TRE BARBARESCO ED UN BAROLO
Il 9 settembre abbiamo aperto alcune bottiglie che hanno in comune due elementi: almeno dieci anni di vita e lo stesso vitigno, il nebbiolo.
Esperienza interessante, che ha fornito le considerazioni che seguono.
Produttori di Barbaresco, vigna Montestefano, 1996: sorprende la concentrazione notevole del rosso rubino che s'accompagna al colore spento ed opaco, che denota lo stato evolutivo avanzato e la possibile complessità; ma già al naso sorgono i primi dubbi, poiché la frutta cotta ha il sopravvento; la prugna sottospirito s'accompagna a leggere note balsamiche, a sensazioni vinose che evocano idee di calore; in bocca la delusione aumenta: il vino scivola via, lasciando solitari i nobili tannini ed i tipici marcatori del vitigno, anche se in tono minore; la sensazione alcolica non riesce ad equilibrare un corpo flebile ed inconsistente. Voto: nc
Produttori di Barbaresco, vigna Moccagatta, 1996: limpido ed abbastanza brillante, presenta i colori dell'affinamento; i profumi terziari sono appena percettibili e limitati, uniti al gradevole sentore di botte grande; appena balsamico, propone ricordi mentolati ed un panorama olfattivo sostanzialmente magro, anche se gradevole e moderatamente elegante; in bocca è morbido, grazie anche ai tannini delicati e alle note fruttate mediamente espresse; il corpo debole induce a considerare che ci si trovi al cospetto di un vino che ha già passato il proprio momento migliore; dopo un poco di tempo, nel bicchiere si nota la presenza della volatile. Voto: 78/100
Barbaresco Vigna Rabaja 1997, Bruno Rocca: il rosso rubino evoluto si stempera nell'unghia aranciata, preannunciando successive emozioni; al naso è complesso, equilibrato, speziato e pepato; la prugna, sia matura sia secca, si sposa con delicati sentori di legno grande; in bocca s'apre a ventaglio e propone la tipicità del barbaresco, con delicata eleganza, accompagnata da un corpo buono anche se non particolarmente importante; rimarchevole è l'equilibrio tra l'acidità e l'alcolicità; i tannini, eleganti e nobili, hanno ancora grosse potenzialità d'evoluzione e testimoniano che si tartta di un vino ancora giovane, che ha davanti a sé ancora almeno un lustro di vita entusiasmante. Voto: 86/100
Barolo Vigna Castellero 1990, Azienda Agricola Brezza: sono affascinanti le sfumature del colore, dal rubino intenso e brillante all'aranciato caldo e rassicurante; s'apre lentamente ma inesorabilmente e dona sequenze ricche di ricordi olfattivi; timida ma persistente fuoriesce la viola, seguita dal pepe bianco, dal cuoio, dall'apprezzabile balsamicità e da un ragguardevole numero di spezie; in bocca, le differenti sensazioni stratificano e s'inseguono di continuo; ha equilibrata acidità, tannini morbidi e vellutati che foderano la bocca con delicatezza ed eleganza; vino suntuoso ed allo stesso tempo austero, ricco e pronto, anche se certamente potrà vivere egregiamente ancora anni. Voto: 90/100
A conclusione della serata e sulla scorta delle bottiglie aperte, si può azzardare la conclusione che il barbaresco, salvo alcuni esempi eclatanti che forse non sono prodotti con il solo nebbiolo, non sia un vino destinato ad avere vita molto lunga e che sia meglio coglierlo intorno al settimo anno, per poterne apprezzare appieno le caratteristiche.
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