ALCUNI VITIGNI AUTOCTONI DELLA VALLE D'AOSTA
Quando si parla della Valle d'Aosta è inevitabile definire la sua come una "viticoltura eroica", così come è quasi automatico stupirsi del numero elevato di vitigni autoctoni che si trovano concentrati in così poco spazio.
Quest'isola felice è riuscita a salvaguardare un patrimonio ragguardevole e negli ultimi decenni a valorizzarlo, compiendo un'encomiabile operazione culturale.
Come in tutte le cose, umane e non, esistono i pro ed i contro; assagiando i differenti prodotti monovitigno, ci si rende conto del perché alcune varietà siano state abbandonate o quasi nel corso del tempo, ma certi risultati devono essere considerati con indulgenza, perché testimonianze di amore.
Ciò non significa, però, rinunciare ad esprimere giudizi, che, ne siamo convinti, non possano che aiutare i produttori a migliorare.
Scriviamo queste considerazioni in occasione di una serata di degustazione dedicata alla Valle, durante la quale sono state aperte le seguenti bottiglie:
Blanc de Morgex et La Salle - Rayon 2008, Cave de Morgex et La Salle: le uve Prié Blanc, coltivate franche di piede, provengono dalle vigne più alte d'Europa, a circa 1200 metri; al colore pallido seppur brillante, s'accompagnano profumi sottili e fruttati, uniti al netto ricordo di fieno appena tagliato; in bocca mantiene la propria sottigliezza, unita però ad un'elevata acidità, forse eccessiva;la bocca rimane netta, grazie anche alla leggera e gradevole tannicità; sapido, beverino, abbastanza equilibrato. Voto: 81/100
Petite Arvine 2008, D& D: paglierino abbastanza intenso unito a precisi profumi di pompelmo, che si ritrova ampiamente in bocca; le note amarognole vegetali si fondono in sensazioni sapide e minerali; un vino abbastanza disarmonico, soprattutto per l'alcolicità, che ha comunque la capacità di attenuare l'acidità rimarchevole; vino certamente migliorabile. Voto: 79/100
Cornalin 2008, Le Clocher: un altro vitigno antico, riscoperto - si fa per dire - da non molto. Un colore abbastanza intenso dall'unghia con sfumature nerastre preannuncia interessanti incontri; speziato e balsamico, lievemente fruttato, in bocca delude; scivoloso, poco persistente, amarognolo e di corpo esile, gioca le proprie carte con la tannicità ed una certa nota acida, che non riescono a farlo ricordare con piacere. Voto: 75/100
Fumin 2007 , Grosjean: è probabilmente una delle "perle" dell'enologia valdostana, forse la più nota. Questa bottiglia ha regalato interesanti sensazioni, sia per il bel colore vivo sia per i profumi speziati e balsamici, nonostante la giovane età; abbastanza fruttato, tannico al punto giusto, caldo e con buona acidità, lascia la bocca pulita e si fa ricordare per un certo tempo; forse necessita di ancora un poco di affinamento in bottiglia. Voto: 83/100
Torrette 2007, Les Cretes: ottenuto da uve Petit Rouge, ha sorpreso per la complessità e la timida eleganza. Il rosso rubino acceso ha iniziato a sfumare nel granato; spezie eleganti unite al profumo d'incenso hanno lasciato il posto al cacao, al caffè ed alla viola; in bocca i tannini si sono presentati con eleganza e discrezione, la sapiente acidità ha bilanciato l'alcol, donando sensazioni finali di velluto; da notare l'equilibrata presenza del legno nobile. Un vino che non avrà ancora molti anni davanti, ma che ora dà piena soddisfazione. Voto: 86/100
Passito di Chambave 2006, La Crotta di Vigneron Chambave: da uve appassite di Moscato Bianco, un vino grasso e pastoso, non particolarmente elegante, poiché l'acidità non elimina del tutto la stucchevolezza data dagli zuccheri residui. Voto: 83/100
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