lunedì 18 febbraio 2019

VINI ESTREMI DEL CARSO
20 e 27 febbraio 2019 

Solo 10 persone a sera per poter assaggiare, scoprire, criticare, amare vini che riportano indietro nel tempo.
C'è chi li chiama "orange wines", io preferisco "vini estremi", poiché rappresentano le inarrivabili potenzialità della natura, che talvolta si lasciano intravedere.

5 vini d'eccellenza:
  • Gravner,  Ribolla Gialla 2008
  • Podversic,  Malvasia 2014
  • Zidarich,  Vitovska Kamen 2016
  • Dario Princic,  Pinot Grigio 2015
  • Dario Princic, Jakot 2015
Milano, Sala Degustazioni Maria Luisa Ronchi
Vai San Vincenzo, 14
Ore 21.00 
Info: aepicurus

domenica 25 novembre 2018


5 CHAMPAGNE 5

Per rispondere al grido di dolore di parecchie Amiche e altrettanti Amici, che invocano un incontro ravvicinato con lo Champagne, propongo una serata dedicata alle aree più rappresentative della Champagne con l'aiuto di piccoli e appassionati produttori: i cosiddetti "propriétaire récoltant".
Assaggeremo i tre principali vitigni (Pinot Noir, Chardonnay e Meunier), sia da soli sia in assemblaggio, ed uno spettacolare rosé "de saigné".
5 vini provenienti da Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Cote de Blancs,  Cote de Bar.

data: 12 dicembre 2018

luogo: Spazio Cantoni, Via G. Cantoni 7, Milano
ora: 20.00 precise
quota: € 55,00 
SOLO 20 posti!
per l'iscrizione: inviare il nome a  Aepicurus con copia del versamento
di € 30 a titolo di caparra sul conto 
IBAN IT54F0326820500052784948600
 causale "serata Champagne".

NOTA: le iscrizioni dovranno pervenire entro il 5 dicembre prossimo. Posti disponibili 20. L'evento si terrà al raggiungimento del numero minimo di 12 iscritti; in caso contrario, le quote saranno restituite. I partecipanti sono tenuti a portare i propri bicchieri da degustazione. Su richiesta potranno acquistarne un nuovo set al costo di €10,00.

martedì 22 novembre 2016

VINO DALLA PATAGONIA ?

Da WINE NEWS mi piace riportare questa notizia, che apre nuove orizzonti...

Londra - 18 Novembre 2016, ore 11:26
Gli effetti del riscaldamento globale sulla viticoltura sono stati spesso al centro di analisi e approfondimenti, ma al di là della teoria, le prime conseguenze sono visibili ad occhio nudo, e le vediamo quotidianamente sugli scaffali di tutto il mondo: l’Inghilterra ha iniziato da qualche anno a produrre le sue bollicine, che già hanno la velleità di arditi paragoni con lo Champagne o l’obiettivo di poter soppiantare il Prosecco sul mercato interno, e regioni storicamente considerate ostiche, se non impossibili, si scoprono invece assolutamente adatte alla viticoltura. Come la Patagonia cilena, una delle zone più inospitali della terra, dove la morsa del freddo non concede tregua. Eppure, la vite è arrivata sin qui, nel 2010, quando Villaseñor, azienda cilena particolarmente sensibile all’innovazione ed alle sfide, ha deciso di piantare un ettaro di Pinot Nero, in una parcella riparata dal vento, dove le temperature sono cresciute, negli ultimi dieci anni, di due gradi, creando una finestra temporale, nella fredda estate australe, in cui le temperature vanno dai 14 ai 32 gradi, garantendo la maturazione delle uve. 
Il risultato sono 1.200 bottiglie di “Puelo Patagonia” (Puelo è il luogo più vicino al vigneto, 1.000 chilometri a sud di Santiago del Cile, ndr), annata 2014, vendute interamente sul mercato cinese, a 120 dollari l’una. Già, perché quello che una volta era un territorio impossibile per la vite, pare avere una presa commerciale enorme, non solo tra i wine lover cinesi, ma anche tra quelli americani, tanto che anche la prossima annata è già sold out, tra Cina e Usa. 

giovedì 16 gennaio 2014

C'E' VITA SUL VULCANO

foto: Ramon Duran

L'isola di Lanzarote, la più orientale delle Canarie,
fu sconvolta nel 1730 da una serie di eruzioni vulcaniche, che ne sconvolsero la fisionomia e causarono l'emigrazione di gran parte degli abitanti.
foto:Penjelly
La cenere che si depositò è divenuta nel tempo un ottimo terreno sul quale coltivare la vite, che riprese qualche decennio più avanti.
Oggi troviamo piante protette da muretti a secco per proteggerle dai venti impetuosi e per evitare la rapida evaporazione dell'umidità che lo strato di cenere riesce a trattenere durante la notte.
Ma lo spettacolo più interessante è dato dalle conche scavate nella zona La Geria: qui il paziente lavoro dei vignaiuoli ha trasformato un'area desolata in una piana dall'aspetto lunare, ma pieno di vita e di viti.
Si coltiva l'uva Malvasia, che  genera vini sia secchi sia dolci, tutti dalle spiccati doti di mineralità.
Seguendo questo link, si ha un'idea di come sia stato trasformato il paesaggio.

martedì 26 novembre 2013

UNA DOCG ANTE LITTERAM!

Riporto con piacere la notizia fornita dall'ANSA.
Trovo affascinante questa scoperta, che non fa che confermare le teorie relative all'area nella quale si cominciò a produrre vino ed a commercializzarlo, oltre a fornire alcuni spunti di riflessione.
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LA CANTINA PIU' ANTICA MAI SCOPERTA HA 3.700 ANNI, PRODUCEVA VINO DOLCE SPEZIATO


Foto Eric H. Cline, George Washington University
Conteneva 40 orci di vino bianco e rosso dolce e speziato, la cantina più antica e grande mai conservata: ha 3.700 anni ed è stata scoperta tra le rovine di una città cananea chiamata Tel Kabri, nel Nord di Israele. La scoperta si deve a un gruppo statunitense e israeliano della George Washington University, Brandeis University e università di Haifa. Il risultato è stato presentato a Baltimora, nel convegno annuale delle Scuole Americane di Ricerche Orientali.

Le giare hanno una capacità di 50 litri ognuna, in totale l'equivalente di circa 3.000 bottiglie di vino, e sono rimaste sepolte sotto una coltre di fango, mattoni e intonaco a causa del crollo della cantina, probabilmente per un terremoto. 
La cantina si trovava nei pressi di una sala per banchetti destinati all'élite di Tel Kabri e agli ospiti stranieri illustri. ''E' una scoperta straordinaria: è una cantina che, a nostra conoscenza non ha eguali per età e dimensioni'' osserva Eric Cline, della George Washington University.

Ad attirare l'attenzione dei ricercatori è stata una giara emersa dagli scavi nell'antico palazzo governativo della città, risalente al 1.700 avanti Cristo. 
Dopo la prima giara, racconta Cline, sono emersi 10 e poi 15, fino a 40 vasi contenuti in un ambiente grande circa 34 metri quadrati.

Analizzando i frammenti dei vasi e i residui organici sono state rilevate tracce di acido tartarico e siringico, entrambi componenti chiave nel vino, nonché resti di miele, menta, cannella, bacche di ginepro e resine, tutti ingredienti che nell'antichità si aggiungevano al vino. La ricetta è simile a vini medicinali usati nell'antico Egitto per 2.000 anni.
Ogni vaso conteneva le stesse proporzioni di ciascun composto segno, che la ricetta di questo vino è stata seguita rigorosamente in ogni vaso.
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Si direbbe che dall'analisi dei residui tutte le giare contenessero un vino prodotto secondo una ricetta rigidamente seguita, oggi si direbbe disciplinare: sorprendente, o no?