STORIE DI TAPPI - 2
Qualche giorno fa ho avuto tra le mani una bottiglia con chiusura "alternativa": il tappo non era di sughero, bensì di vetro.
Sapevo che da tempo esisteva questo sistema, lo avevo visto qualche anno fa al MiWine come prototipo-novità, ma non avevo ancora incontrato una bottiglia commercializzata chiusa in questo modo.
Devo ammettere che è gradevole, anche se un poco spiazzante, poiché ricorda la chiusura dei flaconi da laboratorio, se non fosse che non è satinato per assicurare la sigillatura; questa, infatti, è assicurata da una guarnizione in materiale sintetico che s'incastra in un'impercettibile sporgenza ad anello all'interno del collo della bottiglia.
Il tappo è tenuto in posizione da una capsula d'alluminio, in verità di non facile apertura, poiché, a dispetto delle intenzioni dei progettisti, necessita di uno strumento: io ho usato la lama del mio fido cavaturaccioli.
Quasto sistema è prodotto in Germania dalla CSI ed ha superato numerosi test (Istituto Geisenheim di Scienza Applicata all'Enologia, Istituto di Stato Oppenheim/Rheinhessen) oltre ad essere stato finanziato dal Ministero dell'Economia dello stato Rhineland-Palatinate.
L'impiego del tappo di vetro, che assicura la tenuta stagna, ha gli stessi risvolti proposti da quelli sintetici (vedi post precedente) e solo il tempo potrà dare delle indicazioni, se non definitive, attendibili.
Di certo permettere di richiudere la bottiglia infinite volte (ma a chi e a che serve, visto che sarà entrata l'aria?) ed è riciclabile più facilmente del sughero, visto che non esiste una raccolta ad hoc di questo materiale.
Sembra di poter affermare che assisteremo a modifiche significative nella produzione dei vini e nell'approccio alla degustazione.
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