sabato 14 giugno 2008

UN "QUASI AMARONE" ?


Qualche giorno fa è apparsa sul quotidiano IL Mondo una notizia che mi ha fatto pensare e che riporto per sommi capi:
"L'Azienda vinicola Allegrini, storica produttrice di Amarone, ha fornito l'assistenza e le conoscenze necessarie a Bodega Renacer, per produrre in Argentina un vino ottenuto con le stesse tecniche dell'Amarone.
Si tratta di un uvaggio costituito da 50% Malbec, 25% Syrah, 22% Bonarda e 3% Cabernet Franc, provenienti da vigne di circa 50 anni, poste nella regione di Cujo, in Mendoza, tra i 600 ed i 700 metri d'altitudine.
Grazie al clima favorevole, l'appassimento, con perdita del 30% d'acqua di vegetazione, avviene
in tre settimane, contro i 90 giorni della Valpolicella.
La prima produzione, di 7.000 bottiglie, avvenne nel 2006; quest'anno ne saranno confezionate circa 100.000.
Enamore, il nome del vino, è un rosso rubino intenso, dalla grande struttura e ricchezza di profumi; come l'Amarone, di cui ha copiato lo stile, può piacere moltissimo o di meno, ma in ogni caso è un vino che si fa notare e può accompagnare anche un dopo pasto in chiacchiere."

Compiendo una ricerca in internet, ho scoperto che è venduto negli Stati Uniti a circa 38 $ e che gli è stato attribuito il punteggio di 90/100 da Wine Spectator.

Premesso che ogni Azienda è libera di agire come meglio crede, seguendo propri programmi di sviluppo e filosofie aziendali, non posso esimermi dall'esprimere alcune considerazioni, da semplice consumatore, prima ancora che assaggiatore di vini.
Una delle migliori espressioni dell'enologia italiana è certamente l'Amarone, che insieme ai Barolo, Barbaresco, Brunello e pochi altri vini è conosciuto, apprezzato e ricercato in tutto il mondo; la vitivinicoltura del nostro Paese si è ormai affrancata da una serie di preconcetti negativi, ha dimostrato da tempo di essere ai massimi livelli, grazie soprattutto al fatto di esprimere in modo eccelso la tipicità dei suoli e la coltura che essi esprimono e custodiscono.
Ed allora mi domando perché si debbano mettere in atto operazioni come quella sopra riportata, che suonano tanto come atti di autolesionismo e che non giocano certo a favore del tanto decantato "made in Italy" e del sospirato "sistema paese".
Si potrà obiettare che esportare la metodologia di produzione dell'Amarone, applicata per fortuna ad altre uve, è paragonabile all'uso del taglio bordolese in tutto il mondo: no!, non ci siamo!
Un conto è utilizzare la metodologia dell'assemblaggio, un altro è "mettere a frutto l'esperienza compiuta da Allegrini con l'Amarone", come recita il sito di Allegrini.
Rimango perplesso e sconcertato da questa miopia e mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse le segrete cose, nella speranza che il tutto non si riduca ad una banale operazione commerciale.

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