domenica 19 febbraio 2012

UNA PIACEVOLE SCOPERTA

Maremma toscana
Probabilmente arrivo tardi, chissà quanti altri ne hanno già parlato e scritto, ma io ho assaggiato solo ieri un vino che mi ha colpito.
Si tratta del Rosso dei Poderi, Maremma Toscana Igt 2009, Poderi di Ghiaccioforte, Barone Pizzini,  assemblaggio di Sangiovese 90%, Alicante 5%, Merlot 5%, ottenuto da uve biologiche, come ormai tutta la produzione di Barone Pizzini.
Rosso vivace e profondo, morbido, vellutato, fruttato, accattivante, beverino, quasi suntuoso.
Mi sento di affermare che sia un ottimo rappresentatnte delle ultime tendenze enologiche ispirate alla valorizzazione dei terreni coniugate all'applicazione dei principi dell'agricoltura "naturale".
Controllando la scheda dell'Azienda, si scopre che sono impiegate tecniche abbastanza sofisticate, tra le quali l'uso del rotomaceratore.
Ritengo sia interessante riportare alcune note che lo riguardano.
Il Vinificatore Maceratore statico o Rotomaceratore è formato da un serbatoiocilindrico orizzontale che può ruotare lentamente, in entrambi i sensi, intorno al suo asse longitudinale. La movimentazione del mosto, con la conseguente rottura del cappello di vinaccia, viene effettuata da particolari pale snodate. Durante la fermentazione è possibile dosare dell’ossigeno nella quantità desiderata tramite dei dispositivo di macro ossigenazione posti sui fondi. L'alimentazione del pigiato e lo scarico delle vinacce (per gravità) avvengono mediante un portello a tenuta ermetica mentre la fermentazione è, a volte, accelerata da un inoculo di mosto e vino. E' considerato un metodo di fermentazione "violento"

Mi ha colpito l'ultima frase: metodo violento; in un contesto di rispetto totale, quasi maniacale, per la natura, usare un accorgimento di questo genere stride, sembra quasi un controsenso o una negazione degli assunti di partenza.
Di fronte al risultato finale, però, devo ammettere che queste considerazioni passano in secondo piano, poiché la paicevolezza del vino ha il totale sopravvento.  Voto:  88/100





giovedì 16 febbraio 2012

IL VIALE DEL TRAMONTO

Quella bottiglia sarà aperta quando ....
Quante volte abbiamo detto questa frase, aspettando l'OCCASIONE! Che poi non è mai giunta. E così lei, la bottiglia, se ne sta nascosta nel fondo dello scaffale, sorniona, ad aspettare, paziente. Ma non se ne sta con le mani in mano, lavora, s'evolve, matura, si modifica, mentre noi ASPETTIAMO L'EVENTO.
Poi, un bel giorno, decidiamo: oggi ti apro!
TROPPO TARDI!
M'è capitato con una preziosa bottiglia di Gaston Chiquet Millésime Special Club Premier Cru 1997, sboccata il 18 luglio 2005, Chardonnay 70% e Pinot Noir 30%.
Ho perso l'attimo fuggente, l'ho aperta quando ormai l'evoluzione s'era ampiamente conclusa.
Un buon vino bianco, con sentori di cacao, caffé, te, accompagnati da lontani ricordi di frutta matura, forse tropicale. Gradevole la leggera ossidazione, il tappo era perfetto, unita alla delicata trasformazione delle note di lievito in sensazioni di tostato.
Il corpo s'era pressoché dissolto, così come l'effervescenza. Il colore s'era mantenuto sui toni dell'oro pallido.

Un'occasione perduta!
Qui si può leggere più o meno tutto sullo Special Club.

martedì 14 febbraio 2012

DELLA SERIE L'ALCOL FA MALE...

Pensavo di aver visto più o meno tutto. Ero preparato a non stupirmi più di nulla. Mi sentivo come il cyborg di Blade Runner:"voi umani...."
Poi, prepotente m'arriva la notifica di una cosa che ha dell'incredibile, sia per i contenuti sia per il perfetto pessimo gusto: "Possession, unholy wine collection".
Incuriosito, risalgo al sito che riprende la notizia ed ecco le immagini, che si commentano da sole.



“Evil Demon – Bloody Shiraz”, “Haunting Ghost – Spoory Cabernet”, “Old Witch – Cursed Pinot Noir” sono i nomi che sono stati attribuite a queste bottiglie da collezione [ma chi la fà?] da un genio del marketing.

Per fortuna, il vino ha le spalle talmente grosse che può arrivare a sopportare anche quest'operazione.
Viene, però, spontaneo considerare che talvolta si assaggiano dei vini che sono, quelli sì, morti.
Questi come saranno? Già in decomposizione? Da riesumare? Da seppellire?
MAH!

domenica 12 febbraio 2012

C'È ANFORA E ANFORA ….

Ricerche storiche affermano che il vino sia nato a sud del Caucaso, taluni affermano 6000 anni fa, altri 5000; tutti concordano sui recipienti utilizzati, giare di terracotta più o meno grandi.
In Georgia, che vanta l'impressionante numero di più di 500 varietà differenti di vite, si continua ad usarle, perpetuando antichi saperi, se non addirittura antichi sapori.
Una quindicina d'anni fa uno dei personaggi più controversi del mondo vinicolo, Josco Gravner, iniziò a sperimentare l'uso delle anfore interrate, con risultati spiazzanti ed entusiasmanti, ben presto seguito da altri produttori.
Poco tempo fa ho avuto l'opportunità di confrontare questa procedura applicata a qualche vino georgiano con altrettanti italiani: di seguito le degustazioni.


Prince Makashvili Cellar
Rkatsiteli 2006, Grand Cru Tsarapi
Rkatsiteli 2007, Clos des Figuiers
Questa varietà d'uva bianca dal nome impronunciabile è tra le più diffuse, qui vinificata secondo l'uso della Kakhetia, la zona più orientale: nelle anfore è fatto fermentare il mosto in presenza delle vinacce, per periodi che possono arrivare ai 6 mesi. I vini assaggiati denunciavano quest'uso, così ricchi di tannini, per altro non particolarmente aggressivi; l'acidità era mediamente alta, accompagnata da corpi medi, in parte riscattati dal grado alcolico un poco fastidioso. I profumi erano non del tutto puliti, definirei grezzi e grevi, con accenni a frutta mediamente matura, appena speziati.

Dello stesso produttore, è stato degustato il Saperavi 2006, Grand Cru Akhoebi; uva rossa da agricoltura biologica, fatta macerare a lungo sulle bucce; il vino si propone con un colore rosso intenso fitto, decisamente gradevole; i tannini corposi abbastanza persistenti non erano particolarmente aggressivi e si sposavano abbastanza bene con la discreta acidità. Anche in questo caso i profumi rimandavano a ricordi di terra e di fieno appena umido, di frutta matura, di spezie piccanti.

La rassegna è stata chiusa da un altro vino prodotto con uve biologiche, il Chardakhi 2008 di Iago Bitarishvili; le piante, di altre cinquant'anni, sono della rossa varietà Chinuri, pigiata con i piedi (così asserisce il bugiardino) e lasciata a lungo fermentare in anfora con le bucce. Imbottigliato nel settembre 2010, il vino non ha avuto il tempo d'ammorbidirsi, mantenendo aggressività e disarmonie ragguardevoli, al limite della potabilità; Nei fuggevoli momenti durante i quali si riusciva a dimenticare gli effetti devastanti, si potevano apprezzare le spezie mentolate ed il sapore dell'uva.

S'è trattato di un'esperienza interessante, che ha fatto andare indietro nel tempo, perché forse erano questi i vini che bevevano i nostri antenati, nel bene e nel male.

Il confronto con tre prodotti italiani è stato impietoso, forse perché siamo abituati ad altri sapori e profumi, a qualità frutto di continue sperimentazioni ed affinamenti.

L'Anphora Bianco 2007 del Castello di Lispida è ottenuto dalla fermentazione con lieviti propri dell’uva Tocai, in anfore di terracotta sepolte, con follature giornaliere, senza alcun controllo della temperatura; la macerazione sulle bucce prosegue per più di sei mesi, seguita dall'affinamento per 14 mesi in dolia di terracotta. Le caratteristiche tipiche del Tocai escono potenziate e prepotenti, in raro equilibrio; stupisce, nel panorama ricco e variegato, la finezza di fondo, l'estrema pulizia. Un vino naturale di valore.


Dal tormentato Carso proveniva il Vitovska 2006 Anfora di Vodopivec. Una vecchia conoscenza che ha confermato le potenzialità di quest'uva e la maestria nell'interpretarle. Il colore pieno e profondo introduce ai profumi intensi e modulati, che si susseguono senza fine; acidità perfetta, alcol equilibrato, componenti fruttate e floreali fuse con evidenti note balsamiche; il corpo si manifesta lento, poi si fa notare e sazia. Affascinante riconoscere le note varietali di un'uva che esprime appieno il proprio terrori.


Non poteva mancare l'indiscusso maestro nell'uso dell'anfora, Josko Gravner, con il suo Breg 2004, sapiente unione di Sauvignon, Chardonnay, Pinot Gris, Riesling Italico. Frutto della fermentazione e macerazione con le bucce per 7 mesi in anfore di terracotta interrate e del successivo affinamento per 4 mesi in anfore interrate, 36 mesi in botti grandi, 12 mesi in bottiglia. Raramente si sente la mancanza di aggettivi adatti, sia per numero sia per significato, a descrivere un vino: Breg riesce ogni volta a stupire ed affascinare, a farti intravedere cosa sarà in futuro, a farti maledire perché l'hai stappato troppo presto. Entra in bocca possente ma elegante, penetra nei ricordi di un mondo lontano, dimenticato ma non ancora perduto; coinvolgente, si fa fatica a separare le sensazioni, perché si vorrebbe gustarle ad una ad una.

Una sessione d'assaggi che ha sorpreso e rassicurato, che ha dimostrato come non sia tanto lo strumento che fa la differenza, ma la mano che l'utilizza.

martedì 3 maggio 2011

ALSAZIA A MILANO

L’appuntamento annuale con l’Alsazia s’è tenuto lunedì 2 maggio a Milano, presenti 13 produttori.
Una degustazione guidata dei principali vitigni della regione ha preceduto l’apertura della manifestazione. Peccato che la scelta dei vini abbia poco rappresentato le uve, ma piuttosto abbia messo in mostra la tendenza dei vinificatori ad esaltare le componenti zuccherine a scapito della tipicità; non s’è trattato di un autogol, ma quasi.
Passando alle degustazioni, si possono rimarcare le seguenti presenze.
I Crémant d’Alsace, sia nelle versioni brut sia in quelle rosé, hanno messo in evidenza la sottigliezza e la sostanziale magrezza dei vini, seppur accompagnate da buona acidità e sapidità; la mineralità equilibrata rendeva beverini i prodotti, che devono essere valutati per quello che sono e che devono essere, senza pretendere nulla di più.

Cave Vinicole de Hunawihr, Hunawihr
Si tratta di una cantina cooperativa che s’avvale d’un giovane e promettente enologo, molto attento alla valorizzazione, se non all’esaltazione, dei vitigni e del terroir.
La tipicità è il filo conduttore della produzione, che si discosta alquanto da quella degli altri vignaioli presenti, soprattutto per l’equilibrata presenza degli zuccheri residui.
Pinot Blanc 2009 Réserve Aoc Alsace
Elegante, pulito, appena grasso, sapido, con finale amarognolo in equilibrio con la componente abbocata.
Riesling 2008 Réserve Aoc Alsace
Citrino con netta citazione di pompelmo, è tagliente, minerale, tipico.
Riesling Grand Cru Rosacker 2008 Aoc Alsace Grand Cru
Di qualità superiore, affilato, ridondante, molto varietale, da seguire nella sua evoluzione.
Gewurztraminer Réserve 2010 Aoc Alsace
Decisamente varietale, opulento senza eccedere, non stucchevole, con acidità equilibrata e gradevole.
Gewurztraminer Grand Cru Schoenenbourg 2007 Aoc Alsace Grand Cru
L’affinamento ha accresciuto, migliorandole, tutte le caratteristiche del Traminer, producendo un vino dal raro equilibrio e di grande soddisfazione.
Klein Aux Vieux Remparts, Saint-Hippolyte
Crémant d’Alsace 2005 Aoc Crémant d’Alsace
Molto tipico nella sua semplicità e gradevolezza, con note citrine soavi ed accattivanti.
Rosé de Pinot Noir 2008 Aoc Alsace, Rosé de saignée
Appena tannico, abbastanza vinoso, magro e sfuggente, lascia la bocca asciutta, quasi sabbiosa ; interessante anche se non entusiasmante.
Sarl Kuentz-Bas Alsace, Husseren Les Chateaux
Gewurztraminer Tradition 2008 Aoc Alsace
Vino evoluto in modo pressocché perfetto: all’opulenza si sono sostituite completezza ed eleganza, sia al naso sia  in bocca; le note varietali spiccano e s’accavallano in continuazione; le sensazioni agrumate, riconducibili agli agrumi canditi, si sciolgono nell’insieme delle note fresche, equilibrate; il residuo zuccherino non è invadente e rende soave l’acidità; il finale, dalla lunga persistenza, si colora di cenni amarognoli. Un vino che riempie la bocca e ricorda una dolce sinfonia.  

Earl Jean-Luis Mann, Eguisheim
Auxerrois 2007 Letzenberg, Aoc Alsace
Lavorato solo in acciaio inox, sviluppa i caratteri tipici del vitigno alsaziano. La nota dolce non è stucchevole perché accostata all’amarognolo da radice, quasi di tabacco; sapido, minerale, appena tannico, di buon corpo per essere un auxerrois.
Riesling 2009 Vielles Vignes, Aoc Alsace
Riesling 2009 Grand Cru Pfersigberg, Aoc Alsace Grand Cru
Secchi, taglienti ed inesorabili, ricchi, tipici fino all’eccesso, soavi nonostante tutta la potenza espressa.
Gewurztraminer 2007 Vielles Vignes-Cuvée Fabienne et Jean-Louis, Aoc Alsace
Di media acidità con note amarognole non particolarmente legate  


Domaine Zind-Humbrecht, Turckheim
Gewurztraminer 2006 Grand Cru Goldert Vendanges Tardives, Aoc Alsace Mentions Vendanges Tardives et Selections de Grains Nobles

Complessità totale e stupefacente.