aver utilizzato questo simbolo” sullo Champagne, spiega Ekstroem. La scoperta è stata fatta il 6 luglio da Ekstroem e sei sub svedesi a 55 metri di profondita, nei pressi di un relitto.”La visibilità era molto scarsa, appena un metro. Non siamo riusciti a trovare il nome dell’imbarcazione, allora ho riportato in superficie una bottiglia per cercare una data”, racconta.”Secondo i nostri archivi, la bottiglia è del 1780 circa. Veuve Clicquot ha cominciato la sua produzione nel 1772, e le prime cuvée risalgono a circa dieci anni dopo. Quindi non possono risalire né a prima del 1782 né a dopo il 1788-89, gli anni della Rivoluzione francese in cui la produzione si è fermata completamente”, spiega ancora.
Le bottiglie sono in ottimo stato ma senza etichetta. "Il vino è assolutamente favoloso”, spiega all’Afp, Ella Gruessner Cromwell-Morgan, una enologa di Aaland alla quale Ekstroem ha chiesto di assaggiare il prezioso nettare dopo la sua scoperta.”Una pista seria è che si tratta di un dono del re Luigi XVI allo zar Pietro il Grande. Il produttore ha traccia di una spedizione che non è mai arrivata a destinazione”, spiega ancora.
Se data e provenienza saranno confermate, si tratterebbe del più vecchio champagne bevibile del mondo, un record attualmente detenuto da un Perrier-Jouet del 1825 degustato l’anno scorso da alcuni enologi in Gran Bretagna. 
Secondo l’esperta, il valore di ciascuna bottiglia è di circa 500.000 corone svedesi (53.000 euro) come prezzo di partenza per un’asta. “Ma se si tratta del vino di Luigi XVI, potrebbe superare diversi milioni”, dice l’enologa. (con fonte Afp)

Alcune considerazioni.
  • Invidio profondamente l'enologa che ha potuto assaggiare quel vino, che ha dichiarato  "Il colore dello champagne è oro scuro con un aroma molto intenso, ha un forte retrogusto di tabacco, di grappa, di frutti bianchi, quercia". Deve essere stata un'esperienza unica ed emozionante. Se potessi permettermelo, visto il prezzo, la farei volentieri.
  • L'enologa non è particolarmente ferrata in storia: infatti, Luigi XVI visse tra il 1754 ed il 1793, mentre Pietro il Grande tra il 1672 ed il 1725! Ho il sospetto che sia stato molto difficile che i due sovrani avessero rapporti diplomatici, per lo meno "normali".
Attendiamo ulteriori notizie da Veuve Clicquot.

Ma si direbbe che il mare riservi ulteriori sorprese;sembra che al ristorante dell'Hotel Ritz-Carlton di Mosca sia in vendita, alla modica cifra di circa 29 mila euro la bottiglia, uno Champagne Heidsieck & Co Monopole, ritrovato nel relitto della nave Jonkoping, affondata il 3 novembre del 1916 da un sottomarino tedesco U-22 al largo della costa finlandese. La barca svedese conteneva un carico di champagne, cognac e vini francesi, si stava dirigendo verso Rauma in Finlandia; da qui sarebbe partito per San Pietroburgo, dallo zar Nicola II. Il ritrovamento risale al 1997.

mercoledì 14 luglio 2010

CURIOSANDO


Ognitanto capita di vagare senza meta nelle profondità d'Internet e si scoprono cose strane, talvolta perfettamente inutili.
Oggi ho trovato:
Un cavaturaccioli per pigri e/o tecno-maniaci: è elettrico ed il produttore assicura che può aprire  qualsiasi tappo, senza sforzo; è dotato di sensori per arrestarsi al momento giusto e per comunicarti che si può far risalire il tappo.


Ma l'oggetto più sorprendente è un Vintage Wine Decanter: si direbbe che utilizzandolo direttamente sul bicchiere (sic!), come suggerisce la foto, ossigenizzi il vino e faccia sprigionare tutti i profumi....


Definito come Morsa per Champagne, è lo strumento più inquietante, sia per la definizione sia per l'aspetto; s'intuisce l'uso, ma ha un che di truculento.

Gli oggetti sono prodotti da una società cinese specializzata in accessori per il vino, con catalogo ricco in grado di soddisfare ogni richiesta; alcuni prodotti lasciano interdetti e non me la sono sentita di proporli all'attenzione di chi segue questo blog.
Desidero solo notare come non ci si debba più stupire di nulla.

BLA BLA BLA BLOG

Leggo solo ora, mercoledì 14 luglio, che Franco Ziliani chiude il suo blog Vino al vino.
Sorpreso ed incuriosito lo apro e scopro che il "fattaccio" è dovuto a motivi squisitamente personali.
Poi, leggendo tra le righe, si può percepire uno stato di malessere, forse scoramento, che sta pervadendo l'Amico Franco.
Vado poi a leggere i commenti inviati da più di cento persone e mi sento un poco sollevato, non tanto perché le lettere inviate siano un'imponente testimonianza di stima e di vicinanza, ma perchè ci sono anche quelli che plaudono all'idea.
Sollevato e rincuorato perché ciò significa che il lavoro di Franco Ziliani ha lasciato il segno ed ha smosso le acque stagnanti del mondo del vino "chiaccherato e scritto".
Viviamo una realtà da basso impero, dedita all'apparire, dominata dall'ipocrisia, ove sembra che la parola d'ordine sia di "nascondere la polvere sotto il tappeto".
Siamo in tanti che invece il tappeto lo scostano e lo scuotono, chi in un modo chi in un altro, ma tutti con lo stesso scopo: dire le cose come stanno, indipendenti e trasparenti.
Mi auguro, come tanti, che la pausa di riflessione sia breve e che soprattutto sia d'aiuto a Franco Ziliani, che considero Amico e compagno di strada: non sempre è una passeggiata, ma vale comunque la pena di farla.
Sinceri auguri, Franco, e che il futuro ti sia lieve!

giovedì 8 luglio 2010

GOOGLE DA' UNA MANO

In rete e sui giornali imperversa oggi una notizia che può far sorridere, di certo indignare.
Come riferisce l'ANSA:

Quanto è genuino e oggettivo Google: se nella ricerca scrivi "Prisecco", lui avvertel'assonanza e per prima cosa ti dice: "Forse cercavi: Prosecco". Poi però, obbediente, ti propone per "Prisecco"   11.500 risultati. Si scopre così che in Germania con questo nome è venduto un "vino" frizzante analcolico nelle versioni rosso, bianco e rosé.
"Se qualcuno volesse sostenere che Prisecco non è confondibile con Prosecco, nella sua illuminata ingenuità Google sostiene il contrario: il Prisecco però - denuncia l'assessore all'agricoltura del Veneto Franco Manzato - può essere un inganno bello e buono per consumatori non smaliziati o che poco addentro alla cultura del vino". "Come Regione sosterremo ogni iniziativa possibile per evitare che ci si possa confondere - annuncia agguerrito Manzato - per questa assurda assonanza con un prodotto che nulla ha a che vedere con il nostro Prosecco DOC e con il Prosecco Superiore DOCG". Per  l'assessore veneto, "é ora che all'estero la smettano di lucrare sui buoni nomi delle produzioni venete, propinando beveroni 'similari' che creano solo illusioni nella clientela e un danno ai nostri produttori, che si spaccano la schiena per offrire al mondo un vino con i controfiocchi".
Manzato si dice certo "che le organizzazioni interessate faranno sentire la loro voce: pochi mesi fa per il 'Rosecco', che almeno era vino, c'é stata una levata di scudi encomiabile: su una questione del genere l'Europa dovrebbe intervenire con estrema decisione, per il bene di tutti i produttori del vecchio  continente, evitando che ci si possa appigliare a cavilli".
Che la fantasia dei truffatori sia inesauribile è un dato di fatto, così come sia sacrosanta la presa di posizione di chi è chiamato a tutelare i diritti acquisiti. Quello che stupisce, e purtroppo fa pensare, è che si mobiliti l'opinione pubblica per una trovata tutto sommato peregrina e francamente ingenua, oltre che imbecille, che molto probabilmente non avrà grandi ripercussioni sul mercato del nostro vino.
Perché, invece, non altrettanto s'è verificato per il Tocai, tempo fa?
Forse perché allora non c'era un consorzio che raggruppava i produttori di Tocai ed i politici non avrebbero tratto particolare giovamento dal fatto?
Non credo sia una riflessione capziosa, è solo maliziosa, forse disincantata.
Per chi volesse documentarsi, suggerisco questo sito, tradotto in "automatico" dall'amico Google, con gl'inevitabili effetti comici.

domenica 20 giugno 2010

CHAMPAGNE RADIOATTIVO?

Con piacere riporto un articolo di Marco Cedolin sul sito Terranauta relativo al progetto di realizzare un deposito di scorie nucleare nella regione della Champagne. Alcune parti dello scritto sono state omesse, perché troppo tecniche.

Un nuovo progetto in Francia vuole creare un deposito per le scorie radioattive proprio sulle colline dove si produce lo Champagne
Anche la Francia, così come gli Stati Uniti da tempo impegnati nel controverso progetto Yucca Mountain, sta progettando il proprio deposito definitivo per le scorie nucleari ad alta radioattività, quelle destinate a restare pericolose per un periodo nell’ordine dei 300.000 anni.
Il luogo scelto dalle autorità francesi per accogliere il cimitero delle scorie non sarà in questo caso rappresentato dall’interno di una montagna, bensì da una serie di caverne artificiali, scavate a grande profondità ai confini dei dipartimenti della Meuse e della Haute Marne, proprio al di sotto delle colline dove i viticoltori francesi coltivano i vigneti che producono il nobile Champagne.
La costruzione del deposito ..... dovrebbe iniziare nel 2015 e terminare nel 2025, quando le caverne potranno iniziare ad accogliere le prime scorie..... Il deposito sarà in grado di contenere 6 mila metri cubi di scorie altamente radioattive e al ritmo di produzione attuale dovrebbe essere riempito completamente già nel 2030, appena 5 anni dopo il termine dei lavori. In seguito, dicono le autorità francesi, sarà possibile ampliarlo o costruirne un altro similare.
I comuni interessati dal progetto verranno ricompensati con uno stanziamento di circa 20 milioni di euro, destinati alla costruzione di scuole ed infrastrutture sul posto. Alcuni hanno accettato di buon grado la decisione, altri si sono manifestati contrari.
Gli scienziati francesi hanno scelto una zona scarsamente sismica e contano per la buona riuscita dell’operazione su quello stesso materiale roccioso contenente argilla che da vita alle uve dello Champagne, scarsamente permeabile sia all’acqua che alla radioattività. Le scorie nucleari verranno collocate all’interno di sarcofagi in acciaio inossidabile, schermati da un secondo involucro in vetro, lunghi circa un metro e sessanta e larghi 64 centimetri, che saranno predisposti per il movimento e la gestione automatizzati e andranno ad inanellarsi all’interno delle catacombe scavate nella roccia. Gli esperti si dicono consci del fatto che la tenuta dei contenitori non potrà superare i 300 anni, ma contano sul fatto che comunque il materiale argilloso riesca nel tempo a limitare la risalita della radioattività in superficie per un tempo sufficientemente lungo. 
Naturalmente ammettono loro stessi come le reazioni chimiche determinate dalle radiazioni dentro i fusti, la fisica dei flussi all'interno delle materie radioattive immagazzinate, il comportamento dei metalli e del cemento impiegati nello stoccaggio, la possibilità stessa che lo scavo delle catacombe possa danneggiare la roccia e creare crepe entro cui si potrebbe infilare l'acqua, offrendo alla radioattività una facile e rapida via di fuga, costituiscano delle variabili potenzialmente infinite che li portano ad affermare come “in questo campo non esistano certezze scientifiche”. Certezze scientifiche che, anche qualora esistessero, rischierebbero comunque di venire minate dagli eventi imprevedibili (terremoti, guerre, attentati terroristici ecc.) che potrebbero succedersi all’interno di un arco temporale (300 anni) di siffatte dimensioni.

giovedì 10 giugno 2010

LA BORGOGNA AL FOUR SEASONS HOTEL DI MILANO

Il confronto con chi ha sviluppato metodi quasi perfetti di produrre vino è sempre costruttivo. Mi riferisco alla possibilità, per produttori e consumatori, di assaggiare i risultati di qualche secolo di coltura e cultura enoiche, al fine di trarre utili indicazioni e spunti di riflessione.
E' quello che si è verificato martedì 8 giugno, presso il Four Seasons Hotel, in occasione della manifestazione "Voilà la Bourgogne".
Ventitrè domain, tra i più rinomati della regione, hanno proposto lo Chardonnay ed il Pinot noir.
Le annate recenti, dal 2006 al 2008, non hanno permesso di apprezzare la ricchezza dei vini rossi, mentre hanno fornito utili indicazioni e regalato sincere emozioni per i bianchi.
Di seguito alcuni degli assaggi, non sempre accompagnati dalle valutazioni: se omesse, è per una sorta di rispetto verso il produttore, vista la gioventù dei vini, che necessitano lunghe permanenze in bottiglia ed una degustazione effettuata al momento opportuno.
Per aiutare coloro che hanno poca dimestichezza con i vini di Borgogna, ho riportato i vitigni relativi a ciascun vino.

Bonneau du Martray
Corton Charlemagne Grand Cru 2007 e 2006, Côte de Beaune - chardonnay
L'Azienda segue i principi della biodinamica.
I vini sono abbastanza evoluti, non pulitissimi al naso ed in bocca, tendenzialmente molli, poco vivaci; abituati a differenti risultati forniti dall'agricoltura biodinamica, hanno un po' deluso.

Bruno Colin
Chassagne Montrachet 1er Cru Boudriotte 2008, Côte d'Or - chardonnay
Largo, possente, strutturato, già bevibile ma con ottimi sviluppi futuri.
Chassagne Montrachet Rouge 1er Cru Les Caumées 2007, Côte d'Or - pinot noir
Ben equilibrato profumato, vellutato e vinoso.

Joseph Drouhin
Chablis Domaine de Vaudon 2008 - chardonnay
Leggermente greve, non molto elegante, deve probabilmente assestarsi per sviluppare le proprie potenzialità.
Chablis Clos de Mouches Blanc 2006 - chardonnay
Decisamente più fine e strutturato, con buona mineralità.
Chambolle Musigny 2007 - pinot noir
Sottile, abbastanza setoso, vinoso, fruttato, non particolarmente persistente.

Drouhin Laroze
Gevrey Chambertin 1er Cru Au Closeau 2007 - pinot noir
Giovane ma con tutte le premesse per un'evoluzione di tutto rispetto. Fruttato, profumato, morbido, soavemente tannico, abbastanza persistente.

Henri Boillot
Puligny Montrachet 1er cru 2008, Côte de Beaune - chardonnay
Corton Charlemagne Grand Cru 2008, Côte de Beaune - chardonnay
Entrambi i vini rimandano sensazioni di poca nettezza olfattiva, che si ritrova in bocca, anche se la tipicità rimane salvaguardata.

Lassarat
Pouilly-Fuissé Clos de France 2006, Côte de Beaune - chardonnay
Sottile, minerale, vellutato, fruttato con sentori di sottobosco; pieno, dall'ottima persistenza, lascia la bocca netta e setosa; ottimo esempio di Pouilly-Fuissé. Voto: 88/100

Méo-Camuzet
Fixin - Clos de Chapitre 2007, Vosne-Romanée - pinot noir
Ricco e vellutato, fruttato, morbido ed elegante, ancora giovane ma con ottimi sviluppi in futuro; sorprende per essere quasi pronto e dare gradevoli, tipiche sensazioni.
Nuits-Saint-Georges aux Murgers 1er Cru 2007 - pinot noir
Morbido e soave, accattivante, pronto.

Ravenau
Chablis 1er Cru Les Forets 2007 - chardonnay
Elegante, minerale, sapido, cremoso, fruttato, sottile come una lama, ricco, avvolgente, persistente, esplode in bocca come fuoco d'artificio in sequenza, ineluttabile. Ancora giovane, già regala emozioni uniche. Voto: 92/100

Thibault Liger-Belair
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2007 - pinot noir
Haute Côte de Nuits Clos du Prieure 2006 - pinot noir
Corton Renardes Grand Cru 2006 - pinot noir
Tre espressioni esemplificative di come il terroir condiziona i vini; in questo caso hanno in comune la morbidezza e la ricchezza profumata del pinot noir, legate dalla gradevolevinosità; le differenze si colgono nelle spezie e nella balsamicità, nella presenza più o meno sfumata di una certa mineralità: Voto complessivo: 90/100

Vincent Girardin
L'Azienda sì è dedicta alla viticoltura naturale dal 1997, per approdare alla biodinamica quest'anno.
Bourgogne Mes Vielles Vignes 2008 - chardonnay
L'età media del vigneto è di trent'anni; vino fruttato, tipico, soave, equilibrato
Meursault Narvaux 2007 - chardonnay
Gradevole, pulito, agrumato, corposo, minerale, dalla lunghissima persistenza. Voto: 87/100
Quintessence De Corton Charlemagne Grand Cru 2007 - chardonnay
Vino emozionante, sottile ed affilato come una spada da samurai, ricco, minerale, profumato, ricco, avvolgente, a tratti grasso e poi secco e siliceo; permane in bocca e t'accompagna per lungo tempo; evolvendosi nel cavo orale, dimostra di essere vivo! Voto: 94/100
Chassagne-Montrachet 1er Cru Morgeot 2004 - chardonnay
Grasso e greve, seppur ricco non ha doti di particolare eleganza, in parte a causa della leggera disarmonia.

venerdì 28 maggio 2010

CHAMPAGNE DA RECORD


M'è giunta solo oggi una notizia che mi ha lasciato allibito e sconcertato, per diversi motivi.

Un certo Leon Verres - qui si può accedere al suo sito - ha messo in commercio lo "Champagne più caro del mondo" e della storia, aggiungo io.

Si tratta di una partita di sei bottiglie formato Salmanazar, 9 litri, inguainate in pelliccia nera tempestata da diamanti e chiuse con un tappo a foggia di "Shapka", vale a dire colbacco russo di pelo con paraorecchie.
Ogni bottiglia costa la modica cifra di 2,750 milioni di dollari, al cambio attuale circa 2,068 milioni di euro.
Il nome scelto è appropriato: Le Billionaire Champagne
Cinque bottiglie sono già state assegnate a persone rigorosamente mantenute nell'anonimato, anche se è facile immaginare a quale genìa appartengano; la sesta farà il giro del mondo secondo il programma "World Domination Tour 2009-2010" e sarà oggetto di un'asta finale, il ricavato della quale sarà devoluto in beneficienza.

Contemporaneamente, saranno messe in vendita delle bottiglie da 750 ml con le stesse caratteristiche di "eleganza" al prezzo di solo 2,750 dollari, per accontentare le numerose richieste.

Leon Verres assicura che ci siano voluti tre anni per mettere a punto questo Champagne e si dichiara orgoglioso dell'operazione.

Alle considerazioni che, mi auguro, chi legge possa formulare, mi permetto d'aggiungere le mie, non dettate da falsi moralismi e sentimenti qualunquistici.

Trovo sorprendente, oltre che istruttivo, che in questi tempi bui da basso impero ci sia qualcuno che abbia il coraggio, o l'incoscienza, di proporre siffatta operazione.
Non mi stupisce, invece, che esistano acquirenti.
Si direbbe che i confini del buon gusto, in tutti i sensi, si stiano sempre più allontanando.

Non è dato sapere come e da chi sia stato creato questo Champagne, così come è altrettanto ovvio che la qualità del vino sarà di certo non all'altezza del costo. Gli sforzi continui che facciamo per far capire che, prima di tutto, lo Champagne sia un vino - e come tale vada inteso e giudicato - sono vanificati da iniziative del genere, che ancora una volta non aiutano il modo del vino.
Indignarsi è sufficiente? S'ottiene qualcosa? Forse no, ma non si può sempre tacere ed accettare supini certe offese al senso comune.


Visitare il sito di Leon Verres può essere illuminante o rattristante, secondo la propria sensibilità; mi chiedo se il sottile filo di fumo che si snoda nella pagina principale sia voluto o si tratti di un autogoal: l'effimero è impalpabile e svanisce nel nulla come il fumo, che può anche lasciare ricordi sgradevoli.

Qui e qui è possibile leggere altre testimonianze, tra le tante.

martedì 25 maggio 2010

6 CHAMPAGNE


Diffondere la cultura delle “bollicine” è sempre una piacevole esperienza, soprattutto quando si hanno a disposizione esempi di tutto rispetto.
Qualche giorno fa, presenti più di cinquanta persone, ho guidato una degustazione di Champagne: è stata una serata divertente e per molti memorabile. Mi ha accompagnato una vera esperta della spumantizzazione, che ha appena superato il Master omonimo organizzato dall’Istituto di San Michele all’Adige, oltre ad essere un’Assaggiatrice Onav: Daniela Guiducci.
Insieme, abbiamo cercato di comunicare le numerose variabili di questo procedimento, porre l’accento sulle sottili ma percepibili differenze tra i diversi terroir, far comprendere quanto sia complesso ed entusiasmante avventurarsi nel mondo delle “bollicine”.

In sequenza, sono stati degustati i seguenti vini, tutti, tranne uno, prodotti in quantità limitate.
Cuvée R Extra Brut Vertus Premier Cru, Veuve Fourny et Fils, Côte de Blanc
R sta per Roger, uno dei fondatori della maison; è un vino prodotto secondo la tradizionale metodologia aziendale. I vini che partecipano all’assemblaggio classico – 80% circa chardonnay con 20% pinot noir - provengono da vecchie vigne, dall’età media di almeno 40 anni; la vinificazione avviene totalmente in piccoli fusti di legno; dopo l’assemblaggio, lo Champagne riposa in cantina per almeno quattro anni.
Risulta un vino con carattere deciso, soave e con buona accattivante acidità; la componente fruttata esce con prepotenza, accompagnata da un corpo medio e da una leggera presenza tannica; lascia la bocca netta e fresca. Voto: 90/100




 

Brut Millesime Grand cru 2005, André Clouet, Montage de Reims
I profumi agrumati, uniti alla lieve presenza di lieviti e di legno, fuoriescono con decisione, acompagnati da note di frutta matura, tra le quali spiccano la mela e l’ananas. In bocca ha corpo discreto ma netto, buona presenza di anidride carbonica, acidità misurata, gradevole finale amarognolo e minerale. Voto: 90/100







Le Mesnil Sublime Blanc de Blancs Brut 2002, Le Mesnil, Côte de Blanc
L’eleganza e la sottile esuberanza dello chardonnay trovano in questo vino uno degli esempi più alti e tipici. Già l’aspetto anticipa piacere, che si concreta quando si porta il bicchiere al naso e si colgono le sfumature che s’inseguono. Le note varietali s’alternano a quelle fruttate, floreali, minerali, agrumate e balsamiche. Notevole la rispondenza naso-bocca, arricchita dalla lieve tannicità e dalla freschezza quasi croccante. Voto: 92/100










Collection PrivéeYves Dufour Ligne 63 1996, Dufour, Aube 
Si tratta di un Brut Nature 100% pinot noir. La potenza del vitigno s’impone, con quell’austerità e ricchezza che è sempre un piacere ritrovare. Il colore oro è foriero di lunghe macerazioni e di note ossidative, che puntualmente si ritrovano al naso ed in bocca. Suntuoso, complesso, speziato e balsamico, a tratti austero. Riempie la bocca, l’accarezza e la lascia secca e pulita. Agrume, minerali, frutta matura tropicale, un lieve accenno di cannella e tabacco, appena mielato. La chiusura entusiasma e lascia una vena acido-amarognola a lungo. Il tirage è stato effettuato il 19 aprile 1997 ed il degorgement il 22 ottobre 2009. Voto: 94/100






Cuvée Rosé de Montgueux Extra Brut, Jaques Lassaigne, Aube
Su una base di chardonnay s’adagia mellifluo il pinot nero vinificato in rosato, con risultati sorprendenti. La freschezza dell’uva bianca, dal corredo fruttato, fa da sfondo alla vinosità del pinot nero, che aumenta il corpo e la vivacità dell’insieme. I profumi floreali s’aprono a quelli fruttati, le spezie orientali sono coperte dalla fragola e dal lampone. In bocca continua il viaggio affascinante tra le sensazioni percepite al naso, arricchite dai delicati tannini e da un legno elegante e discreto. Voto: 93/100










Grand Cuvée, Krug, Reims
Un mito della Champagne, che sorprende per la pulizia e la perfezione dell’assemblaggio: più di cinquanta vini provenienti da una ventina di cru e di sei-dieci annate diverse. Oro pallido brillante, profumi netti di lieviti e nocciola, appena mielato. La lunga permanenza in barrique dei vini d’origine conferisce tannicità e corpo adeguato, salvaguardando la freschezza ed il fruttato. Voto: 94/100

lunedì 24 maggio 2010

COSA RIMANE NEL VINO?

Riporto un'iniziativa lodevole del gruppo Vin Natur, la ricerca dei pesticidi residui presenti in una bottiglia di vino.
L'analisi ha preso in esame, ovviamente, i prodotti che seguono i principi di Vin Natur ed è molto istruttiva.
Lascio a chi legge trarre le proprie conclusioni.
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Pesticidi Free

La nostra Associazione non si ferma solamente all’organizzazione di manifestazioni e degustazioni.

Da alcuni anni, allo scopo di monitorare la conformità dei vini delle aziende, VinNatur ha deciso di analizzare i prodotti di ogni associato. Quest’anno le analisi svolte sono andate alla ricerca di ben 73 principi attivi di fitofarmaci, ossia circa il 90% di tutti i prodotti in commercio che vengono utilizzati in viticoltura convenzionale. Crediamo che questo sia al momento il più grande e meticoloso processo di “auto-analisi” intrapreso da una associazione di vignaioli, e che rappresenti concretamente la volontà di VinNatur di operare con chiarezza e con la massima apertura nei confronti dei consumatori e dei professionisti del mondo del vino.

Queste analisi, in linea con le indicazioni del Manifesto di VinNatur, hanno lo scopo principale di sensibilizzare sia i produttori che i consumatori in merito all’uso di alcune sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, in conseguenza del quale si depositano residui nei vigneti con conseguenti squilibri dell’ecosistema.

I risultati sono stati molto soddisfacenti poiché ben 91 vini, su un totale di 111 campioni è risultato completamente esente da ogni tipo di pesticida.

A supporto di questa analisi è stato effettuato anche un controllo sulla quantità di anidride solforosa presente nei vini. Anche qui ci sono due dati molto positivi. 33 vini risultano avere meno di 10 mg/l di anidride solforosa (ricordiamo che la legge permette in questi casi di apporre in etichetta la dicitura “NON CONTIENE SOLFITI”). I restanti 76 vini sono al di sotto dei 80 mg/l (limite consentito nei vini Biologici) con poche eccezioni che superano questo livello.

Vediamo ora nel dettaglio i risultati delle analisi del 2010:
Totale vini analizzati 111
Totale vini esenti da residui di pesticidi 91
Totale vini aventi residui di pesticidi: 20
Numero di principi attivi riscontrati: 16 vini aventi un solo principio attivo, 3 aventi due principi attivi ed uno avente cinque principi attivi.
Media di mg/kg (milligrammi su un chilo) di residui riscontrati sui 20 campioni: 0,082 mg/kg (la normativa europeo prevede in media un limite di 0,800 mg/kg)
Principi attivi riscontrati: 9 di cui 8 fungicidi sistemici ed 1 insetticida. I più rilevati sono il Fenexamid (fungicida antibotritico) ed il Pirimetanil (fungicida antioidico).
Anidride Solforosa totale: 33 vini hanno un quantitativo tra 1 e 10 mg/l, 52 vini tra 11 e 60 mg/l e i restanti 26 vini sono tra 61 e 90 mg/l

Le poche aziende che hanno residui al limite o sopra al limite riconosciuto per i vini naturali e biologici saranno oggetto di una attenta valutazione da parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione che, in applicazione al manifesto associativo, prenderà i dovuti provvedimenti.
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Di seguito una sintesi del metodo e dei principi attivi ricercati in questa analisi.

MULTIRESIDUALE AGROFARMACI (ORTOFRUTTA, VINO)

Il metodo multiresiduale è uno screening della maggior parte dei principi attivi immessi nel ciclo della vite mediante pesticidi o fertilizzanti. Il mancato rispetto dei tempi di carenza, previsti per legge, può comportare una più lenta degradazione di alcuni p.a. con conseguente rischio di superamento degli MRL (livello massimo di residuo) definiti dalla normativa vigente. Inoltre particolare interesse è rivolto ai vini derivanti da agricoltura biologica, per i quali sono previsti MRL molto bassi, che sono spesso a rischio di contaminazione incrociata.
La determinazione avviene mediante estrazione in fase solida e successiva quantificazione in GC-MS (gascromatografia con detector a spettrometria di massa).
Di seguito la lista, non esaustiva, dei residui rilevabili suddivisi per classe:

Fungicidi: Azoxistrobina, Dimetomorf, Flusilazolo, Penconazolo, Tecnazene, Benalaxil, Esaconazolo, Folpet, Pirazofos, Tetraconazolo, Bitertanolo, Famoxadone, Imazalil, Pirifenox, Tolifluanide, Captano, Fenarimol, Iprodione, Pirimetanil, Triadimefon, Ciproconazolo, Fenbuconazolo, Iprovalicarb, Procimidone, Triadimenol, Ciprodinil, Fenexamide, Kresoxin - metile, Procloraz, Trifloxistrobina, Clorotalonil, Fenpropidin, Mepanipirim, Propiconazolo, Vinclozolin, Clozolinate, Fenpropimorf, Metalaxil, Quinoxifen, Diclofluanide, Fluazinam, Miclobutalin, Quintozene, Difenilamina, Fludioxonil, Oxadixil, Tebuconazolo .

Diserbanti: Atrazina, Etofumesate, Oxadiazon, Profam, Simazina, Clorprofam, Fluazifop -butile, Oxifluorfen, Propizamide, Trifluralin, Diclobenil, Mevinfos, Pendimetalin, Quizalofop-etile.

Acaricidi: Bromopropilato, Clorfenson, Etion, Tebufenpirad, Clorbenside, Dicofol, Piridaben.

Regolatori di crescita: Fenazaquin

Insetticidi: Acefale, Clordano, Endrin, Formotion, Permetrina, Acrinatrina, Clorfenvinfos, Eptaclor, Fosalone, Pertano, Azinfos-etile, Clorpirifos-etile, Esfenvalerate, Furatiocarb, Piperonil-butossido, Azinfos-metile, Clorpirifos-metile, Etofenprox, HCH-alfa, Pirimicarb, Bifentrina, DDD-4,4ì, Fenamifos, Indoxacarb, Pirimifos-metile, Bromofos-etile, Deltametrina, Fenclorfos, Malation, Propoxur, Buprofezin, Demeton-S-metile, Fenitrotion, Mecarbam, Quinalfos, Carbaril, Diazinone, Fenoxicarb, Metidation, Tiametoxam, Carbofuran,Diclorvos, Fenvalerate, Metoxiclor, Triazofos, Carbosulfan, Dimetoato, Flucitrinat, Ometotato, Vamidotion, Ciflutrin, Disulfoton, Fluvalinate-tau, Paration-etile, Cipermetrina-alfa, Endosulfan-alfa, Forate, Paration-metile

SEI PINOT NERO DI BORGOGNA

Una serata dedicata al Pinot Noir della Borgogna suscita sempre emozioni ed è istruttiva, poiché permette ogni volta di verificare le grandi potenzialità del vitigno e come si differenzia a seconda del terroir.
Non sono riportati, contrariamente al solito, i giudizi espressi in centesimi; tutti i vini, tranne uno, hanno superato la valutazione di 90/100.


Vosne-Romanée Gran Cru Echezeaux 2007, Forey et Fils
Giovanissimo, dal colore rosso rubino brillante, è vinoso, fresco, franco, fruttato, speziato e balsamico. Amarena e mora di rovo convivono con decisi sentori di frutta macerata nell'alcol; la grande acidità non disturba e lo rende beverino; ottima rispondenza naso-bocca.

Vosne-Romanée Chambolle-Musigny 1er Cru Aux Reignot 2006, Henri Felettig
Nessun accenno di cedimento del colore. Elegante, netto, pulito, gradevolmente fruttato, speziato con misura, appena etereo. I tannini sono evidenti ed apparentemente aggressivi, poiché si stemperano in sensazioni morbide; ottima acidità, leggera chiusura amarotica, frutta matura delicata, sottile sentore di viola.

Vosne-Romanée Gran Cru Clos-Vougeot 2006, Forey et Fils
Una leggera unghia granato accompagna le spezie ed i sentori di tabacco e cioccolato; è balsamico e sottile, restio a concedersi. In bocca si presenta austero, la riempie e la lascia vellutata e setosa; i tannini importanti asciugano le mucose ed esaltano i ricordi di frutta rossa matura.

Gran Cru Charmes Chambertin 2003, Drouhin
Una partita difettosa: tutte e quattro le bottiglie a disposizione presentavano volatile marcata. Imbevibili

Vosne-Romanée 1er Cru Petit Monts 2000, Drouhin
Spiccate note aranciate fanno presagire l'inizio d'evoluzione. Frutta molto matura, eleganza raffinata, velluto prezioso di seta riempiono il naso e la bocca; spezie dalle sfumature dolci s'uniscono ad erbe officinali seccate. L'inizio della terziarizzazione dona sentori di tabacco e di cacao.

Gevrey-Chambertin 1er Cru Fontany 1999, Serafin Pére et Fils
La ben nota colorazione del pinot nero quando ha passato anni in bottiglia è qui rappresentata in modo perfetto. Ricco di spezie eleganti e sapientemente mescolate - si notano la noce moscata, il chiodo di garofano tra tutte - ha una punta d'incenso che sorprende. Equilibrato, fruttato, morbido ed avvolgente, setoso ed allo stesso tempo austero, etereo ed elegante. Ottimo esempio di come il vitigno possa generare piccoli gioielli.

giovedì 20 maggio 2010

UN SESTO SAPORE?

Ho trovato un interessante articolo che potrebbe ampliare, se non rivoluzionare, le conoscenze e le convinzioni circa i sapori.
Lo riporto integralmente, come è stato pubblicato da Comunicati-Stampa.Net
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Il sesto gusto
Ma quanti sono i gusti? Una ricerca australiana scompiglia le certezze acquisite.
Fino agli inizi del secolo scorso (1908) la scienza riconosceva ufficialmente solamente quattro gusti fondamentali percepiti dai recettori della lingua: dolce, salato, amaro e acido (o aspro).
La classificazione però, molto non teneva in considerazione quanto invece era esperienza comune nei territori d'oriente, cioè la capacità di quel popolo di percepire un quinto gusto fondamentale: l'umami.
Si deve così al giapponese Kikunae Ikeda, già dal 1908, la scoperta e la successiva definizione, universalmente riconosciuta, dell'umami, tipica dei cibi ricchi di proteine e caratterizzata da un gusto sapido, derivante dalla presenza di composti simili al Glutammato monosodico (comune dado da brodo).
Ma questa tarda ad essere accettata nel mondo occidentale, al punto che ancora oggi, nei testi di fisiologia umana, continua ad essere taciuta la definizione di questo quinto, per nulla misterioso, gusto.
A scompigliare certezze fin qui acquisite ecco che all'Università Deakin di Melbourne (Australia) un gruppo di scienziati guidati dal Dr Russell Keast e da Jessica Stewart, in collaborazione con colleghi dell'Università di Adelaide, CSIRO, e Massey University (Nuova Zelanda), ha individuato un sesto sapore, da aggiungere ai noti dolce, salato, amaro, acido e umami, quello del grasso.
La scoperta del gusto di grassi potrebbe essere la chiave per ridurre l'obesità.
Usando una serie di esperimenti di assaggio dei sapori, i ricercatori dell’Università australiana hanno concluso - come riporta una notizia d'agenzia - che gli esseri umani identificano il gusto del grasso dalla sua composizione chimica, non dalla sua consistenza.
Le persone coinvolte inizialmente nella ricerca, anche se con diversi gradi di sensibilità, hanno riconosciuto una vasta gamma di acidi grassi che si trovano comunemente negli alimenti - tra cui l'acido oleico e linoleico tipici dell'olio extravergine di oliva - in bevande al flavour di latte.
La prova successiva ha poi dimostrato come la differente sensibilità al gusto del grasso fosse collegata al peso corporeo delle volontarie , un'individuazione in grado di aiutare la lotta contro l'obesità.
Abbiamo scoperto che le persone sensibili ai grassi alimentari, in grado di riconoscere il gusto del grasso a concentrazioni molto basse, finiscono per mangiare meno cibi ipercalorici rispetto a quelle insensibili, spiega Keast, e abbiamo visto anche che le prime hanno un indice di massa corporea inferiore alle seconde. Ora siamo interessati a capire perché alcune persone sono sensibili ed altre no, in modo che si possa aiutare le persone a ridurre il loro apporto di grassi e sviluppare nuovi alimenti a basso tenore di grassi.
La recente scoperta, riferiscono alcuni medici nutrizionisti, potrebbe aiutare a contrastare l'epidemia di obesità ed aprire la strada alla produzione di alimenti anti-obesità, dal sapore più accattivante, che ingannino l’organismo, dando la sensazione di aver soddisfatto la voglia di cibo grasso.
Dr Antonio G. Lauro
Bibliografia:
Jessica E. Stewart, Christine Feinle-Bisset, Matthew Golding, Conor Delahunty, Peter M. Clifton and Russell S. J. Keast. Oral sensitivity to fatty acids food consumption and BMI in human subjects. British Journal of Nutrition, 2010.

mercoledì 12 maggio 2010

UN FELICE RITORNO

Ristorante Villa Crespi
Via Fava, 18, 28016 Orta San Giulio (No)
Tel +39 0322 911902


Siamo tornati a trovare un caro amico, Antonio Cannavacciuolo di Villa Crespi, Orta san Giulio.
Avevamo già avuto un “incontro ravvicinato” con la sua cucina e questa seconda visita non ha fatto che confermare l’ammirazione e l’apprezzamento già espressi.
Quella di Antonio è una cucina viva, si anima in bocca per esprimere nuove e rinnovate sensazioni e sopiti ricordi.
Dopo alcuni stuzzichini delicati serviti nel salotto sorseggiando uno Champagne - vedi più oltre - siamo passati in una delle sale di questo palazzo orientaleggiante, frutto della fantasia sfrenata e dei ricordi di viaggio dell’antico proprietario.
Ci siamo affidati alle scelte di Cannavacciuolo e ci sono state portate le seguenti preparazioni.

Lumachine dell’Ossola con burro alle erbe e crema all’aglio dolce di Vessalico. Le lumache sono caratterizzate dalla spiccata mineralità e dalla consistenza gommosa, che può non piacere: in questo caso sono sorprendentemente secche e croccanti, minerali e profumate, gustose ed equilibrate; la presenza del lieve aglio aumenta la soavità e completa il panorama gustativo. Voto:  90/100

Sformatino di carciofi con gamberi rossi di Sicilia e crema di uovo di Parisi. Che dire della crema di carciofi, se non che è delicata e soave, satura dei sapori del vegetale? unendovi l’uovo, così ricco e saporoso, s’ottiene un altro piatto, che si trasforma ancora quando s’aggiunge il gambero: il piatto si completa piano piano, s’evolve in bocca. Anche le sensazioni tattili sono soddisfatte: al morbido appena pastoso dello sformatino s’aggiungono la liquidità dell’uovo e la leggera resistenza succulenta del gambero, chiuse dalla nota croccante del ciuffetto di carciofo saltato.
Voto:  95/100

Spiedino di cappesante e scampi con cipollotti profumati al limone con centrifugato di mela verde e sedano rapa. Delicato e fresco, ben concepito, lava la bocca, prepara ad altre esperienze, senza suscitare particolari emozioni. Voto:  86/100

Insalata liquida di riccia, stracciatella di bufala, scampo, trucioli di pane e acciughe. Piatto dal raro equilibrio, unisce sapori contrastanti per fonderli in un’unico messaggio gustativo; una creazione che non stanca e che fa della leggerezza saporosa il suo maggior pregio: Voto:  93/100

Ravioli del plin con ripieno di coniglio grigio di Carmagnola con totani scottati e funghi spugnoli. Molto gradevole e dal gusto delicato il ripieno, avvolto nella sfoglia sottile e saporosa; il sugo di funghi conferisce note aromatiche molto interessanti ed abbastanza intense; la presenza dei totani scottati, che potrebbe apparire pleonastica, aggiunge una sfumatura marina impercettibile che completa il piatto. Voto:  92/100

Paste mischiate di Gragnano con crema di fagioli e frutti di mare: Una classica preparazione partenopea perfettamente interpretata, disarmante nella sua apparente semplicità. Voto: 92/100

Ricciola con crema di baccalà, burrata ed asparagi di mare. Si materializza in bocca il mare! La sapiente cottura esalta le caratteristiche organolettiche dei pesci, esaltate dalla salicornia - asparago di mare -, così ricca di sali ed aromi salmastri. Di nuovo, si possono individuare i singoli sapori, che si fondono tra loro per comunicare nuove sensazioni ed offrire un gusto globale, equilibrato e ricco; stupisce la capacità della burrata di fare da legante ed al contempo d’esaltare le note aromatiche. Voto:  95/100

Piccione in casoeula con scaloppa di fegato grasso, polpettine di grano saraceno e fondo di casoeula. Carne succulenta appena scottata esternamente - grazie Maillard! - gustosa e ricca di sapori antichi; lo sposalizio con il fegato grasso è felice, aggiungendo morbidezza ed untuosità alla carne decisamente priva di grassi; le piccole polpette aggiungono la ruvidezza ad una preparazione decisamente morbida. Voto:  96/100

I dessert sono un altro punto qualificante dell’arte di Cannavacciuolo, con frequenti riferimenti alle sua origini del Sud; sono rivisitati con sapienza e testimoniano la profonda cultura, non solo culinaria, del cuoco e del pasticcere.
Abbiamo gustato con piacere il Cannolo di ananas ripieno di cioccolato bianco con frutto della passione. Sapori contrastanti che appaiono violenti, per poi rivelarsi delicati e coinvolgenti.
Indimenticabili, poi, i piccoli assaggi di pasticcini, tra i quali primeggiano i minuscoli babà, tentazioni irresistibili. Voto:  96/100

I vini.

Champagne Paul Goerg Premier Cru
Si tratta di un blanc de blanc da aperitivo, abbastanza profumato con leggera presenza dei lieviti. Secco, mediamente citrino, con sentori di albicocca e pesca mature, dal corpo magro, quasi piatto; presenta un eccesso di anidride carbonica, che può essere fastidioso. Semplice e beverino, anche se il finale dolciastro lascia la bocca grassa, impastata. Voto:  80/100

Champagne Benoit Lahaye Prestige
Un Blanc de noir di classe, dal colore dorato, con profumi finissimi ed insinuanti. Ricco di frutta matura con inaspettata presenza del dattero, floreale con accenni a fiori di campo e camomilla. In bocca è entusiasmante per la secchezza e la suntuosità; citrino e minerale, sottile e complesso, molto equilibrato con anidride carbonica rispettosa,. Voto:  92/100

Sauvignon 1991 Gravner
Testimone del lungo e sofferto percorso di Josko Gravner, questo sauvignon si presenta ricco, complesso, fruttato, felice premessa a quello che sarà il passo successivo, e forse definitivo: l’anfora.
I caratteri originali del vino sono salvaguardati e, c’è bisogno di dirlo?, enfatizzati, ma senza divenire invadenti. Porti il bicchiere al anso e percepisci il profumo del cacao, dei fiori della calla, del caffé e della menta. Netta la presenza minerale unita ad un certo non so che di salmastro. La nota alcolica è a tratti prevalente e copre l’effluvio di sensazioni, ma è un peccatuccio veniale: Un vino in definitiva morbido ed aggressivo, apparentemente senza tannini. Voto:  92/100

Pinot Grigio 1988 Gravner
Il vino ha perso le proprie caratetristiche! Risulta magro, smontato, privo di carattere; è alla fine del viale del tramonto. Voto:  nc

Con i dessert abbiamo aperto un A.O.C. Blanquette Méthode Ancestrale - Vergnes di Domain de Martinolles, Sain Hilaire, Languedoc
Un vino che ha una lunga storia, essendo stato messo a punto nel lontano 1531, come riferisce il sito dell’Azienda. Vino immediato, semplice, dolce ma non troppo, mosso, con gradevoli sapori dell’uva Mauzac, qui impiegata in purezza. Voto:  80/100