UNA CENA DA AIMO E NADIA
Il Luogo di Aimo e Nadia
Via Montecuccoli 6, Milano
Tel. 02 416886
http://www.aimoenadia.com/
Attratti dalla fama e dalle polemiche seguite al numero di stelle Michelin tolte e ripristinate, abbiamo fatto visita ad uno dei locali storici della gastronomia milanese.
Con tutto il profondo rispetto che nutriamo per chi ha fatto la storia della cucina italiana, ci permettiamo d'esprimere il nostro parere, con umiltà non disgiunta dalla convinzione di avere il diritto di criticare anche i mostri sacri.
Abbiamo trovato una cucina ben curata ma sostanzialmente monocorde, cioé priva di quei guizzi saporosi che provocano e lasciano ricordi indelebili.
Abbiamo scelto il menu degustazione, non addentrandoci nella scelta dei piatti esposti con chiarezza nel menu: se il giudizio tiepido è dovuto al tipo di menu scelto, ce ne doliamo, ma allo stesso tempo rimarchiamo che il menu degustazione è, in genere, il più rappresentativo ed asaustivo di una cucina.
Le preparazioni:
- Uno stuzzichino costituito da un'alice marinata con ginger e lime, guarnita da pesto di erbette e cuori di carciofi crudi: anteprima delicatissima ed allo stesso tempo ricca di sapori, ove l'alice soave si sposa con la stimolante crema di ginger. 95/100
- Crema di primizie dell'orto con burrata pugliese: un laghetto verde brillante nasconde la sorpresa della burrata, che sciogliendosi in bocca esalta la lieve aromaticità della crema; un piatto che ricorda i profumi di campagna, che fa ritornare indietro nel tempo, alle fanciullesche puntate nell'orto del nonno; manca tuttavia un qualcosa che stuzzichi le papille e che appaghi, oltre al fatto che forse è una preparazione troppo greve per iniziare un pasto. 84/100
- Tortelli di farina di grano bruciato ripieni di cicale di mare e ricotta di bufala, conditi con melanzane stufate e calamaretti: un piatto di nuovo delicato, dai sapori marini appena accennati, che lentamente e con difficoltà si sviluppano in bocca; la sfoglia della pasta è gradevolmente ruvida e saporosa, anche se l'avremmo preferita più al dente; il finale leggermente acido rende il piatto gradevole e lo riscatta in parte. 86/100
- Rombo chiodato con crosta di panzanella con verdure scottate sulla piastra e finocchietto marinato in insalata: piatto "piatto", sia perché il pesce, troppo cotto, non aveva sapore, sia perché manca un qualsivoglia contrappunto saporoso. 82/100
- L'agnello - lombatina con erbette, filetto, confit e patata ripiena di fegatini d'agnello - con asparago d'Altedo avvolto nel prosciutto crudo di Cormons: ogni tipologia di cottura esalta i sapori che fuoriescono prepotenti dalla carne, ora delicati ora speziati; sorprendente il piacere procurato dai fegatini, per la prima volta assaggiati. Un piatto sapiente. 93/100
- Assaggi di formaggi - taleggio, caciocavallo, gorgonzola Dop - con mostarda d'anguria fatta in casa: gradevole tris, reso piacevole dalla mostarda che ha in parte nobilitato il piatto; la scelta sottotono dei formaggi, seppur ottimi nella loro tipologia, sconcerta, visto il locale che la propone . 86/100
- Predessert - raviolo di melone farcito con frutto della passione: due impalpabili fogie di melone, gelate, racchiudono il dolce acidulo del frutto, per pulire e rinfrescare la bocca.
- Dessert - spuma di formaggi su cialda: è arduo cercare di ricordare quali sensazioni, a distanza di qualche ora, siano state provocate dal piatto, che si potrebbe definire "noioso". 82/100
Nella carta dei vini, curata dall'ottimo Sommelier Federico Graziani, ci si può perdere, talmente è ricca ed articolata; ci ha attratto uno champagne rosato, Larmandier-Bernier, che ha accompagnato i primi due piatti, oltre ad aver assolto la funzione d'aperitivo. Ha un colore rosa vivo, intenso, che ricorda i rosati del Salento; è vinoso, fruttato con ricordi di lampone e di frutti tropicali, tra i quali spicca quello della passione; si nota il melograno ed una lieve tannicità; sorprende la mancanza d'acidità, che rende questo vino piatto ed in parte deludente. 86/100
La carta dei vini ha una sezione dedicata alle bottiglie di una certa età, finalmente! Abbiamo scelto un Soave Classico Doc 1988 dei Fratelli Pra, dal sorprendente colore oro pallido brillante; le note ossidative sono impercettibili, la terziarizzazione è lieve; i profumi di fiori e di frutta fresca sorprendono; in bocca si percepiscono pesca bianca, albicocca un poco acerba, fieno appena essicato, frutta candita e miele di fiori di campo; in bocca è meno ricco che al naso; si direbbe che abbia superato il momento di massimo splendore e stia lentamente scadendo: qualche anno fa sarebbe stato sicuramente eccezionale. 88/100
Con i formaggi è stato servito il Chateau Las Collas 1961 Mouscat-de-Rivesaltes Aoc di Jaques Balbé, un vino fortificato del Sud della Francia ottenuto da due varietà di uve moscato, a grani piccoli o "blanc" e a grani grossi o "romain": interessante, ricco e tostato, aromatico e moderatamente dolce, giustamente ossidato, avvolgente e dall'equilibrata alcolicità; ha letteralmente soffocato i formaggi, escluso l'erborinato. 88/100
Il Luogo di Aimo e Nadia - nel quale il servizio in sala curato dal mâitre Nicola Dellagnolo, coadiuvato dal giovane Alessandro Tapparo, è semplicemente perfetto nella sua puntualità e discrezione - ci ha in parte delusi; ci si aspettava una cucina da ricordare a lungo, piena di emozioni che invoglia ad essere frequentata più volte; abbiamo, invece, incontrato una serie di preparazioni ovattate, quasi monocordi per l'assenza di spunti saporosi; le stesse materie prime, dalla scelta eccellente oltre che freschissime, sono state in parte mortificate, non hanno sviluppato tutto il loro potenziale.
In conclusione, una cucina per certi versi rassicurante nella sua "tranquillità", ma priva di quel qualcosa che la renda unica ed indimenticabile.
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