giovedì 28 aprile 2011

ADOTTA UN VITIGNO? MAH!

Mi hanno segnalato un'iniziativa di difficile catalogazione, indeciso se definirla furba, meritoria, modaiola, commerciale, pubblicitaria, buon esempio di marketing innovativo.
Un'Azienda vinicola del piacentino propone di "adottare un vitigno" per salvaguardare un uva rara, la Malvasia Rosa.
Compiendo una semplice e rapida ricerca in rete, grazie Google!, si scopre che non è un vitigno autoctono o storico della zona, bensì il prodotto dell'opera del Prof. Mario Fregoni, che ha isolato una mutazione genetica naturale della Malvasia di Candia Aromatica e l'ha nominata malvasia rosa; è inoltre riuscito a farla approvare dalla Comunità Europea come vitigno raccomandato in provincia di Piacenza.
Il tutto s'è verificato nei primi anni di questo secolo.
Da allora, alcuni vignaioli hanno messo a dimora la Malvasia Rosa, ottenendone vini fermi, frizzanti, passiti, con risultati apprezzabili.

Da tutto ciò si evince che "adottare un vigneto" di quest'uva non è un'operazione simile a quelle in atto dedicate ai bimbi di paesi disastrati: e mi si perdoni la bestemmia costituita dal paragonare le due cose.
Non si tratta di salvare una varietà destinata all'estinzione, visto che ha un decennio di vita da quando è stata selezionata!
Torniamo all'assunto di partenza ed eliminiamo alcune definizioni, mantenendo quelle più appropriate...

Curiosando nel sito, poi, si scopre che è stato predisposto il contratto di "adozione", che prevede il versamento almeno 100 euro l'anno a filare, a fronte del diritto di ritirare, a proprie spese, n°12 bottiglie ottenute dal medesimo filare, con la possibilità di acquistarne altre, a prezzo di favore (quale?) nel caso di produzione superiore.
Insomma, 8,33 euro (100 euro per 12 bottiglie), minimo,  per una bottiglia di Malvasia Rosa - non si sa se ferma, frizzante o passita - acquistata in cantina mi sembra un prezzo opinabile, poiché è venduta in enoteca sui 8,50-10,00 euro.

Che dire?    MAH!