lunedì 7 marzo 2011

SCOPERTE E CONFERME

Ritornare sul luogo del delitto, come un consumato, o ingenuo, assassino: così ci si sente, quando si partecipa ad una manifestazione che annualmente si ripropone.
Questa volta si tratta della “Sorgente del vino”, giunta alla terza edizione; il contesto è sempre affascinante e bellissimo, la rocca Anguissola Scotti-Gonzaga, ad Agazzano, Piacenza; del 1200, restaurata e resa accogliente, quasi leziosa grazie al loggiato che ha sostituito la medioevale merlatura.
Più di cento produttori di “vini naturali, di territorio e tradizione” si sono accalcati nelle sale dei due piani, offrendo i propri prodotti, anche in vendita, al pubblico, formato per la maggior parte da non addetti ai lavori.
E ciò è bene.
E ciò è male, perché intorno all’aggettivo naturale esiste grande confusione, che di sicuro non giova la vino in generale; lungi da me avere atteggiamenti estremisti, ma quando ti porgono un bicchiere di vino caratterizzato da odori inconsueti, ma ben identificabili, e te li giustificano, magari con orgoglio, come naturali, la reazione/conclusione è una sola: non è un buon vino.
Non si possono far passare errori di vinificazione come manifestazioni apprezzabili di madre natura, che in questi casi assume le vesti di matrigna.
Impariamo a dire basta a questi pallidi emuli di Joly o Radikon, solo per citarne due a titolo d’esempio; si abbia il coraggio di dire le cose come stanno; iniziamo questa controrivoluzione a favore dell’onestà intellettuale; imponiamo una sana e rigorosa etica del vino e del vignaiolo!
Concluso lo sfogo da assaggiatore moderatamente in…, passo a raccontare gli assaggi, tralasciando quelli che hanno causato le parole di cui sopra.

Le Rocche del Gatto, Albenga Fraz. Bastia (SV)
Piccola azienda a conduzione familiare situata nell’entroterra, vinifica solo in acciaio, non è biologica o biodinamica; Fausto De Andreis, il deus ex machina, ha proposto i tre vini tipici della Riviera Ligure di Ponente Doc, secondo un’entusiasmante verticale.

Vermentino Doc 2009
Sapido, ampio e progressivo, minerale, ovviamente giovane.
Vermentino Doc 2008
Abbastanza evoluto, impegnativo, alcol gradevolmente rotondo.
Vermentino Doc 2006
Fine, ottima evoluzione, si stratifica in bocca nelle sue componenti, ricorda con piacere l’uva d’origine.
Vermentino Doc 2005
Speziato con note terziarie, le note amarognole, presenti in tutti i vini, sono equilibrate, esaltate dall’alcol ammorbiditosi.

Pigato Doc 2009
Non molto elegante per i ricordi di straccio bagnato che rimangono a lungo in bocca.
Pigato Doc 2008
Decisi sentori di frutta matura, è sabbioso  ed amarognolo, un poco rozzo.
Pigato Doc 2006
Certamente più fine dei precedenti, in via di completamento; rispetto al Vermentino è meno elegante e ricco.

Spigau Crociata 2007 – selezione di uve Pigato
Profumi intensi e variegati in parte sovrastati dalla componente amara.
Spigau Crociata 2006
Decisamente fine ed evoluto, abbastanza ricco di sottili profumi.
Spigau Crociata 2005
La frutta matura esce violenta, ma anche in questo caso l’amarognolo è in disequilibrio.
A conclusione di queste tre verticali, si può affermare che questi vini rappresentino molto bene il territorio e ne mettano in risalto i pregi ed i difetti; l’acidità è sempre gradevole ed equilibrata, le uve originali sono presenti; le note amarognole, per altro tipiche insieme alla sapidità, talvolta hanno il sopravvento, limitando la gradevolezza dei vini.

Elisabetta Foradori, Mezzolombardo (TN)
Il Teroldego è il vino più conosciuto tra quelli prodotti da Elisabetta, ma questa volta ho voluto soffermarmi su un prodotto che, sono sicuro, avrà un grande avvenire:
Fontanasanta 2009 da uve Nosiola.
I grappoli sono vinificati in anfore spagnole dallo spessore di 4 centimetri, non interrate, chiuse ermeticamente, per evitare ossidazioni significative, lasciando che la lenta traspirazione della terracotta apporti la giusta quantità di ossigeno, senza avere il sopravvento; per sei mesi le bucce riposano insieme al vino, che poi passa per un anno in barriques:
Il risultato entusiasma ed appaga; il vino è ricco, sapido, elegante, ripropone l’uva nosiola; trasmette naturalezza ed è al contempo austero ed impegnativo; nonostante la giovane età, è equilibrato; fa presagire grande evoluzione.
Mi sento d’affermare, come altre volte m’è occorso, che l’approccio biodinamico può dare risultati imponenti e risvegliare ricordi sopiti, a patto che sia applicata in modo intelligente e non talebano.

Carussin, San Marzano Oliveto (AT)
Azienda a vocazione biologica da più di 18 anni, dedicata al Barbera ed al Moscato
Carica l’Asino 2009
Vitigno originario probabilmente dalla Liguria in epoca post fillossera, deve il suo nome all’uso degli asini per lavorare i terreni impervi, piuttosto che alla sua buona redditività.
Taluni ritengono sia un incrocio spontaneo con il Cortese.
Vino semplice ed immediato, sapido con ricordi quasi marini; l’equilibrio tra il gradevole amaro ed il dolce ricorda molto il Cortese. Complesso e beverino, vede l’impiego del solo acciaio; le uve hanno un’età media di 60 anni.
Nota: anche le cantine Marenco di Strevi producono un Carica l’Asino.

I Clivi, Corno di Rosazzo (PN)
Patria di grandi vini e grandi personaggi, il Collio. Qui sono anticipati modi e mode del vino, qui la caparbietà dei vignaiuoli è leggendaria, qui riesci sempre a sorprenderti, spesso ad innamorarti di come l’uva sia stata trasformata in vino.
Dopo RBL, un metodo Martinotti secchissimo da uve Ribolla, minerale ed un poco magro, ho degustato un Ribolla Collio Doc 2010.
Citrino, elegante, secco, sorprendente per la nota amarognola che racchiude una sensazione sfumata di crema pasticcera; la Ribolla riserva sempre sorprese.
Friulano Doc Colli Orientali del Friuli 2009, San Pietro
Tocai friulano corretto, secco, equilibrato, molto tipico
Friulano Doc Collio 2009, San Lorenzo
Più corposo di quello dei Colli Orientali, è però meno fine e ricco
Malvasia Doc Collio 2009
Molto tipica, appena aromatica, equilibrata, con chiusura amaricante.
Brazan 2007
Un Tocai che lascia senza parole, talmente ha tutte le carte in regola. Appagante e rassicurante.

La Castellada, Oslavia (GO)
Un’altra Azienda che s’è dedicata alla tutela degli equilibri naturali.
Sauvignon Collio Orientali del Friuli Doc 2006
Da uve Sauvignon Blanc, un vino sottile, fine, non molto aromatico.
Friulano Colli Orientali del Friuli Doc 2006
Tipico, ma ancora troppo immaturo per sviluppare tutte le proprie potenziolità.
Ribolla Gialla Colli Orientali del Friuli 2006
Sapida, elegante, non invasiva, abbastanza caratteristica, con lieve presenza di tannini ed alcol equilibrato. Il mosto-vino riposa per due mesi sulle bucce in tini tronco-conici, nei quali avvengono le fermentazioni alcolica e malolattica spontaneamente. I risultati sono notevoli, sia per quanto riguarda l’acidità sia la lieve ossidazione che arricchisce il panorama organolettico.
Pinot Grigio Colli Orientali del Friuli 2006
L’eccezionale colore ramato affascina e fa sembrare questo vino un rosato! In bocca è ricco, morbido, leggermente tannico, vinoso, fruttato, elegante, soave e suadente; ricordi di lampone completano un quadro di altissimo livello.