sabato 5 aprile 2008

VINI VERI - 5a Edizione

Da 5 anni si svolge, in concomitanza con Vinitaly, la rassegna VINI VERI; quest'anno è stata ospitata da Villa Boschi, poco distante da Isola della Scala, a 14 chilometri da Verona.
Il titolo della manifestazione era "Vini secondo Natura": mai definizione fu più aderente alla realtà!
Un folto gruppo di vignaioli si riconoscono nei seguenti Principi Generali:
in vigna esclusione totale dell'uso di diderbanti e/o dissecanti, esclusione di concimi chimici, esclusione totale di prodotti chimici di sintesi;
in cantina nessuna aggiunta di lieviti o batteri, esclusione di tutto ciò che possa modificare l'equilibrio naturale delle fermentazioni e dell'affinamento del vino, la solforosa totale non potrà mai essere superiore a 80 mg/l per i vini secchi e 100 mg/l per i vini dolci.
È questa una sintesi del manifesto scritto tempo fa Teobaldo Cappellano, al quale si rimanda per approfondimenti.
Sulla base dei numerosi assaggi, possiamo affermare che abbiamo incontrato vini estremi, vini che hanno gamme di profumi e di sentori quasi eccessivi, netti, che suscitano antichi ricordi. Si potrebbero definire vini ancestrali.
Sono spiazzanti, affascinanti, fuori dal comune, spesso eccezionali.Di seguito, i vini che più mi hanno colpito; se possibile, ho attribuito un punteggio.

- Irene Cameli (Castorano - Ascoli Piceno)

Milia 2007 Doc Offida
Da uve passerina in purezza, un vino equilibrato anche ancora troppo giovane: è in bottiglia da soli 30 giorni! Pulito, aromatico, ricco e delicatamente profumato, testimonia la lavorazione solo in acciaio inox. Avrà un grande futuro. 85/100
Chiaroro 2006
90% di trebbiano e 10% di malvasia macerano sulle bucce per circa 48 ore; la totale lavorazione in piccoli legni è delicatamente percepibile; è un vino grasso, corposo e fruttato, con soavi note tanniche e acidità equilibrata; la presenza della malvasia conferisce eleganza e sentori mentolati e balsamici; entusiasmante il sapore di uva. 86/100
Carpe Diem 2007 - Rosato
Sangiovese e montepulciano per un vino ancora giovane con una presumibile lunga vita. Ricco e profumato, di corpo con raro equilibrio, fruttato e beverino, accattivante e succulento. 90/100
Montepulciano Orio 2004 Doc
Dopo la lavorazione per 24 mesi in barrique, s'ottiene un vino ricco e fruttato, suadente, equilibrato e setoso, dall'acidità pressoché perfetta, ove la presenza del legno è elegante e vellutata. 93/100

- Cappellano (Serralunga d'Alba - Cuneo)

Abnormal, Barbera d'Alba Doc 2003
Il nome di fantasia già dice tutto: un barbera che si discosta decisamente dalla pletora dei vini che così si chiamano e che di barbera hanno mantenuto solo il nome. Ricco, profumato, profondo, fruttato, suadente e quasi etereo, con note acide delicate ed avvolgenti, vinoso. 86/100
Barolo Pierupestris 2003 Docg
Da uve innestate su piede americano, un vino che, seppur troppo giovane, fa intravedere un futuro radioso ed una lunga vita; stupiscono i profumi e la freschezza uniti ad una rotondità inaspettata. 88/100
Barolo Piede franco 2003 Docg
Una vigna che, sfidando i pericoli della fillossera, si pone come baluardo alla diffusione dell'insetto. Genera un vino in raro equilibrio, ove tutti i componenti raggiungono la perfezione. Ancora in evoluzione, raggiungerà certamente la piena maturità tra 10-15 anni. 94/100

- Castello di Lispida (Monselice - Padova)

Terralba 2003
Uve tocai e ribolla gialla, macerate per circa un mese; a seguire 3 anni di maturazione in botte grande. Colore oro pallido unito ad una lunghissima persistenza, rotondo, ricco, profumato, fresco. 91/100

- Forteto della Luja (Loazzolo - Asti)

Le Grive 2005 Monferrato Rosso Doc
Come da antica tradizione locale, alla barbera è stato aggiunto pinot nero per il 4-5%; s'ottiene un vino abbastanza atipico nel quale le note del pinot fuoriescono prepotenti ed accattivanti, anche perché attenuano l'acidità insita nella barbera; pieno ed armonico, abbastanza vellutato e setoso, di buon corpo e fruttato. La macerazione alcolica avviene in acciaio inox e la mafermentazione malolattica in legno. 84/100
Pian dei Sogni 2004 Brachetto Doc
Il nome è quello di una vigna che domina un paesaggio idilliaco, soprattutto al manifestarsi delle prime brume tardo estive. Ottenuto da vendemmia tardiva e da uve leggermente appassite, è un brachetto tipico, allegro, speziato e balsamico, fresco, aromatico come deve essere, non stucchevole; sorprendente il ricordo elegante di frutta appassita. 88/100
Piasa Rischei Loazzolo 2004 Doc
Vendemmia tardiva di uve moscato bianco colpite dalla botrytis; il risultato è un vino apparentemente semplice, che abilmente nasconde una buona complessità unita a note eleganti e sottilmente suadenti. 85/100

- Oasi degli Angeli (Cupra Marittima - Ascoli Piceno)

Kurni 2006
Da uve montepulciano in purezza, coltivate ad alberello, che forniscono circa 250 gr. d'uva per pianta. Vino giovane, vinoso, fruttato con nette citazioni di ciliegia e di mora mature, alle quali s'aggiunge la prugna; beverino anche se deve ancora trovare il proprio equilibrio, che raggiungerà non prima di 15 anni. La valutazione di 88/100 è data in prospettiva.

- Pretterebner (Zagersdorf - Austria)

Cuvée Blanc 2003
Chardonnay e pinot blanc elaborati in barriques non tostate e di giusta stagionatura costruiscono un vino dalla buona acidità, con corpo notevole e profumi complessi; lo chardonnay è stemperato dal pinot, raggiungendo note di rara eleganza; le sensazioni legnose sono equilibrate e gradevoli. 87/100

- Dario Princic (Gorizia)

Pinot Grigio 2005
Sono stati sufficienti 8 giorni di macerazione sulle bucce per regalare a questo vino un colore cerasuolo ossidato con sfumature aranciate! Il risultato, oltre che entusiasmante, è spiazzante. Tannico, fruttato, corposo, equilibrato, elegante e grasso, acido al punto giusto, lascia la bocca pulita; un vino che si può a ragione definire succulento. 87/100
Trebez 2004
Uvaggio di sauvignon, pinot grigio e chardonnay, è un vino complesso, speziato e balsamico, con netti ricordi di anice stellata; il colore paglierino intenso con note d'ossidazione completa il quadro generale. 88/100
Trebez 2003
Un anno in bottiglia ha aggiunto finezza ed eleganza ad un vino che ha davanti a sé una lunga vita. 89/100
Sauvignon 2004
Se si deve prendere un sauvignon come punto di riferimento, non si può che scegliere questo vino! Semplicemente perfetto. 94/100
Purtroppo dal 2008 non sarà più prodotto, poiché la vigna sarà estirpata e non rinnovata.
Tocai 2006
Troppo giovane. Promette bene, ma sospendo il giudizio.Ribolla 2003Inferiore alle aspettative. 78/100

- Radikon (Oslavia - Gorizia)
Dopo due mesi di lenta fermentazione alcolica sulle bucce avviene la fermentazione malolattica. I vini sono imbottigliati in contenitori da 0,5 e 1 litro dal collo più stretto, per usare tappi di piccolo diametro: come ha spiegato Radikon, si usa un sughero proveniente da querce d'alta quota che producono cortecce più sottili e che sono meno soggette ad infezioni fungine. La scelta di due formati diversi dai soliti è un'attenzione al consumatore, poiché evita sprechi, inammissibili nel caso di questi vini.

Oslavja 2003
Uvaggio composto da pinot grigio, sauvignon e chardonnay. L'acidità molto equilibrata è associata a tracce di amarognolo eleganti, riempie la bocca e la lascia netta. 87/100
Oslavja 1997
Il lungo affinamento in bottiglia ha conferito l'accellenza a questo vino. 96/100
Ribolla 2003
Tipico ed entusiasmante, anche se ancora giovane. 85/100
Ribolla 1997
Colore oro pallido, profumi eccellenti, mineralità e corpo in raro equilibrio; pieno, vellutato e suadente. La perfezione. 97/100
Jakot 2003
Un tocai in purezza che dimostra ancora una volta la grandezza di questo vitigno e dell'arte di Radikon. Colore entusiasmante, corpo pieno e vellutato, fiori e frutta eleganti, profumi terziari insinuanti, acidità perfetta. Un vino ancestrale e perfetto. 98/100

- Rinaldi Giuseppe

Barolo Cannubi San Lorenzo-Ravera 2004 Docg
La tradizione barolista totalmente rispettata, sia per l'impiego di due cru diversi sia per la lavorazione delle uve unita alla cura del vigneto. Anche se giovane, ahime!, ha tutte le caratteristiche del vino di gran classe: setoso, avvolgente, vellutato, minerale, elegante, eccetera eccetera. 94/100
Barolo Brunate Le Coste 2004 Docg
Elegante, sulla strada del perfetto affinamento, fine e sottile, anche se ritroso nel manifestarsi. 96/100

- Rosi Eugenio (Volano - Trento)

Marzemino Poiema 2005
Parte delle uve sono fatte appassire prima di essere pigiate; la maturazione avviene in botti di rovere, indi di ciliegio e poi di castagno, che conferiscono rari doti d'avvolgenza. Vino ricco, fruttato, pervasivo, morbido e vinoso, squisitamente beverino; i giovani tannini si sposano con le sensazioni date dall'appassimento; sorprendenti i profumi di viola e di verbena. 85/100
Marzemino Poiema 2004
L'evoluzione di questo vino ha sorpreso ed entusiasmato: permangono il fruttato, il sapore d'uva e la freschezza; aumenta l'eleganza e la sottile fragragranza. 88/100

- Vodopivec (Sgonico - Trieste)
Dopo 2 settimane di macerazione in tini troncoconici grandi, il vino s'affina per 27 mesi in botti da 15-30 hl. Le piante, coltivate ad alberello, sono circa 40.000 distribuite su 4,5 ettari. Nessuna filtrazione, ma lento deposito delle sostanze solide.
Vìtoska 2004
Vino che deve ancora esprimersi. 86/100
Vìtoska Classica 2005
Elegante, fine, persistente, complesso, vegetale, mielato e dal finale amaricante. 90/100
Vìtoska Anfora 2005
Dalla lontana Georgia giungono le anfore della capacità di circa 1.000 litri, entro le quali è fatto macerare il mosto per 6 mesi; il vino poi riposa per 26 mesi circa in botti di legno. La leggera ossidazione regala ulteriore finezza e colori affascinanti. 92/100

- Zidarich (Duino Aurisina - Trieste)
Gl'impianti prevedono 8/10.000 ceppi per ettaro, da ogni pianta si ricava circa 500 grammi d'uva! Lenta macerazione sulle bucce e successivo affinamento in botti medie e grandi.
Vìtoska 2006
Giallo paglierino abbastanza intenso, fresco, aromatico, fruttato, balsamico, dai tannini eleganti; delicato sentore di mela ossidata e di pasticceria. 94/100
Prulke 2005
Uvaggio di vìtovska, malvasia e sauvignon; quest'ultima nettamente percepibile. Un vino aromatico, speziato, ricco e pervasivo, accattivante e soave. 86/100

lunedì 17 marzo 2008

VETRO IN VIGNA

Ho trovato una notizia interessante e curiosa: complice il costo elevato per il trasporto del vetro usato all'unico punto di raccolta e riciclaggio, in Nuova Zelanda si stia sperimentando un uso alternativo dei rottami di vetro.
I membri dell'organizzazione ambientalista Terra Nova di Christchurch hanno avuto l'idea di frantumare finemente le bottiglie di vetro e spargere la polvere nei vigneti: sembra che la maturazione dell'uva sia favorita.
Pare che i minuscoli frammenti riflettano la luce ed il calore in una regione dal clima molto variabile e che presenta problemi di maturazione dei grappoli.
L'esperimento sarà monitorato per alcuni anni.

sabato 8 marzo 2008

CIOCCOLATO E ...

Ho guidato una serata dedicata all'accostamento del cioccolato con il vino, in questo caso vino fortificato.

Sono stati proposti alcuni vini italiani:

Buttafuoco Oltrepo Pavese Doc Chinato, gradevole nella sua semplicità, con i tannini moderati dall'infuso di china;

Aleatico di Gradoli Doc e Sagrantino di Montefalco Passito Doc hanno mostrato i limiti di una lavorazione per la quale questi vitigni mi pare non siano adatti: corpi magri, carenza di profumi, eccesso di tannicità, generale squilibrio.

Nella tradizione contadina, da sempre sono stati prodotti vini passiti e fortificati, destinati ad uso essenzialmente famigliare, da bere in occasioni speciali, feste comandate, cerimonie e ricorrenze; ma non sempre la produzione privata merita di essere allargata e resa pubblica. Spiace doverlo riconoscere, ma gli ultimi due fanno parte di questa categoria di prodotti, che sono commercializzati perché esistono ancora consumatori attratti dalle "buone (!?) vecchie cose di una volta".

Poi, è stata la volta di quattro vini di ben altra fattura, uno più interessante dell'altro.
Mavrodaphne di Patrasso Aoc Tsantali: la fermentazione, in vasche di cemento, delle autoctone uve mavrodafne ben mature è interrotta con l'aggiunta di distillato di vino, al fine di mantenere un buon residuo zuccherino; è poi aggiunta una mistella costituita da vino da Uva Nera di Corinto e distillato di vino; il tutto è posto in botti a maturare per almeno 12 anni.Alcune cantine utilizzano il metodo solera per abbreviare i tempi di maturazione.
Si tratta di un vino gradevole, non molto complesso, dalla tannicità contenuta e dal bel colore rosso con riflessi granata; i profumi ricordano l'uva passa, i datteri, i fichi secchi; leggere note minerali e doti di freschezza lo rendono non stucchevole; apprezzabili sono le note di cacao e di caffè.
Mi piace qui ricordare la leggenda di Dafne, che in qualche modo è legata a questo vino, poiché in greco mavrodapne significa "alloro nero".
Apollo si vantò con Cupido dell'uccisione del serpente Pitone ed ebbe parole di scherno per l'arco e le frecce del dio dell'amore. Questi, indispettito, colpì Apollo con una freccia d'oro, che lo fece innamorare immediatamente della prima persona che vide, Dafne. Ella era una ninfa dei boschi, figlia del fiume Peneo, amava cacciare e non desiderava, come Diana, cedere all'amore. Con una freccia di piombo, che faceva rifuggire l'amore, Cupido colpì la ninfa, che fuggì appena vide Apollo; Dafne arrivò presso il fiume Peneo e chiese aiuto al padre, che la trasformò in un albero d'alloro; il dio, ormai impotente, decise di rendere la pianta sempre verde e a lui sacra, di rappresentare la corona fatta con i suoi rami il segno di gloria per gli uomini migliori, capaci d'imprese esaltanti.

S'è poi degustato il Maury Aoc 2004, Les Vignes de Lorie: è un vino rosso dolce naturale forte che subisce un lungo invecchiamento, per ossidazione, in fusti di legno o, per alcuni produttori, in "bonbonnes" (boccioni di vetro) esposti al sole per circa tre anni.
Alla Grenache Nera, minimo 75% raccolta stramatura, s'aggiunge la Bianca, la Grigia, il Macabeu e talvolta il Carignan; sensazioni di frutti macerati, unite ad una buona persistenza aromatica, si sposano a note di torrefazione, cacao; i tannini abbastanza fini ed eleganti completano il quadro di vino a tratti sorprendente per l'acidità equilibrata.

Il sesto vino è stato Pineau de Charentes Aoc di Pascal Clair: il colore è oro pallido con sfumature più cariche; profumi intensi d'agrumi e di pesca s'uniscono a quelli della frutta secca e dei datteri; equilibrato in bocca, è fresco nonostante l'alcolicità, 17°C, e la presenza dello zucchero; la lunga persistenza è accompagnata da note grasse, balsamiche e leggermente minerali.
Si differenzia dai vini dolci naturali e da quelli fortificati poiché la sua elaborazione non parte dal vino, ma dal mosto d'uva, apportando più ricchezza di zuccheri naturali.
La leggenda vuole che verso la fine del 1500 un cantiniere, in una cantina nel Cognac, commise l'errore di versare del vino nuovo in una botte contenente ancora una quantità di Cognac; da questo errore iniziò una piccola produzione locale nella regione della Charente fino ad espandersi in tutto il mondo ai giorni nostri.
Per avere diritto alla Aoc deve essere prodotto esclusivamente da produttori di cognacs del dipartimento della Charente e unicamente con uve di proprietà; ventiquattro ore dopo la svinatura viene aggiunta una piccola quantità di cognac invecchiato 1-2 anni a 60°. Durante la fermentazione il mosto dovrà acquisire una grande ricchezza in zucchero con un minimo di 170 grammi per litro; la fermentazione è poi fermata naturalmente con l'aggiunta di altro cognac. Prima d'essere imbottigliato, effettuerà un invecchiamento in botti di rovere per quattro anni, il tempo necessario per produrre una complessità e un buon equilibrio tra il mosto, il cognac e il legno del rovere.

La serata è stata conclusa da un Porto Ruby Finest Reserve Quinta de Tedo, prodotto da Vincent Bouchard; morbido, avvolgente, dolce in modo equilibrato, aromatico e beverino, con tutte le caratteristiche tipiche del Porto.

I vini sono stati accostati a cioccolati aromatizzati con differenti ingredienti, tra i quali il peperoncino e la rosa.Quelli puri, con percentuale di cacao 70%, sono stati i più apprezzati ed hanno dato le migliori sensazioni con i vini; di quest'ultimi, il Pineau ed il Maury sono stati i più prodighi di piacere.

sabato 1 marzo 2008

ALCUNE INTERESSANTI RIFLESSIONI

Lo scorso 7 febbraio s'è tenuta a Roma, presso l’Hotel Sheraton Eur, la 1ª Giornata di Studio sul Vino: “Innovazione – Il vino che berremo”.

Dei diversi interventi, riporto la sintesi di alcuni.

Attilio Scienza provocatoriamente ha sostenuto che "la tradizione in un certo senso non esiste".
Affrontando il tema “I vitigni come elementi per un distinguo strategico delle aziende”, ha sottolineato come il dualismo terroir/vitigno sia in realtà un dibattito accademico ed un falso problema, e come i due aspetti coesistano.
Ma ha pure ridimensionato lo scontro tradizione/innovazione. Per il professore la tradizione in un certo senso non esiste, oppure è legata a certi modi di fare il vino vecchi e di negativo impatto sulla qualità.
Bisogna avere il coraggio di “tradirla”: l’Ue ha ingabbiato la viticoltura ad un modello valido mezzo secolo fa, cosa che invece non è successa con gli altri settori della frutticoltura. Ci troviamo a rincorrere vecchi vitigni di dubbia qualità, facendo della filosofia, invece di creare nuovi e ben più validi vitigni, per vini mediamente sempre più buoni, magari partendo dalla “riserva genetica” che si trova nel Caucaso.

Roberto Zironi, professore all’Università di Udine, ha sottolineato come il rilancio dei vitigni autoctoni sia un falso problema, giacché l’82% della viticoltura italiana si basa proprio su varietà indigene; la questione è semmai di valorizzarle, andando ad individuare e distinguere le cultivar “storiche” da quelle “minori”. È solo definendo per ciascuna varietà il miglior protocollo di vinificazione - là dove esiste il terroir più vocato per quella specifica cultivar - che se ne può comprendere il vero potenziale.

venerdì 22 febbraio 2008

7 PASSITI DEL SUD ITALIA

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Oggi, 22 febbraio, ho guidato una degustazione per gli Assaggiatori ONAV dedicata ai "passiti del sole".
Si è trattato di una rassegna abbastanza significativa, che ci ha dato la possibilità di verificare lo stato dell'arte della produzione.
Sono stati proposti nel seguente ordine; sono riportati i punteggi assegnati secondo la scheda Onav:

1- Pierale, Moscato 2006 Igt Puglia di Leone De Castris: sottile, ritroso nel manifestarsi, le caratteristiche tipiche del vitigno in evidenza; magro di corpo, con acidità spiccata, privo di rotondità e leggermente disarmonico; promette molto al naso, ma in bocca delude. 77/100.

2-Diamante 2005, Sicilia Igt di Tasca d'Almerita: da uve moscato e traminer aromatico, è il risultato di sperimentazioni iniziate alla fine del 1900; il risultato è interessante, le note pervasive del traminer fuoriescono prepotenti, mescolate a quelle timide del moscato; all'assaggio delude, perché del traminer rimangono pochi ricordi; abbastanza fresco, non stucchevole, di medio corpo. Forse necessita di ulteriori affinamenti nella produzione. 80/100.

3-L'Autentica 2005, Basilicata Igt di Le Cantine del Notaio: uve moscato e malvasia coltivate sui terreni vulcanici del Vulture danno un vino curioso, di buona fattura, intrigante e beverino; è gradevole la fusione delle differenti aromaticità delle due uve, che si completano a vicenda; agrumato e fresco, mielato e appena caramellato, con ricordi di pasta di mandorle, balsamico e speziato, sapido e minerale; di buon corpo e di media persistenza. 85/100.

4-Donna Jolanda 2003, Girò di Cagliari Doc di Meloni: da un uva coltivata solo in provincia di Cagliari in seguito all'invasione filosserica, un vino che procede sulla lama di un rasoio, poiché le sue componenti sono in sottile equilibrio; dolce ma non stucchevole, elegantemente tannico, balsamico e fresco, vinoso e sulla via di arrotondarsi ulteriormente; di medio corpo, i ricordi di ciliegia sotto spirito accompagnano a lungo e regalano sensazioni amaricanti. 88/100.

5-Don Nuzzo 2006, Moscato di Siracusa Doc di Giulino: vino antico, le origini del quale risalgono al VII secolo a.C.; ricco, pastoso, aromatico, fresco, fruttato; fichi secchi, datteri e buccia d'arancia convivono con il netto profumo della zagara; in bocca è soave e complesso, di lunga persistenza, mielato con netta presenza di frutta candita e tropicale; affiorano note di cioccolato e di caffè che aumentano e completano la complessità. 91/100.

6-Malvasia delle Lipari Passito 2005 Doc di Hauner: è inevitabile andare a rivedere i ricordi di quello che era questo vino venti anni fa e confrontare con quello che è oggi; manca la mediterranea aromaticità della malvasia di Salina, della quale ha conservato solo la mineralità; i frutti stramaturi sono appena accennati, non si riesce a percepire il fico d'india, che era uno dei capisaldi di questo vino; in un corpo abbastanza sottile, la presenza degli agrumi e delle erbe balsamiche si fanno sentire, ma senza quell'elegante prepotenza che ci rammentavamo. 83/100.

7-Mueggen, Passito di Pantelleria 2005 Doc di Murana: il sole del Mediterraneo in bottiglia! Ricco, elegante, soave ed avvolgente, equilibrato, coinvolgente; miele e uva passa, fichi secchi ripieni di mandorla, datteri maturi, balsamico, fresco, pastoso; i lievi tannini ricordano quelli del te, uniti a note minerali ed alla sapidità entusiasmante. Un vino che si può definire ancestrale, che ha le proprie origini nella storia antica del nostro Paese. 96/100.

In conclusione, una serata che ha riservato sorprese, delusioni e rassicuranti conferme.